economia, politica italiana

"L’ira dei sindaci. Pronti alla rivolta sul Patto di stabilità e sull’Imu", di Marco Tedeschi

Incontro a Milano organizzato dal Pd con Delrio, Pisapia, Fassino. Attesa per l’incontro con Monti della prossima settimana e richiesta di modificare l’ipotesi di trasferimento dei fondi alla Tesoreria unica. I sindaci non ci stanno. Sono pronti a scendere in piazza a protestare, a marciare, a consegnare simbolicamente le fasce tricolori per chiedere di cancellare il trasferimento del 50% delle risorse dei Comuni alla tesoreria dello Stato se il governo non metterà mano rapidamente al patto di stabilità e ai criteri di ripartizione dei proventi dell’Imu.
Ha il sapore dell’ultimatum quello lanciato ieri durante un incontro sul rapporto Stato-Enti locali organizzato dal Pd a Milano,
cui hanno partecipato, fra gli altri, il presidente nazionale dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, e i sindaci di Milano e Torino, Giuliano Pisapia e Piero Fassino. Il primo banco di prova, per comprendere le intenzioni dell’esecutivo, sarà l’incontro in programma la prossima settimana fra il premier Mario Monti e l’Associazione dei comuni italiani. «Il grido delle comunità locali non è per scassare i conti del Paese, ma per avere più coesione sociale e per aiutare il Paese a crescere
in questo momento difficile» ha dichiarato Delrio.
CALCOLI DA CAMBIARE
Fra le proposte presentate e discusse ieri quella di calcolare in modo diverso le spese per investimenti rispetto a quelle crrenti, privilegiando le prime. Quindi l’esclusione dal Patto di Stabilità delle spese per le ondate di maltempo eccezionale, per l’edilizia scolastica e per il riassetto idrogeologico; lo studio di un diverso riparto dell’Imu, aumentando la quota lasciata al Comune dal 50% al 70% (da 12,2 a 15,8 miliardi di euro) operando una riduzione di pari importo dei trasferimenti
dallo Stato ai Comuni; il permesso ai Comuni di riaccendere mutui per investimenti e, infine, sbloccare i pagamenti verso i fornitori.
«Il Patto di stabilità si è trasformato in una prigione per i Comuni perché non consente di fare investimenti, riduce erogazioni
servizi, e mette in ginocchio le nostre amministrazione», ha detto Fassino. Dal primo cittadino di Milano Pisapia, invece, è arrivata la proposta radicale di bloccare i trasferimenti del 50% dei fondi dei Comuni, inclusi i proventi Imu, allo Stato come previsto dal decreto sulle liberalizzazioni.
IL GOVERNO CAMBI IDEA
«Spero che il governo ci ripensi e faccia autocritica su un provvedimento che è iniquo e incostituzionale», ha argomentato Pisapia
ricordando però che il Comune non può sollevare l’ipotesi di incostituzionalità. «L’ipotesi di incostituzionalità potrebbe essere
sollevata solo nell’ipotesi di contenzioso giudiziario e questo lo valuteremo», ha concluso Pisapia, lasciando intendere che il
Comune di Milano è pronto a non versare i soldi allo Stato. Più cauto si è dimostrato Fassino che ha sottolineato come le proposte
come quella avanzata da Pisapia «vengono fatte giusto per sottolineare la nostra richiesta che il negoziato si apra. Pisapia,
come me e come tutti gli altri sindaci, è consapevole che bisogna agire rispettando le leggi. Non è in causa il rispetto della
legalità, ma chiediamo al governo di aprire un negoziato». Sull’ipotesi di una marcia di protesta dei sindaci italiani con
la consegna simbolica delle fasce tricolori, il sindaco di Milano Pisapia ha dichiarato che «è una proposta da discutere, deve decidere l’Anci»

da L’Unità