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Napolitano: celebrare l'Unità d'Italia, rispettare il Tricolore. No ad impulsi disgregativi che possono minare la coesione della nazione

“Vorrei rivolgere un vivo incitamento a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizione, a tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni nazionali regionali e locali, perché nei prossimi mesi, al Sud e al Centro come al Nord, si impegnino a fondo nelle iniziative per il centocinquantenario, così da renderne davvero ampia e profonda la proiezione tra i cittadini, la partecipazione dei cittadini, in rapporto ad una ricorrenza da tradurre in occasione di rafforzamento della comune consapevolezza delle nostre responsabilità nazionali”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Teatro Valli di Reggio Emilia ha aperto le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia nella giornata della Festa della Bandiera.

“Sono convinto – ha affermato il Capo dello Stato – che ciò sia possibile anche perché c’è una persistenza della memoria del Risorgimento e del moto nazionale unitario assai più diffusa, in tutte le regioni, di quanto taluno mostri di ritenere. E alle forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misura rilevante in una parte del paese, vorrei dire che il ritrarsi, o il trattenere le istituzioni, dall’impegno per il cento cinquantenario – che è impegno a rafforzare le condizioni soggettive di un’efficace guida del paese – non giova a nessuno. Non giova a rendere più persuasive, potendo invece solo indebolirle, legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico”.

Il Presidente della Repubblica ha sottolineato che “non fu per caso” che il Tricolore “venne collocato all’articolo 12 il riferimento al tricolore italiano come bandiera della Repubblica. Riferimento sobrio, essenziale, ma imprescindibile. I Costituenti vollero farne – con quella collocazione nella Carta – una scelta non solo simbolica ma di principio. E dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto che vengano sottoposti a revisione quei ‘Principi fondamentali’ della nostra Costituzione, ciò dovrebbe significare che per tutti è pacifico l’obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti, con particolare riferimento all’articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiano ruoli di rappresentanza e di governo”.

Le prove “che attendono e già incalzano l’Italia in un delicato contesto europeo e in un arduo confronto internazionale”, ha rilevato il Presidente Napolitano, sono dure e difficili ma il Paese se unito può farcela: “Vorrei solo dire che la premessa per affrontarle positivamente, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzialità su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato nazionale aperto a tutte le collaborazioni e a tutte le sfide ma non incline a riserve e ambiguità sulla propria ragion d’essere, e tanto meno a impulsi disgregativi, che possono minare l’essenzialità delle sue funzioni, dei suoi presidi e della sua coesione”.

Concludendo il suo intervento, il Presidente della Repubblica ha affermato: “Sia più che mai questo 7 gennaio 2011, la riflessione e la festa con cui oggi la celebriamo a Reggio Emilia, pegno della nostra determinazione nel riaffermare, tutelare, rinsaldare l’unità nazionale, che fu la causa cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita”.

Nel pomeriggio è in programma la visita al Museo Cervi di Gattatico, sede dell’Istituto Cervi e dell’Archivio Emilio Sereni.

In serata l’arrivo a Forlì, dove il Presidente incontra in Comune gli amministratori locali. L’8 gennaio, dopo una deposizione di una corona presso il monumento a Aurelio Saffi, il Capo dello Stato interviene al Teatro “Diego Fabbri” ad un incontro con le istituzioni e la cittadinanza caratterizzato dalla presentazione, da parte del sindaco Roberto Balzani, del racconto per voci, suoni e immagini “Come fu che la Romagna divenne italiana. Un territorio e il suo debito con il Risorgimento”.

Nel pomeriggio, a Ravenna, è prevista la partecipazione, nella sala Preconsiliare del Comune, alla commemorazione delle figure di Benigno Zaccagnini e Arrigo Boldrini da parte di Sergio Zavoli. Quindi il Presidente partecipa al Teatro “Alighieri” al convegno “Ravenna e l’Unità d’Italia: 150 anni di una passione popolare” con gli interventi del sindaco, dei presidenti della Provincia e della Regione e la prolusione del prof. Sauro Mattarelli.

La visita del Capo dello Stato si conclude alla sede della Cooperativa Muratori e Cementisti per il 110° anniversario di fondazione della Cooperativa.

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Napolitano: “Non giova non celebrare”. Bossi: “Negativo farlo senza federalismo”

Il capo dello Stato inaugura i festeggiamenti a Reggio Emilia, dove nacque il Tricolore, richiamando i principi e i valori della bandiera e della Costituzione e chiedendo il loro “obbligatorio rispetto” da parte delle “forze politiche con significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale”. Il leader del Carroccio: “Non giova festeggiare quando tutto è ancora centralizzato a Roma”. Inaugurando a Reggio Emilia le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, il capo dello Stato Giorgio Napolitano rivolge alla Lega il monito: “A forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese, vorrei dire che il ritrarsi o il trattenere le istituzioni, dall’impegno per il centocinquantenario non giova a nessuno”. E ancora, “la premessa per affrontare positivamente” le dure prove che attendono il futuro del Paese “sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita” come stato nazionale “non incline a impulsi disgregativi”.

Dopo una prima replica di Luca Zaia, è il leader del Carroccio Umberto Bossi a ribaltare lo scenario. “Celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sarebbe una cosa negativa” dice il Senatùr, perché non gioverebbe alle “legittime istanze di riforma federalistica”. “Il federalismo è una speranza – conclude Bossi -. Bisognerebbe almeno arrivare a realizzare il progetto di Cavour”.

Napolitano a Reggio Emilia. Giorgio Napolitano assiste all’alzabandiera in piazza Prampolini, a Reggio Emilia, e apre ufficialmente le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. “Non c’era luogo e giorno più giusto per dare il via alla fase più intensa delle celebrazioni” dice il capo dello Stato, ricordando che proprio a Reggio Emilia è nato il tricolore. La bandiera e la Costituzione, assieme ai principi di cui sono portatori i due simboli, saranno al centro del discorso che il presidente della Repubblica rivolge alla folla che gremisce il Teatro Valli dopo aver ascoltato l’inno di Mameli. Presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e Gianni Alemanno sindaci di tre città che sono state capitali d’Italia, Torino Firenze e Roma. A questo proposito, è polemica a Salerno, dove storici, intellettuali e università lamentano il mancato invito alle celebrazioni del sindaco De Luca e la rimozione del ruolo storico della città, che fu di fatto capitale d’Italia dopo la caduta del fascismo, nei mesi che intercorsero tra lo sbarco alleato e la liberazione di Roma nell’agosto del 1944.

“No a visione acritica del Risorgimento”. Il discorso del capo dello Stato è ricco di passaggi che riportano le sue riflessioni al presente. “Nel 2010 abbiamo ricordato la spedizione dei Mille e altri avvenimenti del 1860 – premette Napolitano -. Adesso dobbiamo ricordare come nacque l’Italia unita e dobbiamo farlo certamente senza indulgere a una visione acritica del Risorgimento, a una rappresentazione idilliaca. Quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico consentito all’Italia dalla nascita dello stato nazionale. Naturalmente bisogna metterlo in luce senza nascondere contraddizioni e perfino storture”.

Gli stessi “fondamenti identitari comuni, segnatamente culturali – prosegue il presidente -, sono emersi attraverso un plurisecolare travaglio come propri della nazione italiana ben prima del suo tardivo costituirsi in stato unitario”. Il Capo dello Stato, in particolare, elogia la prolusione dello storico Alberto Melloni che ha “soprattutto affrontato senza infingimenti i limiti che segnarono a lungo il riconoscimento del valore comune del Tricolore, e ha fatto la storia della delusione, dello scontento che accompagnò e ben presto seguì il compimento dell’unità, la proclamazione, nel 1861, del Regno d’Italia, e che ha finito per riprodursi fino ai giorni nostri”.

“Tricolore e Costituzione, un obbligo rispettarli”. Ma, avverte Napolitano, “rispettare la Costituzione e il Tricolore, soprattutto per chi ha responsabilità di governo, è un obbligo”. E’ il momento del monito del presidente. “Dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto che vengano sottoposti a revisione quei principi fondamentali della nostra Costituzione, ciò dovrebbe significare che per tutti è pacifico l’obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti, con particolare riferimento all’articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiamo ruoli di rappresentanza e di governo”.

Il capo dello Stato si rivolge poi chiaramente alla Lega. “A forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese, vorrei dire che il ritrarsi o il trattenere le istituzioni, dall’impegno per il centocinquantenario non giova a nessuno”.

Non giova, in particolare, connotare il federalismo in via di approvazione con impulsi disgregativi, in un periodo storico che pone il Paese di fronte a importanti e dure prove da superare in campo sociale ed economico. “Vorrei solo dire – afferma Napolitano – che la premessa per affrontare positivamente queste prove, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzialità su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come stato nazionale aperto a tutte le collaborazione e a tutte le sfide, ma non incline a riserve e ambiguità sulla propria ragion d’essere. E tanto meno a impulsi disgregativi che possono minare l’essenzialità delle sue funzioni, dei suoi presidi e delle sua coesione”. L’unità nazionale, conclude il capo della Stato “fu la causa cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita”.

Subito dopo il discorso del Capo dello Stato, tanto Chiamparino quanto Alemanno e Renzi sottoscrivono il messaggio di Napolitano. I primi due, in particolare, mettono in evidenza le “incertezze” delle forze al governo sul tema delle celebrazioni (Chiamparino) e l’importanza di non fare del federalismo un “sinonimo di separazione” (Alemanno).

Zaia: “Federalismo, non scelta ma necessità”. Finché dal Carroccio non giunge la replica di Luca Zaia. “La miglior risposta che il Parlamento può dare alle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia è approvare il federalismo – dichiara il governatore del Veneto -. Il federalismo è un movimento centrifugo, non centripeto, unisce se si fa. E poi la riforma era già nelle intenzioni dei padri costituenti nel 1948, ma non è mai stata attuata”. “Lo stesso Napolitano – conclude Zaia – ha spiegato che il federalismo non è più una scelta, ma una necessità. Dunque è il tempo che la necessità diventi realtà”.

Alle parole di Zaia fanno eco le dichiarazioni di Angelo Alessandri, deputato della Lega e segretario regionale del Carroccio in Emilia Romagna. “Il 2011 più che un anno di celebrazioni deve essere un anno di grandi riforme. Il messaggio di Napolitano non è sbagliato, ma è l’approccio che non condivido. Non è che se si celebra in maniera entusiastica l’unità d’Italia, allora puoi fare anche le riforme. In questo modo sembra quasi che non servano le riforme”. “Più che la retorica – avverte Alessandri – servono inviti forti perché tutti indistintamente si mettano attorno a un tavolo per fare quelle riforme che sono urgenti e non più rinviabili per il Paese. Se prendiamo spunto dalle celebrazioni dell’unità d’Italia per fare le riforme ben venga, ma niente retorica”.

E nel dibattito si inserisce anche Radio Padania, che apre il suo microfono agli umori del popolo leghista. “Non sempre il presidente della Repubblica ha ragione”. “L’Unità d’Italia non è un dogma”. “Il 93% dei veneti ha dichiarato che non è giusto festeggiare l’Unità d’Italia”, sono alcune delle osservazioni degli ascoltatori dell’emittente vicina alla Lega Nord.

da repubblica.it

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«Non celebrare l’unità indebolisce il federalismo»
Saluto “speciale” di Napolitano a Prodi
Il governo è rappresentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, poi ci sono i sindaci della provincia, il deputato del Pd Pierluigi Castagnetti, il presidente dell’Anci e governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani: a tutti loro, oltre che ai cittadini che l’accolgono con calorosi applausi, va il saluto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, a Reggio Emilia, apre le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Ma un saluto particolare Napolitano lo tributa, dal palco del Teatro Valli, all’ex premier Romano Prodi. “Tra gli ospiti presenti – ha detto il Capo dello Stato – saluto Romano Prodi sapendo tutto ciò che rappresenta e sapendo che è di casa qui”. Il ‘tributo’ è stato seguito da un lungo applauso.

La folla applaude il presidente: mandali tutti a casa. “Mandali tutti a casa quelli là…”: nel tripudio di applausi per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Reggio Emilia c’è anche chi gli grida questa frase. Il capo dello Stato si sofferma a salutare i cittadini fuori dal teatro Valli dove si è tenuta la cerimonia che ha aperto le celebrazioni per il 150 anni per l’Unità d’Italia. Applausi calorosi, saluti e un tripudio di tricolori sono l’accoglienza che Reggio Emilia riserva al capo dello Stato.

Napolitano: l’art. 11 fa argine a reviviscenza nazionalismo
L’unita’ nazionale ha superato in 150 anni prove drammatiche e dopo l’esperienza del fascismo e della lotta antifascista della Resistenza trovo’ nell’Assemblea Costituente il modo di superare ”antiche antinomie e guasti profondi e condusse al recupero di ideali, valori, simboli comuni che erano stati piegati a logiche aberranti dal nazionalismo e dal fascismo”, ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricordando in particolare gli articoli 11 e 12 della Costituzione. Con la nascita della Repubblica, ha detto ”l’idea di nazione, l’amor di patria acquistarono o riacquistarono il fondamento di verita’ e il loro senso condiviso, cosi’ come lo riacquistarono i principi di solidarieta’ dello stato laico e di liberta’ religiosa”. ”Il piu’ granitico argine ad ogni reviviscenza nazionalistica, per la pace e la giustizia tra le nazioni, fu posto nell’articolo 11 della Costituzione e, nella pratica, con la nascita e lo sviluppo dell’Europa comunitaria. E non fu per caso che venne collocato all’articolo 12 il riferimento al Tricolore italiano come bandiera della Repubblica. Fu una scelta non solo simbolica ma di principio”.

Napolitano: prove ardue attendono l’Italia, l’Unità può superarle
Sono difficili e dure le prove “che attendono e già incalzano l’Italia in un delicato contesto europeo e in un arduo confronto internazionale” ma il Paese se “unito” può farcela. Lo dice da Reggio Emilia, dove ha aperto le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Napolitano non fa mistero di avere “preoccupazioni su cui ho avuto modo di esprimermi ampiamente per le difficoltà e la durezza delle prove che attendono e già incalzano l’Italia” ma a Reggio Emilia evita di ripeterle. Comunque sia la strada da seguire è una e non può prescindere dall’unità e dalla coesione del Paese. “Vorrei solo dire che la premesse per affrontarle positivamente – spiega -, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzialità su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato nazionale aperto a tutte le collaborazioni e a tutte le sfide ma non incline a riserve e ambiguità sulla propria ragion d’essere e tanto meno ad impulsi disgregativi che possono minare l’essenzialità delle sue funzioni, dei suoi presidi e della sua coesione”. Napolitano rilancia dunque “la nostra determinazione nel riaffermare, tutelare, rinsaldare l’unità nazionale che fu la causa a cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita”.

Napolitano, Unità fu decisivo avanzamento
Nel 2010 abbiamo ricordato la spedizione dei Mille e altri avvenimenti del 1860, adesso dobbiamo ricordare come nacque l’Italia unita e dobbiamo farlo certamente senza indulgere ad ”una visione acritica del risorgimento, ad una rappresentazione idilliaca, quel che e’ giusto sollecitare e’ un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico consentito all’Italia dalla nascita dello stato nazionale”, ha detto Giorgio Napolitano nel discorso al teatro Municipale Valli di Reggio Emilia. Naturalmente, ha aggiunto, bisogna metterlo in luce senza nascondere ”contraddizioni e perfino storture”. Gli stessi ”fondamenti identitari comuni, segnatamente culturali, sono emersi – ha ricordato Napolitano – attraverso un plurisecolare travaglio come propri della nazione italiana ben prima del suo tardivo costituirsi in stato unitario”. Il Capo dello Stato ha elogiato la prolusione dello storico Alberto Melloni che ha ”soprattutto affrontato senza infingimenti i limiti che segnarono a lungo il riconoscimento del valore comune del Tricolore, ed ha fatto la storia della delusione, dello scontento che accompagno’ e ben presto segui’ il compimento dell’unita’, la proclamazione, nel 1861, del Regno d’Italia, e che ha finito per riprodursi fino ai giorni nostri”. E’ stato un processo complesso con varie fasi politiche. Ad esempio, ha ricordato Napolitano, dopo il 1860 una parte delle forze risorgimentali che si erano battute per l’unita’ andarono all’opposizione: mazziniani, garibaldini, repubblicani, paleo-socialisti. ”La critica del Risorgimento, come ha documentato Giuseppe Galasso, in diverse fasi successive ha conosciuto significative espressioni”. Queste sfumature, queste diversita’ di valutazioni, ha concluso Napolitano, devono essere raccontate ”ma senza perdere di vista quale e’ il valore complessivo, positivo, del coronamento del moto per l’unita’ nazionale”.

Costituzione ha ridato senso e verità ad amor patria
L’amore di patria ha ritrovato senso e verità, dopo l’uso che ne era stato fatto nel ventennio fascista, grazie alla Costituzione democratica e va oggi riconosciuto e difeso. Lo dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aprendo a Reggio Emilia, città del primo Tricolore, le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. La Resistenza, “in tutte le sue manifestazioni” e la “straordinaria ricerca dell’intesa nell’assemblea costituente portò al superamento di antiche antinomie e di guasti profondi, condusse al recupero di ideali, valori, simboli comuni che erano stati piegati a logiche aberranti dal nazionalismo e dal fascismo”. “L’idea di nazione – insiste Napolitano -, l’amor di Patria acquistarono o riacquistarono il loro fondamento di verità e il loro senso condiviso così come i principi di sovranità dello Stato laico e di libertà religiosa”.

Napolitano: no ad impulsi disgregativi
Giorgio Napolitano ricorda che ci attendono e ci incalzano prove difficili e dure ”in un delicato contesto europeo e in un arduo confronto internazionale”, prove per cui ha gia’ espresso ”preoccupazioni” ;adesso, a Reggio Emilia, aggiunge ”che la premessa per affrontarle positivamente” e’ fare leva sulla unita’ nazionale e respingere ”impulsi disgregativi”. ”Vorrei solo dire – ha affermato Napolitano – che la premessa per affrontare positivamente queste prove, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzialita’ su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come stato nazionale aperto a tutte le collaborazione e a tutte le sfide, ma non incline a riserve ed ambiguita’ sulla propria ragion d’essere e tanto meno ad impulsi disgregativi che possono minare l’essenzialita’ delle sue funzioni, dei suoi presidi e delle sua coesione”. L’unita’ nazionale, ha concluso il capo della Stato ”fu la causa cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita”.

Napolitano: chi è al governo, rispetti il tricolore
Tutti, ma ancor di piu’ chi ha responsabilita’ di rappresentenza e di governo deve rispettare il Tricolore che e’ un simbolo unitario indicato nella Costituzione, ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in uno dei passaggi piu’ applauditi del discorso al Teatro Valli di Reggio Emilia. ”Non fu per caso – ha detto – che venne collocato all’articolo 12 il riferimento al tricolore italiano come bandiera della repubblica. Riferimento sobrio, essenziale, ma imprescindibile. I costituenti vollero farne, con quella collocazione nella Carta, una scelta non solo simbolica di principio. E dato che nessun gruppo politico ha mia chiesto che vengano sottoposti a revisione quei ‘Principi fondamentali’ della nostra costituzione cio’ dovrebbe significare che per tutti e pacifico l’obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti con particolare riferimento all’articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiamo ruoli di rappresentanza e di governo”.

Napolitano alla Lega: Non celebrare l’Unità non giova al federalismo
Ritrarsi dall’impegno a celebrare il 150/esimo anniversario della Unita’ d’Italia ” non giova a nessuno, non giova a rendere piu’ persuasive, potendo invece solo indebolirle,le legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico”, ha detto Giorgio Napolitano nel suo discorso a Reggio Emilia. Il presidente della Repubblica, nel discorso al Teatro Valli che avvia le cerimonie ufficiali del 2011 per 150/mo dell’unita’ d’Italia, ha rivolto ”un vivo incitamento a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizioni, a tutti coloro che hanno responsabilita’ nelle istituzioni nazionali, regionali e locali perche’ nei prossimi mesi, al sud e al centro come al nord si impegnino a fondo nelle iniziative cosi’ da renderne davvero ampia e profonda la proiezione tra i cittadini, la loro partecipazione, in rapporto ad una ricorrenza da tradurre in occasione di rafforzamento della comune consapevolezza delle nostre responsabilita’ nazionali”. ”Sono convinto – ha aggiunto – che cio’ sia possibile anche perche’ c’e’ una persistenza della memoria del Risorgimento e del moto nazionale unitario assai piu’ diffusa, in tutte le regioni, di quanto taluno mostri di ritenere. E a forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese, vorrei dire che il ritrarsi, o il trattenere le istituzioni, dall’impegno per il centocinquantenario, che e’ impegno a rafforzare le condizioni soggettive di un’efficacia guida del Paese, non giova a nessuno”.

Separatisti Bolzano: nulla in comune con bandiera
”E’ necessario che all’Alto Adige sia consentito di decidere con un voto se vogliamo essere e continuare ad essere parte dell’Italia del tricolore”. Lo afferma la direzione di Suedtiroler Freiheit, il partito della separatista Eva Klotz sulle celebrazioni del 150/o anniversario dell’unita’ d’Italia. In una nota, il partito afferma che l’Alto Adige ”e’ divenuto parte dell’Italia contro la propria volonta’ 92 anni fa” e protesta contro l’obbligo di esporre il tricolore ”visto che, in sostanza, non abbiamo nulla in comune con questa bandiera”.

Napolitano consegna la bandiera ai sindaci
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dato il via alle celebrazioni del 150/o anniversario dell’unita’ d’Italia, che coincidono con i festeggiamenti dell’anniversario della bandiera tricolore a Reggio Emilia, consegnando ai sindaci delle tre citta’ che sono state capitali italiane, Torino, Firenze e Roma, Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e Gianni Alemanno, la copia del primo tricolore. Si tratta di una riproduzione della bandiera che venne scelta proprio a Reggio Emilia nel 1797, come vessillo della Repubblica cispadana. Il capo dello Stato ha consegnato anche una copia della Costituzione ad alcuni studenti in rappresentanza delle scuole di Reggio Emilia, quindi ha visitato e inaugurato la mostra ‘La bandiera proibita. Il tricolore prima dell’unita”, allestita per celebrare l’anniversario nei musei civici del Comune di Reggio Emilia. Insieme a lui, oltre ai tre sindaci, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.

Schifani, identità attorno a valori forti
“Desidero unirmi idealmente a voi tutti in questo momento di celebrazione della nostra amata Bandiera, prima testimone di coraggio, di sacrifici, di battaglie, e poi simbolo del nostro Stato e del nostro popolo, dei quali incarna, nei colori, la fede, la speranza e la passione. Sono convinto che questa iniziativa costituirà una preziosa occasione di riflessione sulla storia del nostro Paese e sui valori ed i saperi che rappresentano la tradizione e l’identità d’Italia”. Così il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel messaggio inviato al Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, in occasione della Giornata nazionale del Tricolore, che sarà celebrata oggi a Reggio Emilia ”Rimarcare il significato storico istituzionale e il valore idealmente unificante della bandiera, proprio nell’anniversario dei 150 anni dello Stato italiano, rappresenta un momento prezioso di riflessione per quanti intendono cementare la coesione della comunità nazionale attorno a valori forti e prospettive di duratura stabilità”, scrive Schifani. ”Nell’esprimere il mio plauso a quanti si sono prodigati per la migliore riuscita dell’evento, auguro il pieno successo alla manifestazione e invio alla cittadinanza di Reggio e a tutti gli intervenuti i miei più cordiali saluti. Viva l’Italia!”.

Il tricolore nello spazio
Il tricolore simbolo dei 150 anni dall’Unita’ d’Italia andra’ nello spazio. La bandiera’ sara’ consegnata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’astronauta Roberto Vittori, nell’ambito delle celebrazioni che si sono appena aperte a Reggio Emilia. Vittori, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e colonnello dell’Aeronautica Militare italiana, portera’ sulla Stazione Spaziale Internazionale il tricolore che gli sara’ consegnato oggi da Napolitano. La partenza dell’astronauta e’ prevista a meta’ aprile, nell’ambito della missione ”Dama” dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Il tricolore arrivera’ a destinazione in un momento storico per lo spazio italiano perche’ per la prima volta due italiani saranno a bordo insieme sulla Stazione Spaziale: Vittori raggiungera’ infatti l’astronauta dell’Esa Paolo Nespoli, che sta affrontando una missione di sei mesi. Sara’ Nespoli a riportare a Terra la bandiera’al termine della sua missione, che si concludera’ il 16 maggio. ”Portare il tricolore in orbita in questo particolare momento storico e’ di buon auspicio – ha detto Vittori all’Ansa – perche’ il 2011 apre un nuovo decennio che vede l’Italia protagonista, con l’attesa del lancio del modulo Leonardo destinato a diventare un elemento permanente della stazione orbitale, con la lunga missione di Nespoli e la missione della quale saro’ protagonista”.

Napolitano apre festeggiamenti
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha aperto, con l’alza bandiera in piazza Prampolini le celebrazioni del 150/o anniversario dell’unita’ d’Italia, coincidente con l’anniversario della bandiera tricolore che ogni hanno si svolge a Reggio Emilia. Presenti in piazza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e i sindaci delle tre citta’ che sono state capitali d’Italia, Torino Firenze e Roma, Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e Gianni Alemanno.

da www.unita.it

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