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Roma. Città sparita

Con lo scioglimento della Giunta romana, Alemanno certifica il suo fallimento. E’ ora che si dimetta. Roma merita di più. Dopo mesi di scandali ed inefficienze, la decisione del sindaco Alemanno di annullare tutti gli incarichi della giunta capitolina rappresenta il totale fallimento della amministrazione che da tre ha fatto sprofondare la Capitale. Formalmente, a sfiduciare il sindaco per primi sono arrivati gli esponenti della sua stessa maggioranza consci del crollo del consenso da parte dei cittadini.

La fiducia dei romani nei confronti di Alemanno è progressivamente scemata: dagli allori quando il primo cittadino si affacciava sui ponti romani per vedere la pericolosa piena del Tevere a oggi, la situazione si è completamente rovesciata. Alemanno ha dichiarato che la prima fase del suo mandato di è conclusa. Insomma si è giustificato elencando i meriti della sua giunta. Una lista davvero corta. Una pagina bianca. Della trasformazione del Comune in Roma Capitale, il sindaco può vantarsi di aver tagliato il nastro di inaugurazione, niente di più dato che il progetto era in piedi dagli anni precedenti la sua elezione. Della definizione dei progetti nel Piano Strategico di Sviluppo è simile al premier: si prende il merito di aver costruito il Ponte sullo Stretto anche se nessuna pietra è stata messa per terra. Lo stesso è valido per Alemanno.

Chi vive a Roma e chi ci passa come turista nota l’enorme differenza con gli anni passati. Lo slogan di Alemanno in campagna elettorale era “Roma cambia”. Questa è l’unica verità del suo operato: Roma è cambiata sì, in peggio!

La città si è ingrigita e sporcata. La città è sempre più buia, in tutti i sensi. Alcuni romani hanno, per forza, dovuto abbracciare e fare propria la legge della giungla che si vive sulle strade: nessuna regola e rispetto dei codici, i pedoni come birilli da evitare per arrivare prima (chissà dove poi), gli altri automobilisti possibili minacce o rivali nelle partenze al semaforo. Una frenesia avallata e giustificata dal progressivo imbarbarimento con l’arrivo degli Unni della destra.

Ma non è tutto. Ai posti chiave delle amministrazioni capitoline sono stati messi uomini “neri” con un passato (presente) legato ad associazioni neo fasciste. I muri e gli spazi pubblicitari sono tappezzati di propaganda abusiva nostalgica del ventennio, con un qualunquismo e un disprezzo per il diverso e lo straniero che ha radici solo nella stupidità e ignoranza. Tutto ovviamente con il consenso del sindaco. Gli uffici comunali sono occupati ora da un esercito di 4000 amici del sindaco: persone assunte o incaricate solo perché collegate in qualche modo ai politicanti dell’area Alemanno. E invece di volare basso, il sistema clientelare si bea di quanto sia efficiente!

Gli scenari futuri sono incerti. Dai giornali si apprende che Alemanno potrebbe essere commissariato a favore di Bertolaso per risolvere il “terremoto a Roma”. Alemanno verrebbe dirottato a Palazzo Chigi a mo’ di promozione per proteggere Berlusconi dagli attacchi di Fini e ricompattare i colonnelli ex Alleanza nazionale.

Per Paolo Gentiloni, con i “tre anni di amministrazione Alemanno, il fallimento è pieno. Il sindaco è riuscito solo nell’impresa di distruggere quanto era stato fatto nei quindici anni precedenti per il bene della città. Ora, travolto dalle sue difficoltà e da un crollo di popolarità testimoniato anche del sondaggio del Sole 24 ore, al posto di trarne le dovute conseguenze non trova nulla di meglio da fare che cercare alibi e scaricare i problemi sui suoi assessori. Ma i romani sanno bene di chi è la colpa di questo fallimento”

“Finalmente una buona notizia per i cittadini romani: Alemanno, forse dopo il disastroso risultato del sondaggio di IPR marketing pubblicato oggi dal Sole 24 Ore, ha deciso di sciogliere la Giunta Capitolina” ha dichiarato il deputato Jean-Leonard Touadi. “Adesso aspettiamo di capire se Alemanno sarà in grado, come dichiarato, di nominare i nuovi assessori e amministratori delegati entro il 13 gennaio; il fatto che tutto ciò sia accaduto dopo un incontro con Cicchitto e Gasparri riporta la politica cittadina ai non felici tempi di Sbardella ecc. e non promette nulla di buono”.
Ha concluso Touadi: “Considero comunque ingiusto che Alemanno abbia azzerato la Giunta, quando in realtà, per dare una svolta decisiva alla vita di Roma, avrebbe dovuto “autoazzerarsi”.

Per il vice presidente del Senato e commissario del Pd Lazio, Vannino Chiti “Alemanno azzera la sua giunta a metà del mandato. C’è da chiedersi il perché di una mossa tanto inusuale quanto significativa. Il malgoverno e gli scandali di ‘parentopoli’ hanno reso palese il fallimento della destra che governa Roma. Seppur in ritardo, nonostante i tanti segnali negativi giunti dalla città – non ultimo il sondaggio diffuso oggi dal Sole 24 Ore – Alemanno si arrende all’evidenza dei fatti cercando di uscire dall’angolo con una decisione disperata. Ma, di fronte ad un esito come questo, e’ difficile pensare che sia sufficiente un tardivo azzeramento della giunta”.

“Con questa scelta – ha proseguito Chiti – il sindaco dichiara di voler avviare un cambiamento che fissi per ogni assessore le deleghe, gli obiettivi e le regole che garantiscano la piena sintonia con le categorie sociali e produttive della città. E’ d’obbligo una domanda: con quale criterio aveva nominato i suoi assessori all’atto dell’insediamento? Quello illustrato oggi e’ infatti il metodo con cui ogni amministratore dovrebbe scegliere la sua squadra fin dall’inizio del proprio mandato. Alemanno – conclude Chiti – deve spiegare molte cose, dallo scandalo di ‘parentopoli’ fino alla sua rinuncia alla gestione dei rifiuti della città di Roma. Ora deve spiegare ai cittadini anche quest’ultima mossa e assumersi le sue responsabilità”.

“Con l’azzeramento della Giunta Alemanno la Capitale rischia un pauroso salto nel buio alla vigilia di scelte delicatissime su temi rilevanti come i rifiuti, il futuro di Roma Capitale, il rilancio delle aziende capitoline, i trasporti e altre criticità che stringono Roma da ormai due anni nel totale immobilismo”. Lo ha affermato la deputata del Pd Ileana Argentin, dirigente dei democratici del Lazio, commentando la decisione assunta dal Sindaco Alemanno che ha ritirato le deleghe agli assessori della Giunta capitolina.

“Si tratta – aggiunge l’esponente del Pd – di un rimpastone in grande stile da Prima Repubblica, dopo un giro di valzer con alcuni esponenti del Pdl ed ex colonnelli di An, che apre le porte ad una fase due come i governi balneari democristiani, seguendo le orme di Signorello”.

Per Andrea Sarubbi “il sindaco Alemanno ha deciso di sciogliere la giunta capitolina: dopo due anni e mezzo di autogestione, finalmente il primo gesto concreto per il bene di Roma. Il primo cittadino ha preso atto finalmente del giudizio della città sul suo operato, espresso impietosamente anche dalle cifre riportate del Sole 24 di questa mattina sulla popolarità degli amministratori locali. Ora Alemanno sia conseguente: si dimetta e lasci che i romani eleggano un sindaco vero”.

Anche per il deputato del Pd, Roberto Giachetti “la debolezza politica di Alemanno è la cartina tornasole dell’incapacità di governo del centrodestra, a Roma come nel paese. Dopo questo fallimento plateale, correttezza politica vorrebbe un ritorno alle urne. D’altronde è ormai chiaro che i romani non ne possono più dei disastri di Alemanno che in questi anni agito senza amore per Roma e ha impoverito drammaticamente la capitale riportandola in dietro di oltre un ventennio. Davanti ad una crisi politica così profonda il rimpasto è solo una forma di accanimento terapeutico, il centrodestra romano dovrebbe fare un passo in dietro. Anche perché non saranno certo gli accordicchi di palazzo, peraltro influenzati dal ‘lume’ di Cicchitto e Gasparri, a porre fine ad una litigiosità senza precedenti nell’esperienza amministrativa della capitale”.

“L’azzeramento della giunta capitolina è un’esplicita ammissione del fallimento del governo romano e, anche, dell’incapacità gestionale del sindaco Alemanno”. Lo ha dichiarato il senatore del Pd Raffaele Ranucci che poi continua: “Per il rispetto dovuto ai suoi elettori e a tutti i romani, il sindaco dovrebbe dimettersi soprattutto alla luce degli ultimi terribili scandali che hanno investito la sua gestione”.

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