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I nostri consigli per il rilancio dell’Europa

Anni di politiche di austerità devastanti non hanno limitato o ridotto la recessione, ma l’hanno resa più profonda e più duratura di quanto sarebbe stata altrimenti. L’Fmi, la Commissione europea e molti governi europei hanno imposto delle politiche sbagliate basate su assunti difettosi e idee ingenue. Queste politiche hanno stabilizzato le banche europee, e poco altro. Hanno peggiorato le condizioni dei Paesi in crisi. Notiamo oggi che il dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale sostiene in gran parte queste conclusioni.

I risultati, oggi, sono sotto gli occhi di tutti. La disoccupazione è deflagrata e ha colpito più duramente i giovani. Circa un terzo dei disoccupati è già intrappolato in una disoccupazione di lungo termine. La povertà e l’esclusione sociale hanno raggiunto proporzioni assolutamente scioccanti. La coesione e la solidarietà, una volta assi portanti dell’integrazione europea, sono scomparse dal dibattito politico. La deflazione è una minaccia. I rapporti debito-Pil continuano a salire. Il calo degli investimenti unito all’emigrazione dei lavoratori qualificati comprometterà la crescita della produttività in molti Paesi europei. La disuguaglianza è in aumento ed è diventata una minaccia per tutta l’Europa. Tra i bambini, la disuguaglianza nelle opportunità di vita ha raggiunto oggi livelli mai toccati negli ultimi 30 anni.

Un’analisi credibile fatta da istituti economici indipendenti, e più recentemente dai servizi economici della Commissione europea, ha dimostrato che un diverso approccio avrebbe evitato la recessione “double-dip” in molti Paesi e le gravissime depressioni nei Paesi in crisi. Inoltre, avrebbe comportato lo stesso debito in rapporto al Pil nel lungo periodo.

In particolare, una politica globale che comprenda la stabilizzazione dei redditi, un approccio più ponderato e orientato alla crescita del consolidamento fiscale, maggiori investimenti nel sociale e nelle infrastrutture, la ristrutturazione del debito e l’assistenza sociale avrebbe prodotto sia una maggiore performance economica, sia un debito e prospettive finanziarie migliori.

Noi riteniamo necessario un cambiamento profondo e ci appelliamo a tutti coloro che vorranno assumersi la responsabilità politica di sostenere tale cambiamento in tutte le istituzioni Ue all’indomani delle prossime elezioni europee.

Prima di tutto, l’Ue deve porre fine alla crisi e rilanciare la sua economia in direzione di una crescita sostenibile e dell’occupazione. Una nuova strategia macroeconomica è possibile e può essere messa in atto rapidamente. Tale strategia deve avere cinque elementi principali: finanze pubbliche orientate alla crescita, una nuova strategia per il debito pubblico che includa la ristrutturazione del debito nei Paesi in crisi, la risoluzione della banche insolventi, politiche per l’occupazione realmente attive e inclusive e un nuovo programma europeo per la solidarietà sociale. Questa strategia deve includere nuovi investimenti pubblici in infrastrutture per un ammontare annuo di 200 miliardi che faccia leva su un aumento addizionale di 10 miliardi del capitale della Banca europea per gli investimenti e che miri alla trasformazione ecologica dell’Europa e alla ricostruzione della sua competitività.

Una volta che una nuova strategia macroeconomica avrà iniziato a rilanciare l’economia e a creare posti di lavoro, l’Ue dovrà rivedere la sua governance economica, tanto nelle regole quanto nell’assetto istituzionale. Un riassetto meticoloso è inevitabile (rendere le norme meno complesse, meno pro-cicliche e più inclini a rispondere rapidamente ed efficacemente agli shock economici, rendere i processi decisionali più democratici) e può essere raggiunto nell’ambito dei trattati esistenti.

In secondo luogo, l’Europa deve rispondere in modo forte al drammatico aumento delle disuguaglianze. Non ci sono prove del fatto che la riduzione delle disuguaglianze comporti in futuro la riduzione delle performance di crescita di una nazione. Di contro, gli attuali livelli di disuguaglianza hanno dimostrato di generare instabilità economica e di provocare effetti negativi per le nostre società sotto diversi aspetti. Lanciamo un appello per una nuova strategia egualitaria. Tale strategia deve portare avanti azioni politiche su più livelli (fisco, salari, assicurazioni sociali e regolamenti) e puntare su una serie di obiettivi volti alla riduzione delle disuguaglianze nei Paesi. In definitiva, l’Ue deve andare verso una vera e propria Unione Sociale Europea che sostenga i welfare state nazionali a livello sistemico, guidando il sostanziale sviluppo di questi welfare state.

Infine, l’Ue deve garantire pari opportunità di vita per tutti i bambini. Sappiamo che quando i bambini provenienti da famiglie svantaggiate hanno un buon accesso a servizi per l’infanzia e a un’istruzione di qualità – così come all’alimentazione quando sono a scuola – le pari opportunità diventano un obiettivo realistico. L’Ue ha un obbligo morale e un interesse economico nel ricostruire, in uno sforzo congiunto degli stati membri, tale uguaglianza di opportunità. Le azioni nazionali ed europee potrebbero essere condotte e coordinate nell’ambito di un Programma europeo per le pari opportunità dell’infanzia.

Noi crediamo che ci sia una via d’uscita, a condizione che le carenze del sistema attuale e gli errori politici fatti siano, con onesta e correttezza, identificati e superati. Ciò potrebbe fornire l’occasione per un nuovo approccio capace di costruire una società europea più egualitaria, prospera, ecologicamente responsabile e stabile. Un tale modello potrebbe, a sua volta, influenzare il modo in cui il mondo si evolverà nei decenni a venire.

Peter Bofinger, Gøsta Esping-Andersen, Jean-Paul Fitoussi, James K. Galbraith, Ilene Grabel, Stephany Griffith-Jones, András Inotai, Louka T. Katseli, Kate Pickett, Jill Rubery, Joseph E. Stiglitz,
Frank Vandenbroucke

Il testo completo dell’Appello per il Cambiamento può essere consultato su:www.progressiveeconomy.eu/callforchange

La Stampa 08.05.14