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Stefano Rodotà promuove con riserva l'Italicum: "Soglia al 37% va nella giusta direzione", di Martina Cecchi De Rossi

Un passo avanti, e molti ancora da compiere, perché a voler seguire le indicazioni della Consulta sulla legge elettorale“la stabilità non deve sacrificare la rappresentanza”. E poi, le preferenze: troppo poco risolvere con le primarie perché “Forza Italia resta un partito personale”. Soprattutto, una bacchettata a Matteo Renzi sull’appello dei giuristi contro l’Italicum: l’aumento della soglia per il premio di maggioranza “va in quella direzione” e poi “bisogna abituarsi al confronto”. Stefano Rodotà, giurista e politico di lungo corso, difende quell’appello, pubblicato domenica sul Manifesto e siglato da altri 27 giuristi tra cui Lorenza Carlassare e chiarisce: nessun aut aut in Parlamento, “altrimenti che ci sta a fare?”.

La soglia del 37 con un premio del 15 metterebbe la legge al riparo dai rischi di incostituzionalità?

“C’è ovvia cautela, leggiamo i testi, una risposta è legata all’intreccio tra questa soglia e le altre, quelle che riguardano l’ingresso dei partiti minori, ma certamente questo è un primo passo nella direzione giusta. E a questo proposito..”

Cosa?

“Devo dire che le risposte infastidite arrivate da Renzi a chi aveva fatto delle obiezioni richiamando la sentenza della Corte Costituzionale erano un po’ fuori luogo, perché poi si imboccata esattamente la strada che era stata suggerita, ovvero alzare la soglia e diminuire il premio, che non dovrebbe mai superare il 55 per cento. Insomma non mi pare che le critiche meritassero di essere liquidate, anche perché sono state fatte esplicitamente dai Presidenti di Camera e Senato e dallo stesso Presidente della Repubblica. Peraltro, nel nostro appello si invitava a vegliare non sul merito della riforma, ma sulla sua compatibilità con la sentenza della Corte costituzionale, e se come sembra Napolitano è intervenuto ha fatto proprio questo tipo di indicazione.

Insomma ho l’impressione che Renzi non avesse letto la sentenza e neanche l’appello, liquidato come se venisse da chi non vuole nessuna riforma o solo il proporzionale: invece si diceva solo che se si fa una legge in conflitto con quello che ha detto la Consulta si rischia di riaprire la questione in maniera ancora più drammatica perché ci sarebbe una legge appena approvata e subito contestata.

Peraltro le critiche non venivano solo da chi ha firmato l’appello: basti pensare a Michele Ainis sul Corriere della Sera, a quelle rivolte ripetutamente da Luciano Violante. La verità è che non c’è più l’abitudine a confrontarsi con punti di vista diversi, ma ricordo che il Parlamento non può essere messo di fronte a un prendere o lasciare, deve veder rispettare il suo potere di valutazione autonoma. Altrimenti che ci sta a fare?”

Sul premio quindi un primo passo, ma resta il nodo delle soglie di sbarramento…

“Penso che rischiare di escludere i partiti che in coalizione hanno contribuito in maniera determinante a far vincere una coalizione sarebbe un problema: resterebbe aperta la questione messa in evidenza dalla Corte, cioè che la stabilità deve essere un obiettivo in quanto non sacrifichi la rappresentanza”.

Le due soglie, per i partiti in coalizione e per chi si presenta solo, dovrebbero essere più vicine?

“Esattamente. Anche perché – e non è una critica tanto in punto di costituzionalità, ma politica – così si salverebbe la Lega ma si impedirebbe a nuove formazioni di essere rappresentate. Mentre siamo in un momento in cui la dinamica politica italiana è molto ricca. Si blinderebbe il sistema intorno all’esistente”.

Andiamo avanti. Sulle preferenze il Pd cede, puntando sulle primarie.

“Questo è un altro punto su cui ritengo che la risposta delle liste bloccate piccole non è in se adeguata”.

Però si prevederebbero le primarie per legge…

“Ci si rifà al modello toscano, dove sono previste per legge ma facoltative. Un passo avanti, così non diventano una burletta ma resta il fatto che i partiti che decidono di non fare le primarie tornano alla logica dei deputati designati”.

Berlusconi non si riterrà vincolato a farle?

“Certamente no. È chiaro, è un sistema che potrebbe incentivare comportamenti virtuosi ma Forza Italia rimane un partito personale: allo stato attuale delle cose, non mi pare che sollecitazioni dal basso a favore delle primarie abbiano grandi possibilità di essere ascoltate”.

Ma lei quanto scommette sull’accordo, reggerà?

“Le scommesse in questa materia sono difficili, mi pare ci sia molta determinazione nei due protagonisti: Renzi ha legato molto la sua incidenza nella politica italiana alla legge elettorale e Berlusconi ha puntato molto su questo per la sua legittimazione. C’è un prezzo che viene pagato a Berlusconi e può darsi che in questa fase i comportamenti tenuti in passato di far saltare il tavolo, questa volta non si ripetano”.

Ma una nuova legge avvicinerebbe al voto? Letta è in pericolo secondo lei?

“Letta ha detto se c’è la legge elettorale è più tranquillo, nel senso che le fibrillazioni Pd dovrebbero attenuarsi. Ma io non sono così convinto: c’è un pressing forte sul Governo da parte di Renzi, e sinceramente non lo trovo ingiustificato. Basti vedere la vicenda Imu e da ultimo il decreto su Imu e Bankitalia, su cui c’è anche un dubbio dal punto di vista costituzionale, perché si accorpano due questioni molto diverse. Insomma, è un altro dei tanti passi falsi del Governo. E poi il pressing continuerà, anche perché Renzi ha messo sul tavolo molte questioni, il lavoro, i diritti civili, importanti: basta vedere il caso Electrolux, e il fatto che siamo passati dall’essere all’avanguardia negli anni ’70 ad essere ultimi ora. Insomma Renzi potrebbe dire che con la legge elettorale ha messo in sicurezza il sistema, senza il rischio di andare a votare con una legge che non piace ma questo è tema a doppio taglio: di fronte alle lentezze e alle incertezze del Governo, se su quei temi sarà determinato come lo è stato sulla legge elettorale, questo creerà senza dubbio problemi al Governo”.

da Huffington Post 29.01.14