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Si continua a morire perché si crede

La persecuzione all’inizio del 2011 tocca specialmente i cristiani ma purtroppo l’intolleranza religiosa è un seme velenoso che ha generato un albero dai molti rami, tutti pericolosi. Dal PD mozione alla Camera e risoluzione al Parlamento Europeo. La persecuzione all’inizio del 2011 tocca specialmente i cristiani ma purtroppo l’intolleranza religiosa è un seme velenoso che ha generato un albero dai molti rami, tutti pericolosi.
Nelle varie parti del mondo tutti sono vittime: cristiani, musulmani, ebrei, indù, buddisti, così come le confessioni religiose più piccole.
Il Partito Democratico in questi giorni si sta impegnando per fermare l’escalation delle violenze contro i cristiani in diverse aree del mondo, le ultime in Egitto e Nigeria: rifiutiamo l’indifferenza come il semplice cordoglio. “La libertà religiosa è un diritto fondamentale dell’uomo e non possiamo consentire che venga violato in modo sistematico. Abbiamo presentato una mozione in Parlamento (qui il testo integrale) affinché il governo abbia un forte sostegno nelle iniziative urgenti da prendere – annuncia il deputato del Pd Giuseppe Fioroni – per questo, è indispensabile che il ministro Frattini riferisca con urgenza in Parlamento sulla situazione e sulle iniziative che il governo ha intrapreso e intende intraprendere a livello internazionale ed europeo». La mozione è aperta alla sottoscrizione di tutti i colleghi parlamentari e un testo analogo sarà presentato al Senato della Repubblica. Sulla strage era intervenuto il primo gennaio il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, invitando alla mobilitazione internazionale per la difesa della libertà religiosa e annunciando come i democratici siano “pronti ad appoggiare ogni iniziativa del governo. L’Italia può e deve avere ruolo particolare”.
Bersani è convinto che l’Europa debba impegnarsi di più e per questo il 4 gennaio ha chiesto alla UE di “promuovere immediatamente azioni concrete, ponendosi alla guida del movimento che sta crescendo tra i governi e l’opinione pubblica internazionale per mettere fine ai sanguinari attacchi alla libertà religiosa che hanno colpito la comunità cristiana”. I rappresentanti democratici intanto si muovono al Parlamento Europeo come ha reso noto il suo Vice presidente Gianni Pittella (Pd) che assieme al presidente degli eurodeputati del Pdl, Mario Mauro, ha annunciato al Tg2 l’intenzione di presentare una risoluzione comune all’Assemblea di Strasburgo dopo la strage di cristiani copti perpetrata a capodanno ad Alessandria d’Egitto. ”Questa è una campagna di civiltà e di libertà – ha detto Pittella – è francamente intollerabile ogni forma di discriminazione e di persecuzione a danno di chi professa liberamente la propria fede”. ”Per questa ragione, con il collega Mario Mauro, fuori da ogni appartenenza politica, presenteremo una risoluzione comune al Parlamente europeo perche’ tutte le istituzioni europee e nazionali diano le risposte piu’ ferme a quest’atto immondo che ha segnato drammaticamente l’inizio del nuovo anno”.

Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio pochi giorni fa, il 3 gennaio, sul Corriere della Sera ricordava come ormai “Il XXI secolo è un secolo del martirio come il Novecento. Che fare? Interesse, solidarietà, interventi internazionali sono importanti. Spesso si tratta però di dichiarazioni e poco dopo si spegne l’attenzione senza continuità. La comunità internazionale deve aprire gli occhi, uscendo dal consolidato politically correct”.
Riccardi ricorda anche ” la violenza che, dall’Africa all’America Latina, trova nella presenza cristiana un argine alla dittatura sanguinaria del crimine e ai suoi effetti barbari. Per questo colpisce i cristiani. Nel 2005 una suora americana, Dorothy Stang, fu uccisa perché aiutava i senza terra in Brasile: «Ecco la mia unica arma» disse mostrando la Bibbia agli assassini. Davvero il XXI secolo si presenta come nuovo secolo del martirio. C’è una responsabilità nel sostenere i cristiani in difficoltà, non lasciandoli soli. Spesso la solitudine aumenta la vulnerabilità. Ma niente è semplice in questo mondo contemporaneo così complesso. Forse il martirio rivela allo stanco cristianesimo occidentale del nostro tempo la fibra peculiare dell’essere cristiani, che emblematicamente attira l’odio”.

L’Europa sia presente in Egitto.
E David Sassoli, capodelegazione PD a Bruxelles chiede all’Alto rappresentante della politica estera della Ue Catherine Ashton di far sentire la voce dell’Europa, con azioni concrete e non solo con enunciazioni di principio”. “Non dobbiamo lasciare sole le chiese di ogni confessione – spiega – la politica ha il dovere di dare forza alla loro azione e insieme di affermare che la libertà religiosa è un bene indisponibile e premessa di un mondo di pace. La politica estera dell’Unione ha ora l’occasione di dimostrare al mondo lapropria autorevolezza. Sarebbe un grande segno di attenzione se Catherine Ashton si recasse subito in Egitto e nei paesi dove la libertà religiosa è minacciata e dove gli equilibri politici rischiano di minare la stabilità internazionale. Limitarsi, come si legge oggi sulle agenzie, ad una discussione in occasione del rapporto annuale sui diritti dell’uomo, non basta. La Ashton venga in Aula a Strasburgo, promuova subito una missione Ue in Egitto e metta a disposizione il palcoscenico dell’Europa per un’iniziativa che veda insieme i capi religiosi dei paesi più a rischio. E’ l’occasione per dimostrare al mondo la credibilità delle istituzioni europee”.

Intanto davanti alla chiesa dei Due Santi, teatro della strage, cori di dimostranti invocano vendetta. Saranno un migliaio, per lo più giovanissimi, la croce copta tatuata sulle braccia, ma non ci provano neanche ad attaccare il muro di scudi ed elmetti neri che sbarra ogni accesso.
Alberto Stabile per la Repubblica è andato tra di loro: “Vede – ironizza uno dei caporioni – non essendo riuscita ad evitare la strage, la polizia di Mubarak sta difendendo la chiesa dai suoi stessi fedeli”.

In realtà, il cordone di agenti isola e difende anche la moschea che sorge davanti alla chiesa e i cui minareti risplendono nella notte di luce verde. Nella tensione provocata dall’attentato, un gruppo di cristiani ostili è penetrato nella moschea sfondando porte e finestre, ma senza arrecare gran danno. L’intenzione delle autorità è, comunque, di evitare scontri fra le due comunità, che qui ad Alessandria, persino più che al Cairo, vivono nello stesso calderone urbano, i superaffollati quartieri anni 70 che sorgono alle spalle del lungomare interamente lasciato al turismo, ai grandi alberghi, alle vestigia sopravvissute di una grande civiltà antica.
E’ sempre triste vedere il terrorismo conquistarsi la scena. Ma lo è in modo particolare in questa città che è stata per secoli culla e capitale di molte culture, e che soltanto da poco, dopo decenni di decadenza, sta cercando di rialzare la testa.
L’assurdo è che intanto come scrive Federica Zoia su Avvenire “d’ora in poi, se dalle autorità egiziane non giungeranno segnali forti di voler stroncare tensioni religiose e integralismo, qualsiasi festa cristiana sarà vissuta con ansia. Come un potenziale appuntamento con la morte”.
Purtroppo nelle stesse ore la Lega ne ha approfittato per protestare contro la nuova moschea a Torino, che diventerebbe un focolaio di terroristi. Ragionamenti strumentali e assurdi a cui risponde il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino: “Dal Carroccio solo sciocchezze, così noi batteremo il terrorismo. La Lega dice stupidaggini. Non ne sono affatto stupito ma la nuova Moschea è un battaglia di civiltà, le persone hanno diritto di esprimere la loro fede senza nascondersi. Ammesso che esista qualche pericolo di vicinanza con il terrorismo, è molto più facile il controllo in una moschea regolare piuttosto che in locali abusivi”.
Tema su cui è tornato il coordinatore del Forum Immigrazione PD, Marco Pacciotti, su l’Unità: “Dire sì oggi alla moschea di Torino, significa quindi ribadire in concreto quali siano i diritti di cittadinanza e rafforzare il senso di appartenenza piena alla comunità dove si vive. L’antidoto migliore contro ogni fanatismo religioso, un modello di sviluppo che garantisce coesione sociale e quindi vera sicurezza, non quella declamata a ridosso delle elezioni o rappresentata grottescamente dalle “famose” ronde.

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