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"La dignità per legge", di Livia Turco

Ha ragione Claudia Mancina, quando afferma nell’articolo comparso su questo giornale, che sui temi etici l’ambizione del Pd non può essere solo quella di consentire la libertà di coscienza bensì quella di costruire un nuovo pensiero attraverso il confronto, il dialogo e il reciproco riconoscimento di approcci culturali e visioni etiche differenti.
Sul testamento biologico questo sforzo è stato ricercato e praticato dal Pd nel corso di questa legislatura attraverso momenti significativi.
In particolare rammento e mi sono cari anche dal punto di vista umano i “mercoledì” del gruppo Pd della commissione affari sociali della camera in cui persone molto diverse tra loro si sono confrontate ed hanno costruito una proposta importante utilizzando il prezioso lavoro precedentemente svolto al senato. È emersa una proposta tradotta in 100 emendamenti al testo Calabrò animata da un filo conduttore: la legge deve essere mite, deve sostenere e valorizzare «il sacrario della coscienza e la comunione degli affetti» per usare una bella espressione del teologo Bruno Forte.
Una legge mite, che parte dal presupposto che il valore in gioco è la singola, irripetibile persona.
Ed allora una legge non può che calarsi nella realtà umana, nella biografia, nella storia di ciascuna e irripetibile persona ed affidarsi alla sua coscienza e alla sua comunità di affetti. La persona di cui stiamo parlando è quella che vive una fase particolare della vita, quella della fragilità, dell’incoscienza, della sofferenza, della vita che va via via affievolendo il suo soffio. Ed allora la domanda che dobbiamo porci è: quali sono gli ingredienti della libertà, della dignità, della scelta quando una persona è tormentata dal dolore e dalla sofferenza, quando sente di avere perso la sua forza, oppure quando è caduta nel sonno dell’incoscienza? Insomma, quando la propria vita è così fortemente dipendente dalla relazione con altre persone? Cosa significa autodeterminazione e scelta quanto ciò che tiene in vita è la presenza dell’altro accanto a te e dedito a te? In queste circostanze sei in vita se ti accompagna lo sguardo dell’altro, se senti la sua mano, se sai che anche se non parli la tua parola è ascoltata e conta perché l’altro ti conosce nella profondità dell’animo. La libertà è poter dire: io sono con te che mi ascolti, che mi rispetti, che ti prendi cura di me.
La libertà è una relazione amorevole e di reciproca fiducia.
Io sono, io voglio, io decido diventa io sono con te perché solo con te, con voi io posso dire scelgo, decido.
Sempre, nella nostra vita, ma soprattutto quando si è travolti dalla sofferenza o si vive nell’incoscienza, il bisogno dell’altro diventa parte integrante della propria libertà e la dipendenza dall’altro diventa parte di sé e della propria autonomia.
La legge mite, deve promuove e valorizzare questa relazione amorevole di cura. Che non è solo un’esperienza umana ma anche una forma del pensiero capace di tenere insieme e di rendere concreti i valori dell’autonomia della persona e della difesa della vita.
Nel caso controverso della nutrizione ed idratazione artificiale, la relazione amorevole di cura, suggerisce questo comportamento: la nutrizione ed idratazione in quanto forme di sostegno vitale, finalizzate ad alleviare la sofferenza delle persone devono sempre essere garantite a tutti, salvo che una persone espressamente le rifiuti nell’ambito delle dichiarazioni anticipate di volontà. Dunque, anche la nutrizione e l’idratazione artificiale devono essere previste nelle Dat ai sensi dell’art. 32 della Costituzione e dell’art. 9 della Convenzione di Oviedo.
Anche su questi trattamenti la persona deve poter scegliere.
L’efficacia della nutrizione ed idratazione artificiale va poi verificata a letto del paziente. Ciò significa in termini legislativi «in accordo con i fiduciari ed i familiari, le dichiarazioni anticipate di trattamento possono essere disattese dal medico curante, in tutto o in parte, qualora sussistano motivate e documentabili possibilità, non prevedibili all’atto della dichiarazione, di poter diversamente conseguire ulteriori benefici per la persona assistita; questi vanno sempre commisurati, nel tempo e negli obiettivi, agli orientamenti precedentemente espressi e al rispetto della dignità della persona».
Credo si tratti di un impianto davvero rispettoso della dignità della persona e mi auguro che il Pd sappia proporlo e sostenerlo con convinzione nel parlamento e nel paese.

da Europa Quotidiano