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"La svolta di Bersani: è ora di pensare al voto", di Maria Teresa Meli

«A questo punto dobbiamo anche pensare al voto anticipato»: così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. E una svolta per il Partito democratico. Finora la parola elezioni era stata pronunciata solo davanti ai microfoni, alle telecamere e ai giornalisti per dimostrare che non si aveva paura del ricorso alle urne. Ma questa volta nel Pd si punta sul serio a questo obiettivo. Bersani non sta parlando a uso e consumo dei cronisti, ma sta esaminando la situazione con alcuni dei suoi fedelissimi, al riparo — almeno teoricamente — da orecchie indiscrete. Il segretario del Pd è seriamente convinto che le urne potrebbero portar bene al centrosinistra E che, comunque, la situazione si sta incancrenendo e il voto potrebbe essere l’unica strada per rimettere in moto li Paese. L’altro ieri, dopo che i commissari del partito avevano visto le carte, si era tenuta una riunione lampo per valutare la situazione- e già in quell’incontro si era fatta strada l’idea delle elezioni anticipate_ il giorno appresso, l’ulteriore accelerazione.

«Credo che ormai il Paese si sia stufato di Berlusconi», è l’opinione del leader del Pd, confortata da un sondaggio. Insomma, questa volta al Nazareno non voglioho farsi prendere in contropiede: guai a dare l’immagine di un partito paralizzato, che non è mai in grado di prendere una decisione in tempi bevi. «Vediamo se anche in questa occasione qualcuno dirà che non prendiamo posizione», dicono dal Pd. Basta con l’eccessiva prn- _ denza, che non paga Del resto, già l’altro ieri il vicecapogruppo al Senato Nicola Latorre aveva detto a chiare lettere: «Per uscire da questo pantano a questo punto è auspicabile andare al voto».

Pasdaran del fronte pro elezioni è Rosy Bindi. La presidente del Pd spiega a qualche compagno di partito la sua linea: «Se andiamo al voto ora abbiamo la strada spianata, dopo tutto quello che è successo. Secondo me dovremmo rompere gli indugi». Dunque, la linea è questa Il governo d’emergenza— il governassimo, per intendersi — appare come una ‘soluzione non più praticabile nel caso in cui Berlusconi cada. Sembra ormai puntarci il solo Franceschini. Secondo il capogruppo alla Camera dei deputati i margini di manovra ci sarebbero. Ma nell’entourage bersania no la convinzione è un’altra. E, cioè, che dopo il voto parlamentare del 14 dicembre, dopo che è stata riconfermata la fiducia al governo, quella strada non sia più percorribile. Il che, tutto sommato, per molti nel Pd non è un male. Anzi è proprio un bene, visto che imbarcarsi in un’avventura del genere avendo contro Antonio Di Pietro e Nichi Vendola sarebbe stato complicato e, probabilmente, controproducente.

Dunque, elezioni che, però, allo stato attuale rimangono un’aspirazione. «A questo punto convengono alle opposizioni ma a Berlusconi non convengono, quindi è difficile che ci si riesca ad arrivare, perché il centrodestra farà di tutto per scongiurare questo rischio», spiega Beppe Fioroni a un gruppetto di deputati del Partito democratico. Ma il Pd non sarebbe Pd se non si dividesse anche su una prospettiva che, almeno al momento, non appare poi così vicina nel tempo. La minoranza interna, infatti, non tifa per le elezioni anticipate. Tutt’altro. Walter Veltroni, Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni hanno bisogno di tempo per mandare avanti il loro progetto di partito alternativo a quello di Bersani. Il voto lo bloccherebbe sul nascere. Senza contare che con lo scioglimento anticipato della legislatura il candidato premier del Pd sarebbe inevitabilmente Bersani. Mentre la minoranza lavora su due ipotesi: Matteo Renzi o Nicola Zingaretti_ Per questa ragione, mentre i bersaniani ormai non fanno mistero di sperare nell’interruzione anticipata della legislatura, quelli della minoranza, invece, dipingono questo scenario come una vera e propria iattura.

Osserva Gentiloni «Andare al voto adesso sarebbe da irresponsabili, il premier deve dimettersi e in Parlamento va trovata una maggioranza che sostenga un governo che vada oltre Berlusconi». Ma, come osserva ironicamente un autorevole membro della segreteria, probabilmente «sarà Berlusconi a salvare Il Pd e a evitare che il partito si divida, perché rimarrà al suo posto e non ci saranno elezioni».

Il Corriere della Sera 10.01.11

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Bersani: “Non chiediamo voto, ma dimissioni”

”Noi non chiediamo le elezioni anticipate, non le temiamo ma non togliamo a Berlusconi le castagne dal fuoco. E’ lui che deve levare dall’imbarazzo se stesso e il Paese, vada dai giudici da dimissionario e poi si rimetta alle decisioni del capo dello Stato”. Cosi’ il segretario del pd, Pierluigi Bersani, risponde ai giornalisti che gli chiedono se le opposizioni chiedono le elezioni anticipate dopo l’inchiesta milanese sul caso Ruby. ”Se arriviamo al voto – aggiunge Bersani – e’ per un suo totale fallimento. Lui ha tradito l’articolo 54 della Costituzione che pretende da chi ha cariche pubbliche disciplina e onorabilita”’. ”Berlusconi ha tradito la Costituzione su cui ha giurato e – sostiene Bersani – e non c’e’ bisogno della magistratura per sostenere questo”. Il leader del Pd definisce incomprensibile la difesa del Pdl intorno al premier: ”E’ difficile spiegarselo, sembra un meccanismo di solidarieta’ portato all’eccesso anche davanti a queste evidenze”. Il segretario del Pd invita ”chi ha responsabilita’ morali, anche l’elite del Paese, a dire una parola chiara perche’ se ingoiamo anche queste cose dobbiamo vergognarci”.

Il segretario Pd ha avuto un breve colloquio con il presidente della Camera Gianfranco Fini al termine della presentazione a Montecitorio dell’edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. ”Chi ha responsabilita’ morali – sostiene Bersani – deve dire una parola chiara su questa vicenda vergognosa e sul fatto che da due anni noi vorremmo parlare di paese e di lavoro mentre giriamo sempre intorno ai problemi del premier”.

D’Alema: venga al Copasir
”Siamo sempre in attesa, domani vediamo il sottosegretario Gianni Letta e glielo chiederemo di nuovo”. Cosi’ il presidente del Copasir Massimo D’Alema torna a chiedere che ”come dice la legge” il premier riferisca al Comitato. ”E’ assurdo che questo – afferma D’Alema – sia al centro di un dibattito visto che per legge il premier deve riferire periodicamente al Copasir. A noi non interessa che cosa il premier fa nelle sue case, non si tratta di curiosita’ malsana ma la legge attribuisce a lui delle competenze esclusive sulle quali e’ tenuto a riferire”. D’Alema ha spiegato che la ricattabilita’ del presidente del consiglio, che sarebbe emersa anche nelle intercettazioni sull’inchiesta milanese, ”e’ un altro problema”. La questione principale e’ che il premier e’ tenuto per legge a riferire su temi come ”la politica di sicurezza, il segreto di Stato, la dotazione finanziaria dei servizi”. ”Voi – afferma il premier rivolto ai giornalisti – siete interessati a certi temi ma vi faccio presente che negli ultimi tre anni il Copasir ha chiesto quattro volte al premier di venire a riferire, quindi e’ una richiesta antecedente a questa vicenda”.
19 gennaio 2011

L’Unità 19.01.11