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"Il metodo Signorini la politica-rotocalco", di Filippo Ceccarelli

Il metodo Signorini è il contrario esatto del metodo Boffo, anche se punta allo stesso scopo, che resta la produzione del discredito, però da mettere in scena con le modalità dell´intrattenimento dinanzi a 2 milioni e 300 mila innocenti telespettatori. Questo si è capito l´altro ieri notte su Canale 5, a partire dalle 23, per poco più di cinque minuti, un´eternità, con la partecipazione straordinaria del presidLa lotta politica ridotta a rotocalco, un nemico simbolico rosolato sullo spiedo del gossip e servito in pasto a un Berlusconi telefonico su di un vassoio televisivo.
In ballo non c´erano – né francamente potevano esserci – accuse di omosessualità, nemmeno vagheggi immobiliari a Montecarlo. Ma semplici foto, di famiglia: un D´Alema «vestito di cachemire da capo a piedi», in realtà in tenuta da neve, e comunque immortalato, ebbene sì, a Sankt Moritz. Tanto è bastato per mostrare con sorrisini, faccette e finti stupori al gentile pubblico non pagante la prima rimarchevole esecuzione all´insegna, appunto, del trattamento Signorini. Che consiste sempre nel chiamare e inquadrare il nemico nel campo delle umane debolezze, ma invece di assestargli una gragnola di cazzotti o un fracco di legnate, gli si spruzza addosso un flacone di fetida malignità.
Frattanto in studio, debitamente sollecitata, la platea acconsente rumorosa al rituale di scherno, ludibrio e degradazione. Quindi si annuncia la telefonata di «Lui, il Numero Uno», che fa il suo breve, ma assortito predicozzo, dalla ferocia del comunismo al giuramento di castità nei confronti delle donne di sinistra. Dopodiché il format di Kalispera, si reimmerge in un´euforia meno impegnativa, per quanto a tratti sensuale e lacrimosa, allineando i dolori famigliari di Barbara D´Urso, l´inconfessato bondage di Elena Santarelli, i sospiri al piano di Gigi D´Alessio e della Tatangelo e l´appello di Signorini, invero lodevole, a voler sempre bene alla propria mamma, dandole anche delle carezze. A riprova che al giorno d´oggi nulla è più terribilmente serio delle cose un tempo ritenute frivole.
Ora, D´Alema non ha bisogno di difensori. Se andasse a passare le vacanze in qualche località meno da ricchi, come faceva Romano Prodi con la sua vecchia giacca da sci, sarebbe meglio per tutti. Ma non è questo il punto. Il rilievo della faccenda sta nella malizia tutta visiva, nell´insinuazione pettegola e un po´ anche nella cortigianeria barocca che con il 2011 approdano in televisione secondo i moduli espressivi e mordaci, dispettosi, pungenti, per non dire velenosi, che fino a ieri Signorini aveva utilmente sperimentato ai danni dei concorrenti del Grande Fratello, e a volte anche dei loro poveri parenti ospitati dalle reti Mediaset, che arrivavano a piangere in trasmissione. Il cambio di bersaglio è una novità relativa. E non solo perché il potere si adegua ai tempi rimanendo sempre uguale, con il che incessantemente i sovrani dispongono di Tigellini, Mazarini, Rasputini e Signorini, come del resto si scherza nei corridoi tra Cologno e Segrate.
Da tempo il direttore di Chi e di Sorrisi e canzoni, personaggio neanche troppo antipatico e niente affatto incolto, ha assunto una centralità nel cuore del berlusconismo reale. Per cui, oltre che dar vita ai cataloghi devozionali della Real Casa (il corpo nudo della ninfa Marina, i muscoloni e le prodezze ginniche di Piersilvio, nonno Silvio in copertina con il nipotino durante l´affaire D´Addario, a parte la ripulitura di alcune ospiti di Palazzo Grazioli e qualche pizzicata a Veronica, a suo tempo qualificata come Aspasia) Signorini ha svolto indubbi compiti di pink-tank specie durante il caso di Noemi (reportage sul party di Casoria, propagazione della verginità della ragazza, reperimento di un finto fidanzato con baci famigliari sullo sfondo del Vesuvio). Così come sul caso Marrazzo, dalle carte giudiziarie lo si è potuto seguire mentre riproduce di soppiatto il video-hard, e quindi tesse, avverte, traffica, consiglia, riferisce, smista la curiosità sull´agguato al governatore nel quadro della controffensiva berlusconiana.
C´è poco da scandalizzarsi. Questa è oggi la politica, e a parteciparvi è abbastanza normale che siano chiamati quanti, per dirla con Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione, «si sforzano con ogni studio ed industria di trovarci dentro o errore o almen similitudine d´errore». In questo senso, là dove ieri c´erano idealità, culture politiche e interessi radicati, il metodo Signorini trova davanti a sé una prateria da ripopolare e al tempo stesso da biasimare con il più avvincente e cinico story-telling sulle umane fragilità. Sentimenti, risentimenti, tradimenti coniugali, chili di troppo, malattie nascoste, botulini andati a male, improbabili tinture di capelli, eutanasie postume, gravidanze sospette, molestie sessuali presunte, patite o denunciate temporibus illis.
Su questa autostrada, D´Alema a Sankt Moritz rischia di essere poco meno di un insipido aperitivo. La didascalia maliziosa, la battutina agrodolce, la sequenza mefitica, il filmato disperato, non c´è nulla che non sia paparazzabile in seconda serata: capi d´abbigliamenti costosi e mutande sporche, etilometri e stalking, file saltate e auto malamente parcheggiate, beghe di famiglia e parentele imbarazzanti, costruzioni abusive e grane condominiali, calzini bucati e calzini celesti…
Avessero dato a Signorini il filmato sul povero giudice Mesiano, chissà cosa ci avrebbe tirato fuori, magari con un´altra bella telefonata “a sorpresa”, prima di ritornare alle risatine, ai rossori, ai languori, alle coccole e ai peluche di una politica che resta pur sempre il proseguimento della guerra con altri mezzi.

La Repubblica 07.01.11