Giorno: 27 Febbraio 2012

“Serve più ricerca per valutare i risultati scolastici”, di Benedetto Vertecchi

Promuovere in Italia una cultura valutativa è una condizione per modernizzare il sistema educativo, avvertita soprattutto per la suggestione esercitata da quanto sta avvenendo altrove. L’attenzione che nel dibattito internazionale è stata rivolta ai dati delle grandi rilevazioni comparative ha spinto a considerare come modello di riferimento per la valutazione quello utilizzato dall’Ocse per il Programme for International Student Assessment (Pisa). Non ci si è chiesti se le ipotesi elaborate per condurre rilevazioni comparative, come quelle dell’Ocse, potessero essere assunte, sic et simpliciter, per sviluppare l’attività valutativa in uno specifico sistema scolastico. È così avvenuto che anziché cercare di definire una strategia che tenesse conto delle caratteristiche proprie della scuola italiana, si siano acquistati dall’Ocse servizi valutativi variamente derivati dalle procedure Pisa. C’è da chiedersi con quale vantaggio per il nostro sistema educativo. Certo con lo svantaggio di aver rinunciato a un’elaborazione autonoma, specificamente collegata a un disegno di sviluppo dalla cultura valutativa in Italia. Quest’atteggiamento subalterno non è giovato neanche ad assicurare la qualità della partecipazione nazionale alle rilevazioni internazionali, che si è limitata …

"Serve più ricerca per valutare i risultati scolastici", di Benedetto Vertecchi

Promuovere in Italia una cultura valutativa è una condizione per modernizzare il sistema educativo, avvertita soprattutto per la suggestione esercitata da quanto sta avvenendo altrove. L’attenzione che nel dibattito internazionale è stata rivolta ai dati delle grandi rilevazioni comparative ha spinto a considerare come modello di riferimento per la valutazione quello utilizzato dall’Ocse per il Programme for International Student Assessment (Pisa). Non ci si è chiesti se le ipotesi elaborate per condurre rilevazioni comparative, come quelle dell’Ocse, potessero essere assunte, sic et simpliciter, per sviluppare l’attività valutativa in uno specifico sistema scolastico. È così avvenuto che anziché cercare di definire una strategia che tenesse conto delle caratteristiche proprie della scuola italiana, si siano acquistati dall’Ocse servizi valutativi variamente derivati dalle procedure Pisa. C’è da chiedersi con quale vantaggio per il nostro sistema educativo. Certo con lo svantaggio di aver rinunciato a un’elaborazione autonoma, specificamente collegata a un disegno di sviluppo dalla cultura valutativa in Italia. Quest’atteggiamento subalterno non è giovato neanche ad assicurare la qualità della partecipazione nazionale alle rilevazioni internazionali, che si è limitata …

"Ghizzoni: ingiustizia e improvvisazione" intervista di Marina Boscaino e Marco Guastavigna

Ci può spiegare con maggior previsione qual è stato l’iter istituzionale e politico del mancato provvedimento? Con la firma di tutti i deputati del PD componenti delle commissioni Istruzione e Lavoro è stato depositato un emendamento al decreto Milleproroghe (il numero 6.19) finalizzato a rinviare al 31 agosto 2012 (invece che al 31 dicembre 2011), nel comparto scuola, il termine per maturare i requisiti per il pensionamento secondo la normativa previgente alla cosiddetta riforma Fornero. Tale rinvio consentirebbe di riconoscere nella normativa previdenziale la specificità della scuola, la cui vita è scandita dai ritmi della didattica che da sempre condizionano anche l’accesso alla quiescenza (il 1 settembre, cioè all’avvio dell’anno scolastico). Anche il parere al decreto Milleproroghe espresso all’unanimità dalla Commissione VII della Camera accoglie una condizione del tutto analoga all’obiettivo dell’emendamento, a testimonianza di un orientamento condiviso dalle forze politiche presenti nella commissione (“Si differisca al 31 agosto 2012 il termine previsto dall’articolo 24, comma, 14 del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, per la …

“Ghizzoni: ingiustizia e improvvisazione” intervista di Marina Boscaino e Marco Guastavigna

Ci può spiegare con maggior previsione qual è stato l’iter istituzionale e politico del mancato provvedimento? Con la firma di tutti i deputati del PD componenti delle commissioni Istruzione e Lavoro è stato depositato un emendamento al decreto Milleproroghe (il numero 6.19) finalizzato a rinviare al 31 agosto 2012 (invece che al 31 dicembre 2011), nel comparto scuola, il termine per maturare i requisiti per il pensionamento secondo la normativa previgente alla cosiddetta riforma Fornero. Tale rinvio consentirebbe di riconoscere nella normativa previdenziale la specificità della scuola, la cui vita è scandita dai ritmi della didattica che da sempre condizionano anche l’accesso alla quiescenza (il 1 settembre, cioè all’avvio dell’anno scolastico). Anche il parere al decreto Milleproroghe espresso all’unanimità dalla Commissione VII della Camera accoglie una condizione del tutto analoga all’obiettivo dell’emendamento, a testimonianza di un orientamento condiviso dalle forze politiche presenti nella commissione (“Si differisca al 31 agosto 2012 il termine previsto dall’articolo 24, comma, 14 del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, per la …

“Spesa pubblica una riforma è possibile”, di Franco Bruni

Il ministro Passera ha ribadito ieri che il governo non annuncia «tesoretti» prima di averli incassati. Monti aveva già rinviato la predisposizione di un fondo per gli sgravi fiscali a quando la sua alimentazione assumerà consistenza. Ciò non smentisce l’intenzione di utilizzare i proventi della lotta all’evasione e agli sprechi per aiutare la crescita, anche abbassando le tasse. Dati i vincoli di bilancio, è meglio per ora non pensare a ridurre il gettito complessivo delle imposte, mentre è sacrosanto cambiarne la composizione e la distribuzione: far pagare di più chi evade o elude, sgravare chi paga troppo, tassare di più il capitale e alleviare gli oneri fiscali e parafiscali che gravano sull’occupazione, sia dal lato delle imprese che da quello dei lavoratori. Sarebbe meglio farlo nel quadro di un’armonizzazione fiscale europea. Quanto alla spesa pubblica, è vero che la sua riduzione consente di accelerare gli sgravi fiscali; ma è anche vero che i risparmi sulle spese meno utili, i soldi buttati via, sono chiamati ad alimentare le spese più preziose e scarse, come quelle che …

"Spesa pubblica una riforma è possibile", di Franco Bruni

Il ministro Passera ha ribadito ieri che il governo non annuncia «tesoretti» prima di averli incassati. Monti aveva già rinviato la predisposizione di un fondo per gli sgravi fiscali a quando la sua alimentazione assumerà consistenza. Ciò non smentisce l’intenzione di utilizzare i proventi della lotta all’evasione e agli sprechi per aiutare la crescita, anche abbassando le tasse. Dati i vincoli di bilancio, è meglio per ora non pensare a ridurre il gettito complessivo delle imposte, mentre è sacrosanto cambiarne la composizione e la distribuzione: far pagare di più chi evade o elude, sgravare chi paga troppo, tassare di più il capitale e alleviare gli oneri fiscali e parafiscali che gravano sull’occupazione, sia dal lato delle imprese che da quello dei lavoratori. Sarebbe meglio farlo nel quadro di un’armonizzazione fiscale europea. Quanto alla spesa pubblica, è vero che la sua riduzione consente di accelerare gli sgravi fiscali; ma è anche vero che i risparmi sulle spese meno utili, i soldi buttati via, sono chiamati ad alimentare le spese più preziose e scarse, come quelle che …

“Scuola, è allarme abbandoni uno su cinque senza diploma Italia tra i peggiori d´Europa”, di Corrado Zunino

La crisi economica, a scuola, fa crescere i dispersi. Il ministro dell´Istruzione, letti gli ultimi dati sulla fuga dalle classi, ha scelto di porre la questione tra le priorità del suo mandato. In Italia un ragazzo su cinque non ha un diploma di media superiore né una qualifica professionale: è “disperso scolastico”, secondo l´accezione europea, destinato al fallimento personale. Gli ultimi dati Istat, passati dall´Istituto nazionale di statistica al Miur dieci giorni fa e ora pubblici, illuminano il quadro: il 18,8 per cento dei giovani italiani fugge la scuola prima del diploma (si sale al 22 tra i maschi). Certo, alle spalle c´è un recente recupero: dal 2004 al 2010 è tornato in aula e agli esami finali il 4 per cento degli iscritti, ma l´ufficio statistica del ministero sta lavorando nuovi dati che illustrano come la lunga crisi economica abbia interrotto il recupero e stia allargando un problema storicizzato al Sud alle periferie delle metropoli italiane: Milano, Torino, Genova, Verona, Bologna, Roma. Il ministro Francesco Profumo è stato un mese fa a Ponticelli (Napoli) …