cultura

"Leggere o evitare: libri, il meglio e il peggio 2010"

D’Avenia e Melissa P. stroncati, Bajani, Trevi e Valerio da amare. Tra gli stranieri la dama ungherese Magda Szabó è una certezza. Per i più piccoli, Geronimo Stilton viene spremuto all’inverosimile. E tra i saggi del 2010 i migliori per riflettere, secondo Anna Maria Lorusso, sono Belpoliti, Zagrebelski e Sgarbi. Le indicazioni di quattro nostri critici mentre Stefania Scateni, nel suo sguardo d’insieme, segnala su tutti un romanzo profondo e del tutto inusuale nel panorama italico: “Xy” di Sandro Veronesi.

LA NARRATIVA ITALIANA DEL 2010 DI PAOLO DI PAOLO

I tre migliori

1 Andrea Bajani, “Ogni promessa”, Einaudi
2 Emanuele Trevi, “Il libro della gioia perpetua”, Rizzoli
3 Chiara Valerio, “Spiaggia libera tutti”, Laterza

I tre peggiori

1 Alessandro D’Avenia, “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, Mondadori
2 Alfonso Luigi Marra, “La storia di Giovanni e Margherita”, Omogeneitas
3 Melissa P., “Tre”, Einaudi

Le mie scelte: chi scommette sulla scrittura, chi si autopromuove

Nel corso del 2010, le classifiche dei libri più venduti hanno senz’altro premiato anche libri di indubbio interesse e di qualità. Ma le sorprese vere stanno sempre in fondo alle liste dei bestseller o addirittura fuori. Le scritture di Bajani, Trevi e Valerio hanno in comune l’indisciplina e l’imprevedibilità. Scommettono tutto sulla lingua: non per via di uno sperimentalismo aggressivo e inconcludente, ma perché per loro conta più il “come” dire che il cosa. Pretenziose, raffazzonate, vacue le prove dell’esordiente D’Avenia e dell’avvocato Marra, che invade perfino la televisione con agghiaccianti spot autoprodotti.

LA NARRATIVA STRANIERA DEL 2010 DI MARIA SERENA PALIERI

I tre migliori

1 Magda Szabó, “Per Elisa”, Anfora
2 Per Olov Enquist, “Un’altra vita”, Iperborea
3 Alan Bennett, “Una vita come le altre”, Adelphi

I tre peggiori

1 Nicolai Lilin, “Caduta libera”, Einaudi
2 Irène Némirovsky, “Due”, Adelphi
3 Patrick Dennis, “Povera piccina”, Adelphi

Le mie scelte: l’autobiografia sconfigge le montature

Due dei tre testi migliori sono autobiografici. Un caso? Forse no, forse l’autobiografia, quando è profonda e spietata (ma anche pietosa) vince sulla finzione. Enquist, narratore sommo, ci porge la sua vita avvolgendola intorno alla ventina d’anni in cui è stato alcolista. E perfino l’alcolismo si può raccontare in modo creativo. Bennett è Bennett: anche la psicosi depressiva della madre diventa commozione e divertimento. Ah, pure “per Elisa” è fortemente autobiografico: Szabó, la grande dama ungherese, lo riteneva il suo libro migliore. Vero? Per noi, i suoi libri, sono migliori tutti… Sui no: Lilin è una montatura; Némirovsky dimostra che risentimento e cattiveria possono inquinare un bello stile; Dennis è roba rifritta, diciamo che arriva con un’ottantina d’anni di ritardo.

I LIBRI PER RAGAZZI DEL 2010 DI MANUELA TRINCI

I tre libri migliori

1 Germano Zullo e Albertine, “Gli uccelli”, Topipittori
2 Beatrice Masini, “Bambini nel bosco”, Fanucci
3 Marco Berrettoni Carrara e Chiara Carrer, “È non è”, Kalandraka

I tre libri peggiori

1 “Le avventure di Tom Sawyer – Geronimo Stilton”, Piemme
2 Fulvia Degl’Innocenti, “La ragazza dell’Est”, San Paolo edizioni
3 Alfredo Stoppa e Maria Luce Sonia Possentini, “Grande o piccolo?”, Sonia Possentini

Le mie scelte: i belli fanno sognare, i brutti sono pelosi o nutellosi

Ci sono libri belli proprio perché suscitano meraviglia e stupore e consentono di vedere il quotidiano da angolature diverse dal solito. Belli, perché raccontano la vita, anche la più dura col linguaggio della poesia, quello più consono ai bambini. Belli perché fanno sognare l’avventura e credere ai sogni avventurosi. Ci sono libri brutti perché obbediscono a discutibili operazioni commerciali e, per esempio, trasformano in topi, eroi e eroine che appartengono al tempo di tutti. Ci sono libri proprio brutti perché offrono ai giovani spaccati della vita appesantiti da stereotipi culturali e carità pelosa. Altri che sono brutti perché rendono l’infanzia nutellosa, propongono immagini pompose, volutamente evocative e di fatto non fanno pensare né divertire.

LA SAGGISTICA DEL 2010 DI ANNA MARIA LORUSSO

I tre saggi migliori

1 Marco Belpoliti, “Senza vergogna”, Guanda
2 Gustavo Zagrebelski, “Scambiarsi la veste. Stato e Chiesa al governo dell’uomo”, Laterza
3 Vittorio Sgarbi, “Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri”, Bompiani

I tre saggi peggiori

1 Marco Travaglio,”Ad personam”, Chiarelettere
2 Zygmunt Bauman, “L’arte della vita”, Laterza
3 “Pop filosofia” a cura di Simone Regazzoni, Il Nuovo Melangolo

Le mie scelte: le delusioni da autori eccellenti

I libri migliori sono tra loro diversissimi ma tutti sollecitano uno sguardo sul nostro presente anti-ideologico e non semplicemente critico, ma auto-critico. Belpoliti e Sgarbi ci fanno riflettere sui nostri stessi comportamenti, le nostre distrazioni, le nostre emozioni: i vizi di una società di cui siamo parte e che forse alimentiamo. Zagrebelski ci ricorda i rischi, le invasioni, le manipolazioni che il diritto alla laicità ha subito – e forse ancora sta subendo. Quanto ai tre “peggiori”, mi hanno delusa per il sospetto che rispondano anzitutto al bisogno (commerciale) di riproporre un’etichetta che ha avuto successo. Nel caso di Travaglio si tratta della ripetizione di una sorta di “fabbrica del dissenso” che mi pare ispirata da un afflato profetico-populistico che temo non produca consapevolezza critica (preferirei che non si fosse indottrinati contro Berlusconi, ma che si fosse preparati a smascherarne e capirne le logiche di interesse). Nei casi di Bauman e Regazzoni (quest’ultimo solo curatore del volume) si tratta del brand “società liquida” e “pop” e catalizzano l’attenzione con la promessa di una filosofia spiccia, comprensibile e vicina alla vita quotidiana. Ma la delusione è proporzionale alla stima per gli autori che in altre sedi, in anni precedenti, mi hanno invece ampiamente entusiasmato.

L’Unità 02.01.11

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