attualità, politica italiana

"La buccia del chinotto", di Massimo Gramellini

Un amico sorride amaro: «Non farti illusioni, potenzialmente siamo tutti come lui e la sua corte: trombare e fare soldi, interessati solo ai bisogni primari, ai chakra bassi, per dirla alla maniera di voi che meditate e fate yoga. Sì, qualche disturbato che sogna con un romanzo o va in estasi per una notte d’amore sotto le stelle esisterà pure, ma è la buccia del chinotto: scorza sottile, percentuale insignificante».

Davvero? Davvero la maggioranza dei giovani assomiglia a quel tipo che incita sua sorella a infilarsi nel letto di un anziano miliardario, «così ci sistemiamo»? Davvero il mondo contemporaneo si divide fra padri padroni, disposti a uccidere le figlie che osano ribellarsi, e padri ruffiani che nelle intercettazioni le incitano a sgomitare perché «le altre ti sono passate davanti, svegliati!». Sarò un ingenuo, eppure vedo ancora in giro della dignità, anche in tanti poveri che una busta di 5000 euro l’hanno magari sognata, ma non la vorrebbero trovare nella borsa della figlia a quelle condizioni. Vedo donne e uomini pieni di vizi, ma che non invidiano lo stile di vita dei crapuloni e sognano di invecchiare con una persona amata al fianco e la musica di Mozart nelle orecchie. E quando, come ieri, alcuni lettori telefonano al giornale per segnalare che una luna mai così arancione è spuntata fra le colline e mi arriva sul tavolo la raccolta di poesie di una ragazza timida, allora penso che non è finita. Che la buccia del chinotto è più spessa di tutto il gas che le sta esplodendo intorno, in un enorme rutto di niente.

La Stampa 20.01.11

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“Come lo spiego in classe a un 14enne che non è bello essere Ruby…”, di Mila Spicola

1.
Roberto F., 3 P, 14 anni, mi ha firmato un disegno con “Silvio Berlusconi”. “Smettila, togli quella firma e metti il tuo nome” “Proessorè, picchì? A lei un ci piacissi essiri u cchiu riccu chi c’è e aviri tutti i fimmini chi si vonnu?”. Non penso ci sia bisogno di tradurre. Nell’inverno del 2008 qualcuno mi firmava i disegni come “il capo dei capi”.
2.
Silvia G., 2 R, 13 anni, sorella minore di Flavia, 17 anni già mamma di un bimbo. “Magari fossi così bella, certo che lo farei, proessorè, a lei un ci piacissi assistimarisi pi tutta la vita? Lei e tutta la famiglia sua, proessorè?”
3.
Ho ingoiato amaro, indecisa se parlar loro delle cose giuste e di quelle sbagliate, oppure se ..cavolo…hanno solo 13 e 14 anni e hanno il diritto di essere fanciulli, innocenti si diceva un tempo, non di assistere a questo fango. Eppure il fango si diffonde anche nelle loro vite. Vietato ai minori, si diceva un tempo. Quando è finito quel tempo?
4.
Luisa, 22 anni, è una splendida ragazza iscritta al secondo anno a ingegneria, figlia di un caro amico avvocato. Sul suo profilo di facebook campeggia una foto che sembra la pagina di un calendario. “Che c’è di male a esser belle? E sono pure intelligente, cosa volete dirmi? E’ una colpa esserne fiera? Della bellezza e dell’intelligenza? E se trovo un pollo da raggirare amen, peggio per lui”.
5.
Un alto dirigente del PD siciliano mi ha confessato qualche giorno fa: “Beato lui che può permetterselo”. “Lui chi scusa?”. “Lui, lui. Berlusconi”.
Io sono completamente esterrefatta. Non ditemi che il problema sia solo lui. Lui, lui. Berlusconi. Qua mi sa che tutta Houston, ops, l’Italia, abbia un problema. E ben più grave di quello che sembra. Altro che dimissioni del premier, altro che costituirsi al giudice. Una buona parte dell’Italia, attenzione, non tutta, ma una buona parte sì, potrebbe accompagnarlo da quel giudice perché ne vorrebbe condividere il peccato. Una buona parte dell’Italia vorrebbe trovarsi al posto suo, perché non ci trova nulla di male, anzi, tutto il bene che si immagina.

E se tutto il bene che si immagina per la propria vita è quello beh, il problema non è più “politico”, come si affannano a ripetere da destra a sinistra, ma morale, identitario, collettivo, etico. Attenzione: non moralistico, il problema è morale: quell’insieme di comportamenti condivisi che distinguono il carattere sociale di un popolo.

Parlo di ciò che è condannabile e ciò che non lo è nei comportamenti singoli, così come ritiene la maggior parte delle persone, a maggior ragione di chi ci rappresenta.
In questo non ce la passiamo affatto bene. No.

Cercherò di spiegarlo a Roberto F. e a Silvia G. nel poco tempo che trascorro con loro, non con parole o discorsi, ma con fatti e confronti: presenti e passati e con comportamenti.
Ma agli altri, a tutta quella buona fetta di italiani che pensano che il “problema sia politico” (e mi riferisco all’assurdo che mi capita di sentire persino da esponenti politici dell’opposizione) e che “sono solo fatti suoi”, chi glielo va a spiegare che no, non sono più “semplicemente fatti suoi”, ma bensì nostri.

Perché Lui, in questo momento è noi e io, scusate se lo ribadisco, non voglio affatto essere Lui, men che mai Ruby. E non voglio affatto che lo vogliano i miei alunni, come anche la bella e intelligente figlia dell’avvocato che è cresciuta in 20 anni di trash televisivo e politico.

Voglio dire che il peggio di tutto questo incubo è che i nostri figli guardano e o copiano o condannano.

E come disse Garibaldi da Caprera: non è certo questa l’Italia che avevo in mente.

O no?

L’Unità 20.01.11