attualità, politica italiana

Federalismo tradito

Pd: Il decreto sul Federalismo municipale è ‘farlocco’ ed indebolisce economicamente i Comuni. Si torna indietro di venti anni. Serve confronto in Parlamento. Anche l’Anci boccia il decreto Calderoli. Se non si cambiano rapidamente alcuni contenuti centrali del decreto sul fisco municipale, licenziato dal ministro Calderoli e ora all’attenzione della Commissione Bicamerale si rischia di consegnare all’Italia un federalismo ‘farlocco’ dove gli enti più in difficoltà saranno quelli più vicini ai cittadini ed i Comuni saranno nettamente più indeboliti.

Si sottolinea inoltre che la celerità con quale La Lega vuole far approvare il decreto, non facilita certamente un buon servizio alle Regioni e per finalità di pura speculazione politica, la Lega farà tornare il Paese indietro di venti anni. Anche l’Anci ha bocciato il provvedimento perché come già ha fatto notare il Partito Democratico, quello proposto dalla Lega non è un vero federalismo, in quanto non crea una reale autonomia impositiva e produce ulteriore confusione nelle pratiche burocratiche, aumentando le difficoltà degli amministratori.

“È paradossale che un provvedimento così rilevante come quello del federalismo municipale, peraltro condizionante la stessa prosecuzione della legislatura, sia discusso e approvato nella specifica Commissione bicamerale, composta di 15 deputati e 15 senatori, senza il coinvolgimento più ampio del Parlamento”. È questo il contenuto della richiesta avanzata in queste ore dai senatori del PD Benedetto Adragna, Daniele Bosone, Lucio D’Ubaldo e Paolo Giaretta.

Marco Causi del Gruppo Pd, vice presidente della bicamerale sul federalismo fiscale ha chiarito dal punto di vista tecnico i forti dubbi del Pd in merito all’iter del decreto. “Non è accettabile è una forzatura politicista quella di Calderoli. Il governo ha radicalmente modificato il decreto dello scorso settembre e pretenderebbe adesso l’approvazione del Parlamento al buio su un testo arrivato soltanto alle 5 di ieri pomeriggio, senza numeri, senza quantificazioni, senza relazione tecnica della Ragioneria”.

“Altro che riforma epocale- ha detto Davide Zoggia, Responsabile Enti locali della Segreteria del Partito Democratico -. Il ministro ha operato sulla sua stessa proposta, un tagli e cuci che ha stravolto l’originale progetto Si ritiri dunque il decreto e si riparta dalla legge delega 42 e dalla proposta avanza in queste settimane dal Partito Democratico”.

Maurizio Martina Segretario PD Lombardia e Consigliere regionale ha fatto notare alla luce della propria esperienza come sia sbagliato levare disponibilità economica alle giunte comunali: “Andando avanti di questo passo e per colpa della Lega ai sindaci rimarranno solo da gestire le carte d’identità”.

In sostanza: la promessa di recupero dei 2,5 miliardi di tagli determinati dalla Legge di stabilità, come previsto, nei fatti non viene mantenuta; tutte le misure per stanziare risorse ai Comuni sono rinviate a decreti del ministero dell’Economia. Per questo, Stefano Fassina, Responsabile Economia e Lavoro della Segreteria del Partito Democratico, ha definito la versione del decreto sul federalismo municipale presentata ieri dal ministro Calderoli come ‘il tradimento del federalismo’.

Ha spiegato Fassina: “Sia nella fase di transizione, sia a regime dopo il 2014, vi sono soltanto compartecipazioni dei comuni a tributi erariali, ossia nessuna autonomia dei sindaci. L’Imposta municipale unica, unica non è, in quanto si affianca a tante imposte oggi in vigore e conservate. Sopratutto, colpisce pesantemente gli immobili utilizzati dagli artigiani, dai commercianti, dai piccoli imprenditori per il loro lavoro, mentre esenta le società di capitali. L’aliquota prevista per l’Imu per dare un gettito significativo è così elevata che Calderoli e Tremonti, pur conoscendola, non hanno il coraggio di scriverla nel testo. Infine, non c’è nulla sulla perequazione”.

Anche la cedolare secca al 23% sugli immobili in affitto è definita ‘un semplice spot’ da chi si occupa di economia nel Partito democratico. Dalla cedolare secca infatti ne beneficiano soltanto i proprietari con i redditi più elevati, mentre per gli affittuari, i 400 milioni sbandierati sono puramente virtuali.

Entrando nello specifico, nel settore del turismo ad esempio, sulla tassa di soggiorno le soluzioni di Calderoli sono un pasticcio incredibile ideato per fare cassa ma che alla fine produrranno danni solo al turismo. Già nella manovra correttiva del 2010 il Governo ha dato la possibilità al Comune di Roma di introdurre la tassa di soggiorno fino a 10 euro per notte di soggiorno, per rispondere ad esigenze di equilibrio economico – finanziario, ma senza uno scopo preciso. E adesso si utilizza il federalismo fiscale municipale per dare la possibilità anche agli altri comuni capoluogo di provincia di istituire la tassa di soggiorno, da 0,5 a 5 euro per notte di soggiorno, sempre senza alcuna destinazione economica chiara degli introiti. Anche Confcommercio ha espresso dubbi sulla tassa di soggiorno.

Ha dichiarato in merito Armando Cirillo, Responsabile turismo del Pd: “In tutto questo ragionamento ci si dimentica clamorosamente che sono le Regioni ad avere competenze esclusive in materia di turismo. Il bello è che tutto avviene senza che il ministro Brambilla si renda minimamente conto di ciò che sta accadendo”.

Il l Pd vorrebbe attuare il federalismo in modo coerente con la legge e tenendo conto delle effettive esigenze di enti come i Comuni che erogano servizi essenziali, mentre nella Maggioranza, confusione ed incertezza regnano sovrane, e sono probabilmente il prodotto dell’attuale fase politica che governo e Parlamento stanno vivendo.

Anto.Pro.

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“No da Comuni, Terzo Polo e Pd ora il federalismo è a rischio”, di Rodolfo Sala

Bossi: “Senza riforma elezioni”. Ma la Lega tratta ancora. Bossi e Calderoli favorevoli a far slittare i termini del decreto oltre il 28 gennaio

Sembrava quasi fatta, il tessitore Calderoli aveva limato fino all´ultimo il testo del decreto sul fisco municipale trattando con le opposizioni. Ma ieri sul capo dei leghisti, interessatissimi a portare a casa a tutti i costi il penultimo decreto attuativo del federalismo fiscale, cade una grossa tegola. Prima l´Anci, poi le forze politiche non di maggioranza dicono no: così non va troppe le «incertezze» (così le definisce il presidente dell´Anci Sergio Chiamparino) contenute in quel testo. Incertezze che limiterebbero l´autonomia dei Comuni, in particolare per quel che riguarda la compartecipazione alla nuova tassa Imu, le cui aliquote verrebbero decise di anno in anno dal Tesoro. Giudizi negativi anche sulla tassa di soggiorno, sul fondo perequativo e sulla Tarsu-Tia (rifiuti). Così l´Anci chiede al governo di «prolungare la fase di interlocuzione per arrivare a una nuova intesa». Insomma: bisogna ritornare alla conferenza unificata per migliorare il testo presentato ieri da Calderoli. Ed è una richiesta condivisa dai partiti di opposizione, a cominciare dal Pd, che nella notte, in un vertice presieduto da Bersani, aveva deciso la bocciatura in commissione: «Questo non è federalismo, l´ultima versione del decreto è peggiorata».
Il ministro Roberto Calderoli dice che non si può, ma in serata una piccola apertura la fa. Oggi chiederà al consiglio dei ministri di esprimersi sulla richiesta delle opposizioni di prorogare almeno i termini per l´esame del decreto, termini che per ciò che riguarda il fisco municipale scadono il 28 gennaio, mentre la scadenza dell´intera legge delega è fissata al 21 maggio. Umberto Bossi conferma: «Potremmo dare qualche giorno di proroga», dice in serata il leader della Lega. Il Pd apprezza l´apertura. Il Polo della Nazione (Fli, Udc e Api) non si schioda dalla posizione, decisamente rigida, annunciata ieri: se il testo non subirà modifiche sostanziali, e se non ci saranno entrambe le proroghe, i centristi non lo voteranno. Mentre l´Idv dà in sostanza ormai per perso qualsiasi tentativo di migliorare il testo.
Ce n´è abbastanza per far scattare l´allarme rosso nella Lega. Non a caso Bossi sente il bisogno di ribadire con forza ciò che era stato concordato con il premier nella cena di mercoledì a Palazzo Grazioli: federalismo subito o urne. Il problema sono i voti nelle commissioni, dove il peso del nuovo Polo della Nazione si fa sentire scompaginando gli ormai vecchi numeri della maggioranza: la Bicamerale per le riforme e, soprattutto, la Bilancio, che dovranno approvare in via definitiva gli ultimi decreti di qui al 26 gennaio. Se non si dovesse arrivare in extremis a un accordo su un nuovo testo, la maggioranza ritiene di potercela fare tranquillamente in Bicamerale. Non è così per la commissione Bilancio, dove i numeri, per il Pdl e la Lega, sono molto più risicati. E se le opposizioni dovessero dire no al decreto argomentandolo con la mancanza di copertura finanziaria, anche la ratifica del Quirinale potrebbe non essere così scontata. Uno scenario da incubo: per il Carroccio e per l´intero governo.
È anche per questo che, in vista del voto di mercoledì 26 in commissione Bilancio, la Lega sta avviando in queste ultime ore un tentativo di mediazione rivolto soprattutto al Pd. Per convincere il principale partito di opposizione a trasformare il no ormai annunciato in un sì che potrebbe scongiurare i rischi di elezioni anticipate. Il Polo della Nazione, infatti, insiste con la richiesta di prorogare anche i termini di scadenza (31 maggio) della delega del governo in materia di federalismo fiscale. Una richiesta che il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia sembra aver già respinto: «In questo caso non basta un´intesa con il governo, serve un provvedimento legislativo e non è pacifico che si possa fare nel Milleproroghe, come proposto dal Terzo Polo». Bossi è d´accordo: «No, per quello la proroga non si può fare».

La Repubblica 21.01.11

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“Chiesa, dietrofront del governo niente Imu per hotel, cliniche e scuole”, di Luisa Grion

Nel rush finale verso il federalismo l´ultimo regalo va alla Chiesa. La bozza del provvedimento, che fra mille polemiche mercoledì prossimo andrà al voto, da ieri prevede uno sconto a favore della Santa Sede: gli immobili di proprietà del Vaticano, le sedi di culto, gli ospedali e le cliniche private legate alla Chiesa, gli oratori, ma anche le scuole private e gli alberghi gestiti dal mondo cattolico non verseranno un euro per la nuova Imposta municipale unica prevista dal federalismo per rimpolpare (dal 2014) le casse dei Comuni. L´ultima versione elaborata dal ministro leghista Calderoli arriva in un momento difficile per i rapporti fra governo e Chiesa, prevede una esenzione totale e corregge il testo originale che non prevedeva sconti.
Il dono, esteso agli edifici ecclesiali non di culto, è stato offerto ricalcando il modello già utilizzato per le esenzioni Ici, nonostante a suo tempo Bruxelles avesse manifestato molte perplessità in proposito. Lo scorso ottobre la Commissione Ue aveva infatti chiesto al governo italiano spiegazioni sul benefit fiscale, sospettato di rappresentare un illecito aiuto di Stato. Dall´Italia, ha sottolineato ieri la portavoce di Almunia, non è arrivata risposta. In compenso, è arrivato il raddoppio.
Ma a parte l´Imu (che i privati verseranno solo sulla seconda casa con aliquote stabilite di volta in volta dalla Finanziaria) e gli sconti al mondo cattolico, il provvedimento sul federalismo fiscale contiene molte altre novità. Per compensare la perdita di gettito che dovranno mettere in conto su diverse imposte, ai Comuni – per esempio – sarà assegnata una compartecipazione del 2 per cento sulle entrate da Irpef.
Altre compensazioni arriveranno alle giunte grazie alla introduzione della cedolare secca sugli affitti. La misura, fra le più discusse, prevede che gli affitti a canone libero siano tassati al 23 per cento, quelli a canone concordato al 20, ma secondo la stessa Confedilizia, (l´associazione dei proprietari) ad avvantaggiarsene saranno solo le classi di reddito dai 28 mila euro in su. Il gettito assicurato dal 3% di differenza fra le due versioni (più o meno 400 milioni) – secondo quanto promesso da Calderoli – sarà «destinato a misure in favore delle famiglie con figli a carico che vivono in affitto». Sempre riguardo agli immobili, il provvedimento dà una stretta alle case fantasma, quadruplicando le sanzioni per chi, dopo il 31 marzo, non si metta in regola con la sanatoria su case e fabbricati non dichiarati.
Polemiche accompagnano anche l´introduzione della tassa di soggiorno. I Comuni, solo se capoluoghi di provincia, potranno chiedere ai turisti un pagamento extra fra i 50 centesimi e i 5 euro a notte. La misura ha scontentato tutti. Confcommercio in primis: «Non facciamoci del male», ha chiesto il presidente Sangalli. Sulla difficile partita del federalismo la Lega lancia il suo aut aut («o passa o si va al voto»), ma il provvedimento sembra convincere poco i contribuenti. Secondo un sondaggio Consiglio commercialisti-Censis, per il 42,5% dei contribuenti il tutto si tradurrà in un aumento delle tasse.

La Repubblica 21.01.11