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«Proposta abile, nessun dubbio di incostituzionalità», di Osvaldo Sabato*

Nessun dubbio di costituzionalità. La proposta di legge elettorale presentata ieri dal segretario Matteo Renzi alla direzione del Pd, per il presidente emerito della Corte Costituzionale, Enzo Cheli, è «ben costruita» e secondo lui «a certe condizioni può funzionare bene anche in tema di governabilità». Presidente qual è il suo primo giudizio sull’Italicum di Renzi?
«La considero una proposta abile perché mira, e in gran parte mi pare ci riesca, a conciliare gli interessi delle formazioni maggiori con quelli delle minori, che siano però in grado di arrivare alla soglia di sbarramento, formazioni minori che hanno sicuramente garantita una rappresentanza in Parlamento attraverso l’assegnazione di seggi in sede nazionale».

Anche dentro il Pd però si sollevano dubbi sulla costituzionalità di questa riforma elettorale.
«A me sembra una proposta abile per- ché rispetta in termini adeguati i principi che ha affermato la Corte Costituzio-nale nella sua recente sentenza sul Porcellum, introducendo una soglia di ingresso per avere il premio di maggioranza, come voleva la Corte, prevedendo liste bloccate, ma circoscritte, così come la Corte impone in questi casi». È previsto il doppio turno anti larghe in- tese per garantire la governabilità. Sarà davvero così?

«Anche su questo punto la ritengo abile perché, comunque vadano le elezioni al primo turno, anche nel caso in cui nessuna forza politica sia in grado di raggiungere la soglia del 35 per cento, questa la realtà che si verificherebbe nel caso in cui si ripetesse la situazione delle ultime elezioni, ma anche in que- sta ipotesi c’è però la possibilità di ottenere una maggioranza attraverso il premio che porta il risultato al 53 o al 55 per cento in base ad un secondo turno di ballottaggio fra le due formazioni maggiori. In pratica mi sembra che la proposta combini due modelli, che inizialmente Renzi aveva avanzato, il modello spagnolo sulle circoscrizioni limi- tate e il modello del sindaco d’Italia con il doppio turno di coalizione che serve ad assegnare il premio di maggioranza. Mi sembra che sia un dosaggio molto accorto tenendo conto anche del- le indicazioni della Corte».
Ma questo sistema potrà funzionare? «Bisogna rispettare due condizioni: la prima è che ci sia una soglia di sbarramento seria per lo meno al 5 per cento per tutte le formazioni altrimenti si rischia di scivolare nei difetti del Porcellum, la seconda è che le coalizioni che corrono per il ballottaggio siano le stesse che si sono presentate al primo turno, perché se dovessero variare si ripeterebbero, anche qui il profilo negativo del Porcellum, della grandi ammucchiate di coalizioni che non hanno poi principi comuni per poter governare». Ancora un volta non ci sono le preferenze.

«Non ci sono, ma vengono rispettate le indicazioni della Corte sul principio di conoscibilità con le liste limitate del sistema spagnolo. Però devo dire che questa proposta non ha molto del sistema spagnolo, questo è un sistema nettamente maggioritario, la proposta di Renzi è invece un sistema proporzionale corretto dalla presenza di un premio di maggioranza, che viene comunque assegnato o in primo grado o nel ballottaggio».
Con la soglia di sbarramento al 5 per cento per i partiti di coalizione e quello dell’8 per cento per le forze che si presentano da sole non si corre il rischio di lasciare fuori un partito che ottiene qualche milione di voti?

«Questo rischio indubbiamente esiste, ma questa è una scelta che va fatta. Il vero difetto che ha bloccato l’evoluzione positiva del nostro sistema politico è stata la frammentazione, cioè l’eccesso di proporzionalismo che ha determinato in tante piccole formazioni il potere di veto. Con le riforme degli anni 90, prima il Mattarellum poi il Porcellum, si è cercato di ribaltare questa situazione introducendo un principio maggioritario, ma che a mio giudizio ha funzionato poco perché ha favorito grandi ammucchiate disomogene che hanno poi impedito la nascita di governi stabili. Ora l’obiettivo è ridurre questa frammentazione e una ragionevole soglia di sbarramento mi pare inevitabile a questo fine. In prospettiva l’ideale è il bipolarismo, ma mi sembra ancora molto lontano per la situazione italiana»

*presidente emerito della Consulta

L’Unità 21.01.14

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“Bene, con due Dubbi”, di Michele Ainis

C’è differenza tra un illusionista e un prestigiatore? Sì che c’è: il primo ti fa credere a una realtà che non esiste, il secondo rende invisibile la realtà visibile, quella che avresti sotto gli occhi, se non t’abbagliasse il trucco del prestigiatore. E che cos’è la nuova legge elettorale, un’illusione o un gioco di prestigio? Davvero Renzi ha tirato fuori dal cappello il coniglio che la politica cerca da tre legislature?
Per scoprirlo, non resta che guardare nel cappello. Fin qui ne avevamo osservato soltanto la réclame , con il sospetto che si trattasse di pubblicità ingannevole. Perché aleggiava la promessa d’azzerare i veto players , il potere d’interdizione dei piccoli partiti, ma con l’assenso dei piccoli partiti. Di non ripetere le malefatte del Porcellum , ripetendo tuttavia liste bloccate e premi inventati dal Porcellum . E infine una promessa di governi stabili; anche se per afferrare la Chimera non basta una buona legge elettorale, serve la riforma della Costituzione. Con due Camere gemelle però espresse da elettorati differenti, non ci riuscirebbe neppure mago Zurlì.
E allora interroghiamo il coniglietto su tre parole chiave, cominciando per l’appunto dalla domanda di governabilità. L’avrebbe forse saziata il sistema spagnolo, che non impedisce tuttavia la divisione della torta in tre fettone uguali, replicando il presente per tutti i secoli dei secoli. Ma l’Italicum va meglio, molto meglio. Un doppio turno «eventuale»: se prendi il 35% diventi maggioranza con il premio, altrimenti ballottaggio fra le due coalizioni più votate. Bravo il prestigiatore, bene, bis. Sia per essere riuscito a ipnotizzare Berlusconi, che del doppio turno non ne voleva sapere. Sia per la soglia di sbarramento (5%), un antidoto contro la frantumazione della squadra di governo. Sia perché al ballottaggio il premio te lo mettono in tasca gli elettori, non la legge.
Secondo: la rappresentatività del Parlamento. È il punto su cui batte e ribatte la Consulta, nella sentenza con cui ha arrostito il Porcellum . Significa che i congegni elettorali non possono causare effetti troppo distorsivi rispetto alle scelte dei votanti, come accadeva con un premio di maggioranza senza soglia. E il premio brevettato da Renzi? 18%, mica poco: fanno quattro volte i seggi della Lega, recati in dono a chi vince la lotteria delle elezioni. Crepi l’avarizia, ma in questo caso rischia di crepare pure la giustizia.
Terzo: la sovranità. Spetta al popolo votante, non certo al popolo votato. Da qui l’incostituzionalità delle pluricandidature, dove il plurieletto decideva l’eletto; ma su questo punto Renzi tace, e speriamo che non sia un silenzio-assenso. Da qui, soprattutto, l’incostituzionalità delle liste bloccate. Tuttavia la Consulta ha acceso il verde del semaforo quando i bloccati siano pochi, rendendosi così riconoscibili davanti agli elettori. Quanto pochi? Secondo la scuola pitagorica il numero perfetto è 3; qui invece sono quasi il doppio. Un po’ troppi per fissarne a mente i connotati.
C’è infatti un confine, una frontiera impercettibile, dove la quantità diventa qualità. Vale per il premio di maggioranza, perché il 40% dei consensi sarebbe di gran lunga più accettabile rispetto al 35%. E vale per le liste bloccate, che si sbloccherebbero aumentando i 120 collegi elettorali. In caso contrario, il prestigiatore rischia di trasformarsi in un illusionista. Ma gli sarà difficile illudere di nuovo la Consulta, oltre che gli italiani.

Il Corriere della Sera 21.01.14