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"Dal web all’alcol così i ragazzi cadono nella rete delle dipendenze", di Fabio Tonacci

I ricercatori del Cnr lo spiegano con la metafora del “paese dei balocchi”. Prima o poi, nel “luna park” delle dipendenze, la maggior parte degli studenti entra a fare un giro. Internet, i social network, il gioco d’azzardo, gli psicofarmaci presi senza ricetta medica, gli energy drink mescolati all’alcol, sono le nuove giostre. I nuovi brividi, anche. E il 17 per cento dei minorenni — questo il dato più allarmante — porta già addosso i segnali di un comportamento a rischio.
Eccola la nuova mappa delle “addiction” giovanili, così come la disegna il rapporto Espad del 2014, che quest’anno è diventato anche un libro (sarà presentato lunedì prossimo). Nel profluvio di cifre, grafici e sondaggi, che raccontano quello che i ragazzi non dicono ai genitori, se ne intravedono le forme e le luci di questo pericoloso “luna park”. Dove anche ciò che all’apparenza è innocuo, come il web, può diventare una droga se è vero che il 93 per cento degli studenti lo usa per chattare su facebook e twitter e l’82 per cento per scaricare musica, film, videogiochi. Conta il cosa, ma soprattutto il quanto. Dunque quel 13 per cento che dichiara di restare attaccato alla Rete per cinque ore di fila o più ogni giorno può diventare un problema. Così come il 23 per cento che si fa le sue tre ore quotidiane a navigare sui social network: «Sono soprattutto le ragazze a chattare. I nativi digitali, tutti i nati a metà degli anni Novanta e cresciuti in case dotate di accesso a Internet sono esposti a nuovi rischi che ancora poco conosciamo», si legge nel rapporto.
Non mancano le vecchie conoscenze, naturalmente. Fuma sigarette uno studente
su quattro, l’eroina è tornata di moda (l’ha provata l’1,2 per cento), la cocaina è ancora in voga: in 65mila l’hanno utilizzata almeno una volta nel 2013, 19mila sono “frequent users” (10 o più volte all’anno), pari allo 0,8 degli studenti delle superiori (era lo 0,3 per cento nel 2000). L’alcol rimane la sostanza psicoattiva più diffusa tra i giovani. Il 4,8 per cento, cioè 112 mila studenti italiani, sono stati classificati “frequent drinkers”, cioè si sono ubriacati più di venti volte nell’arco dei 2012 mesi: con la birra, prevalentemente, ma anche liquori, vino, shottini di superalcolici.
C’è poi chi abusa di bevande che alcoliche non sono, ma che producono lo stesso effetti eccitanti. In media già a 13 anni si comincia a bere energy drinks. Il 3 per cento consuma ogni giorno una o due lattine: tra questi 72mila studenti, secondo le statistiche, una parte consistente è rappresentata da chi ha sviluppato un rapporto problematico con il cibo. E nella galleria delle nuove figure del “luna park” delle dipendenze, compaiono gli “alchimisti fai da te”, che mescolano senza timore energy drinks, smart drugs, liquori.
Lo studio dei ricercatori dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa si è basato su 40mila questionari anonimi inviati in 480 istituti superiori, 25 per classe, in tutta la penisola. Un campione sufficientemente rappresentativo dei 2,3 milioni di studenti italiani compresi tra i 15 e i 19 anni, che descrive molto, delle vecchie dipendenze e di quelle di ultima generazione.
L’Italia di recente, ad esempio, è saltata ai primi posti in Europa per diffusione di psicofarmaci senza prescrizione medica, pratica a quanto pare molto conosciuta nelle scuole, visto che quasi 400 mila studenti (il 16 per cento) hanno preso pillole e gocce senza la ricetta. «Quelli che lo fanno più di dieci volte al mese sono diventati un’emergenza». E il gioco d’azzardo? Rispetto al 2008 pare esserci un calo di interesse, per quanto l’anno scorso oltre un milione di ragazzi ha giocato somme di denaro con gratta e vinci, scommesse sportive e superenalotto. Perché il “luna park” non chiude mai.

La Repubblica 16.05.14