Giorno: 9 Maggio 2010

"Atene e Roma società del ricatto", di Barbara Spinelli

Ci vorranno non mesi ma anni, perché la Grecia trovi la forza, in se stessa, di assumere il fardello molto pesante di sacrifici che il primo ministro George Papandreou ha presentato giovedì alle camere. Molti demoni dovrà combattere, molte tribolazioni le si accamperanno davanti man mano che si snoderà la via stretta del risanamento, e in cuor loro i greci l’hanno appreso, in queste settimane di prova: non sono tutti esterni, i demoni; non vengono tutti dal mercato o dalle agenzie di rating le minacce, i sospetti, gli assalti. I mali della Grecia sono in massima parte interni: sono parte della sua storia, dell’uso che è stato fatto di essa, delle memorie paralizzanti che l’impacchettano. Se la resistenza ad accettare la nuova austerità è così vasta, se il coraggio di Papandreou fatica a imporsi, è perché dietro di lui c’è un paese smagato, disunito, radicalmente sfiduciato. È una sfiducia che ha radici antiche e che risale all’impero ottomano, ma che non ha vissuto una catarsi nel dopoguerra. Lo Stato non ha tratto vigore dalla resistenza …

"La cena dei Paperoni", di Franco Cardini

Diciamo due cose chiare e semplici, modeste, da gente che lavora, a proposito dell’affare Scajola e delle sue ripercussioni. La faccenda, certo, è ancora agli inizi: potrebbe fermarsi nel solito vicolo cieco o potrebbe andar lontano, magari innescandosi con altre questioni, altri fenomeni. Certo, dopo parecchio tempo di palude punteggiata dalle trovate del presidente del consiglio, qualcosa sembra misteriosamente ripartito, qualcos’altro rimesso in gioco. Così, di punto in bianco. Non sono cose tutte né del tutto chiare; né tantomeno allegre. Ma ci sono. Ricordiamole in ordine sparso. Il disagio di Fini e dei “finiani”; il malessere in Grecia, scoppiato tragicamente senza dubbio perché ci sono i provocatori e i teppisti, ma anche perché la gente comune non ci sta a pagar tutta e soltanto lei il prezzo d’una crisi sulla quale altri hanno guadagnato. L’ambigua vittoria dei conservatori in Inghilterra, che se vorranno governare avranno bisogno dell’appoggio di una specie di new link. E magari lo strano caso della conferenza di New York sul nucleare, dove Ahmedinejad è stato circondato dall’ostracismo internazionale e il papa …

"La grande truffa siciliana dell’eolico senza vento", di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

Intascati gli incentivi verdi, nella valle di Mazara tutte le pale ora sono ferme. Chi gira a mille è Sgarbi: dal museo sulla mafia alla mostra «W Garibaldo» Ferma. Ferma. Ferma. Ferma. Ferma. Non ce n’è una, nella selva di immense pale eoliche stagliate nel cielo della stupenda valle di Mazara, che accenni a muoversi sotto un refolo di vento. Non una. Don Chisciotte, che nel romanzo di Cervantes si scaglia lancia in resta ammonendo i mulini «potreste agitar più braccia del gigante Briareo, che me l’avete pur da pagare », non correrebbe alcun rischio, qui, di finire rovesciato a gambe all’aria. «Mai: non si muovono mai», maledice Vittorio Sgarbi, che il bidone dell’eolico in Sicilia lo ha denunciato da un pezzo, «Peggio: se anche si muovessero e producessero energia, quelli di Terna, che gestiscono la rete, hanno detto che non sarebbero in grado di prenderla e redistribuirla ». Eppure, per tirar su questi bestioni giganteschi, hanno sventrato i fianchi delle colline, devastato i crinali, annientato ettari ed ettari di vigne in tutta la valle, …