Giorno: 9 Marzo 2012

“Primo, concertare”, di Mimmo Carrieri e Cesare Damiano

Il barometro della trattativa sul mercato del lavoro continua a oscillare, a volte volge al bello, altre in direzione contraria. Il governo aveva ventilato, in alcune occasioni, che non fosse indispensabile arrivare a una intesa con le parti sociali. E questo aveva fatto suscitare più di qualche interrogativo. Ci avevano insegnato (ricordate lo “scambio politico”) che è interesse fondante dei governi pervenire ad accordi con le parti sociali (che usavamo chiamare di concertazione): specie se si tratta di governi tecnici e dall’incerta base parlamentare, come è l’attuale. L’intesa era una necessità se essi volevano davvero allargare il loro consenso sociale (o neutralizzare potenziali conflitti). In realtà queste indicazioni di “scuola” hanno subìto nel corso degli ultimi anni alcuni slittamenti, in ragione del prevalere (qualche volta anche nel centrosinistra) di una lettura liberista – molto discutibile – del rapporto con le organizzazioni sociali, in primo luogo i sindacati. Questa lettura porta a ritenere preferibile, alla strada dell’accordo, quella della decisione dirigista o dell’assecondamento della spontaneità del mercato. In questa ottica queste due modalità – decreto e …

"L'urlo della scuola", di Mila Spicola

C’è bisogno di urlare per difendere la scuola statale italiana? A Bologna riparte la protesta a difesa della scuola. La voce l’abbiamo alzata in tanti in questi ultimi anni, non è servito. E’ chiaro. Perché a fronte dello stile diverso dal precedente, questo governo non è chi stia brillando per sostanziali cambi di passo per quel che riguarda le azioni a sostegno della scuola statale, al di là dei desiderata e delle dichiarazioni. Gli ultimi eventi , i provvedimenti dichiarati e smentiti subito dopo, dal concorso per i docenti, al riordino degli anni dell’obbligo e del ciclo di studi, all’ultimo sulla stabilizzazione dei docenti precari, ci disegnano un quadro frammentato di desideri e di proposte subito rimangiate nel nome della scarsità di risorse. Il risultato? Un estrema incertezza legata alla presa d’atto dello status quo: la scuola rimane povera e in difficoltà e non si affacciano all’orizzonte provvedimenti strutturali ma solo marginali. Ed ecco che torna a farsi viva e necessaria la protesta. Si ricomincia da Bologna, da cui parte un invito: una mobilitazione per …

“L’urlo della scuola”, di Mila Spicola

C’è bisogno di urlare per difendere la scuola statale italiana? A Bologna riparte la protesta a difesa della scuola. La voce l’abbiamo alzata in tanti in questi ultimi anni, non è servito. E’ chiaro. Perché a fronte dello stile diverso dal precedente, questo governo non è chi stia brillando per sostanziali cambi di passo per quel che riguarda le azioni a sostegno della scuola statale, al di là dei desiderata e delle dichiarazioni. Gli ultimi eventi , i provvedimenti dichiarati e smentiti subito dopo, dal concorso per i docenti, al riordino degli anni dell’obbligo e del ciclo di studi, all’ultimo sulla stabilizzazione dei docenti precari, ci disegnano un quadro frammentato di desideri e di proposte subito rimangiate nel nome della scarsità di risorse. Il risultato? Un estrema incertezza legata alla presa d’atto dello status quo: la scuola rimane povera e in difficoltà e non si affacciano all’orizzonte provvedimenti strutturali ma solo marginali. Ed ecco che torna a farsi viva e necessaria la protesta. Si ricomincia da Bologna, da cui parte un invito: una mobilitazione per …

"Aumentare i consumi e creare lavoro. Serve la Patrimoniale", di Laura Pennacchi

Il dibattito sul «dopo Monti», e sull’auspicabilità di una grande coalizione centrista alla guida dell’Italia anche dal 2013 in avanti, dovrebbe incorporare la riflessione sul futuro deflazionista preparato per l’Europa dalla filosofia rigorista del Fiscal Compact, insufficientemente contrastabile con la prospettiva di rilancio della crescita, basata solo sull’estensione delle liberalizzazioni e l’approfondimento concorrenziale del mercato interno, contenuta nella lettera sottoscritta in febbraio da dodici capi di Stato europei tra cui Monti e Cameron, leader conservatore inglese. Dal Fiscal Compact e dalla lettera dei dodici, infatti, si vede quanto conti quella discriminante destra/sinistra che i sostenitori della «Grande coalizione» pretenderebbero non essere più operante, tutti i partiti essendo costretti secondo loro, nelle condizioni dell’eccezionale risanamento imposto all’Italia e della necessaria «seconda ricostruzione », a «non differenziarsi molto nell’attività di governo» (così Salvati sul Corriere della sera del 5 marzo). Invece l’alternatività delle ispirazioni è cruciale. Non a caso una discriminante destra/sinistra a scala europea verrà ribadita con la Dichiarazione di Parigi del 14 marzo promossa da Bersani (che come segretario del Pd denunzia l’angustia delle attuali …

“Aumentare i consumi e creare lavoro. Serve la Patrimoniale”, di Laura Pennacchi

Il dibattito sul «dopo Monti», e sull’auspicabilità di una grande coalizione centrista alla guida dell’Italia anche dal 2013 in avanti, dovrebbe incorporare la riflessione sul futuro deflazionista preparato per l’Europa dalla filosofia rigorista del Fiscal Compact, insufficientemente contrastabile con la prospettiva di rilancio della crescita, basata solo sull’estensione delle liberalizzazioni e l’approfondimento concorrenziale del mercato interno, contenuta nella lettera sottoscritta in febbraio da dodici capi di Stato europei tra cui Monti e Cameron, leader conservatore inglese. Dal Fiscal Compact e dalla lettera dei dodici, infatti, si vede quanto conti quella discriminante destra/sinistra che i sostenitori della «Grande coalizione» pretenderebbero non essere più operante, tutti i partiti essendo costretti secondo loro, nelle condizioni dell’eccezionale risanamento imposto all’Italia e della necessaria «seconda ricostruzione », a «non differenziarsi molto nell’attività di governo» (così Salvati sul Corriere della sera del 5 marzo). Invece l’alternatività delle ispirazioni è cruciale. Non a caso una discriminante destra/sinistra a scala europea verrà ribadita con la Dichiarazione di Parigi del 14 marzo promossa da Bersani (che come segretario del Pd denunzia l’angustia delle attuali …

“L’annus horribilis di Mediaset”, di Giovanni Cocconi

Bilancio 2011 il peggiore del decennio. I nodi: l’asta “aperta” e la nuova Agcom. Se sarà un’asta non andrà deserta. Quello che già a fine gennaio un report di Mediobanca avevo messo nero su bianco ormai lo pensano in tanti. Se il governo Monti deciderà di “smontare” il beauty contest delle frequenze tv, per ora congelato, e di bandire una vera e propria asta competitiva, anche gruppi media stranieri e operatori tlc potrebbero partecipare e la stessa Mediaset non potrebbe disertarla. Il giorno dopo il colloquio tra Fedele Confalonieri e Mario Monti non è difficile spiegare il nervosismo del Biscione sulle possibili mosse del governo. Il bilancio che archivierà il 2011 sarà probabilmente per la Mediaset italiana il peggiore degli ultimi dieci anni, con un utile netto previsto attorno ai 200 milioni, molto al di sotto dei 350 del 2010 e dei 269 di due anni fa. Un dato che si spiega con una flessione della pubblicità di circa il 4 per cento e una crescita dei costi del 3. L’allarme lanciato da Confalonieri sui …

"L’annus horribilis di Mediaset", di Giovanni Cocconi

Bilancio 2011 il peggiore del decennio. I nodi: l’asta “aperta” e la nuova Agcom. Se sarà un’asta non andrà deserta. Quello che già a fine gennaio un report di Mediobanca avevo messo nero su bianco ormai lo pensano in tanti. Se il governo Monti deciderà di “smontare” il beauty contest delle frequenze tv, per ora congelato, e di bandire una vera e propria asta competitiva, anche gruppi media stranieri e operatori tlc potrebbero partecipare e la stessa Mediaset non potrebbe disertarla. Il giorno dopo il colloquio tra Fedele Confalonieri e Mario Monti non è difficile spiegare il nervosismo del Biscione sulle possibili mosse del governo. Il bilancio che archivierà il 2011 sarà probabilmente per la Mediaset italiana il peggiore degli ultimi dieci anni, con un utile netto previsto attorno ai 200 milioni, molto al di sotto dei 350 del 2010 e dei 269 di due anni fa. Un dato che si spiega con una flessione della pubblicità di circa il 4 per cento e una crescita dei costi del 3. L’allarme lanciato da Confalonieri sui …