attualità, lavoro, pari opportunità | diritti

Morti sul lavoro, la guerra nascosta d'Italia

Anche nel 2010 ci sono stati oltre 3 decessi al giorno tra i lavoratori. Fassina: “C’è la crisi ma i dati non cambiano. Intervenga urgentemente il Parlamento, il fenomeno è sottovalutato dal governo e dai media”. Quanti sono stati i morti del lavoro in Italia nel 2010? Troppi, più che nel 2009, più di 3 al giorno.

Secondo l’Osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro di Bologna, che abbiamo interpellati sono stati 1080.
Nel 2009 erano stati 1.050 (dati Inail). Italiaora.org ne ha contati 1.246 includendo i morti in itinere (da e per il luogo di lavoro), dato che l’Inail non calcola. E l’incidenza di questi lutti sulla vita degli italiani sembra non calcolarla il governo che prima ha smantellato il testo unico sulla sicurezza sul lavoro voluto dal Governo Prodi e adesso interviene sui singoli settori, tardi e lentamente. Proprio oggi Maurizio Sacconi, ministro del lavoro ha annunciato che nei prossimi giorni sarà presentata una circolare in materia di appalti nel settore privato con riferimento al pieno ottemperamento degli obblighi di legge” su costo del lavoro, per la tutela della salute e della sicurezza, con l’obiettivo di evitare che la ”logica del massimo ribasso possa comprimere questi obblighi fondamentali”.
Nei prossimi giorni, peccato che nel 2011 siamo già a 40 morti sul lavoro.

Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro nella Segreteria PD, attacca: “I dati del 2010 sulle morti sul lavoro sono, anche quest’anno, drammatici. La media di 3 decessi al giorno non si riduce, nonostante l’attività economica sia ancora fiacca, in particolare nel settore dell’edilizia, uno dei più rischiosi per incidenti mortali. Le politiche per la sicurezza non sono tra le priorità del Governo e del Ministro Sacconi, anzi alcune scelte, come l’eliminazione della responsabilità in solido dell’appaltatore con il subappaltatore o la cancellazione dell’obbligo di comunicazione all’Inps prima dell’inizio del lavoro, vanno in direzione opposta alla prevenzione. I dati del 2009 richiedono l’iniziativa urgente del Parlamento al fine di individuare le aree prioritarie di intervento per ridimensionare un fenomeno sottovalutato e oggetto di una inaccettabile assuefazione politica e mediatica”.

Secondo l’Osservatorio le categorie con più vittime sono l’edilizia e l’agricoltura. Il settore della cantieristica ha superato quest’anno l’agricoltura e ha registrato il 28,4% sul totale (167 morti), l’agricoltura con il 28,1% (165 morti) ha registrato comunque un incremento superiore al 4% e l’industria con il 12,5% (73 morti).
Tra le vittime gli stranieri sono stati il 10,1%. Per il 41% sono romeni; nella fascia d’età compresa tra i 19 e i 39 anni la percentuale raggiunge il 15%* ìsul totale degli stranieri.

I morti per infortuni sui luoghi di lavoro nelle regioni.
Tra le regioni con il maggior incremento di vittime ci sono state Calabria +95%, Sardegna + 35% e Veneto + 31,5%. Calano del 50% le vittime in Umbria, del 35% nelle Marche e del 27% in Emilia Romagna

Età delle vittime:
dai 16 ai 19 anni 3 (0,55%)
dai 20 ai 29 anni 53 ( 8,9%)
dai 30 ai 39 98 (16,8%)
dai 40 ai 49 113 (19,3%)
dai 49 ai 59 116 (19,8%)
dai 59 ai 69 87 (14,4%)
dai 70 ai 79 37 (3,7%)
dagli 80 ai 90 13 (1,8%)

Carlo ed Elena Soricelli che hanno analizzato i dati provincia per provincia rivelano come i lavoratori deceduti esclusivamente a causa di infortuni sui luoghi di lavoro non calano, ma aumentano. Per loro il calo complessivo delle vittime registrato in questi ultimi anni non è imputabile alla prevenzione messa in campo nelle aziende, ma è dovuto alla diminuzione dei decessi che si registra in itinere o più genericamente “sulle strade. Le ragioni di questo calo derivano soprattutto dall’acquisto da parte dei lavoratori di automobili nuove più sicure, dopo la rottamazione delle vecchie. Questo fa pensare che ci sia una maggiore attenzione verso il fenomeno degli infortuni sul lavoro soprattutto da parte delle imprese, purtroppo non è così”. Al contrario, come sostiene anche Fassina la crisi ha fatto aumentare i morti sui luoghi di lavoro perchè nel clima generale di difficoltà la “Sicurezza” viene messa in secondo piano. La realtà, tragica, è che pur di evitare il fallimento le aziende accettano commesse a prezzi più bassi e i lavoratori per non perdere il lavoro aumentano i ritmi e accettano senza contestazioni condizioni di maggior rischio.
Così la popolazione di un intero comune ogni anno nel nostro paese scompare senza clamore.

Marco Laudonio

www.partitodemocratico.it

3 Commenti

    I commenti sono chiusi.