Giorno: 19 Settembre 2012

Sisma: Ghizzoni, apertura scuole mezzo miracoloo

“A quattro mesi dal sisma abbiamo fatto un mezzo miracolo. – Lo ha detto la deputata modenese Manuela Ghizzoni (Pd), presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, intervenendo a Fiuggi all’assemblea nazionale della UIL scuola. – Il terremoto ha causato gravi danni all’edilizia scolastica, tuttavia lunedì le lezioni sono regolarmente iniziate e, nella maggior parte dei casi, nelle scuole ristrutturate in tempi velocissimi grazie al concorso della intera comunità. La scuola che riapre – sottolinea Ghizzoni – rappresenta la volontà di voler andare avanti, superando l’emergenza terremoto, ma senza dimenticarne la lezione che dobbiamo trarne: la sicurezza e la prevenzione come priorità della nostra azione. Inaugurare l’anno scolastico secondo il calendario stabilito é stato possibile grazie alla decisione di mettere la scuola come priorità della ricostruzione e per la realizzazione di un coinvolgimento generale: possiamo ben dire di aver compiuto un mezzo miracolo e non solo per merito delle risorse che sono arrivate con il decreto Terremoto, ma soprattutto grazie al concorso di tutti i livelli istituzionali e al senso civico dei cittadini. Si …

"Il “sistema Lazio” divorato dai camerati di merende", di Mattia Feltri

La mirabile di sintesi è di uno che ci è cresciuto in mezzo: «Sono passati dal me ne frego d’opposizione al me ne frego di tutto. Anzi, me frego tutto». Potrebbe finire qui la storia della destra romana arrivata al Campidoglio (con Gianni Alemanno nel 2008) e in Regione (con Renata Polverini nel 2010) dopo un’esistenza ai margini politici ed esistenziali. Un’occasione irripetibile rottamata da sé in una gestione non indimenticabile della cosa pubblica e nello spettacolare e impadellato saccheggio dei denari regionali. Lo chiamavano sistema laziale poiché sindaco e governatrice provengono dai ranghi missini, e c’era qualcosa di particolarmente evocativo – i colli fatali e paccottiglia varia – e particolarmente affascinante nella rivincita dei fuoriusciti dalle catacombe, grazie anche a Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Ma se davvero era un sistema, e i dubbi abbondano, era un sistema basato su una persona: Andrea Augello. Cinquantuno anni, prodotto del Msi, senatore del Pdl, gran galantuomo, gran conoscitore della capitale e della politica, Augello è stato il superbo organizzatore della campagna elettorale di Alemanno e Polverini. …

"Il “sistema Lazio” divorato dai camerati di merende", di Mattia Feltri

La mirabile di sintesi è di uno che ci è cresciuto in mezzo: «Sono passati dal me ne frego d’opposizione al me ne frego di tutto. Anzi, me frego tutto». Potrebbe finire qui la storia della destra romana arrivata al Campidoglio (con Gianni Alemanno nel 2008) e in Regione (con Renata Polverini nel 2010) dopo un’esistenza ai margini politici ed esistenziali. Un’occasione irripetibile rottamata da sé in una gestione non indimenticabile della cosa pubblica e nello spettacolare e impadellato saccheggio dei denari regionali. Lo chiamavano sistema laziale poiché sindaco e governatrice provengono dai ranghi missini, e c’era qualcosa di particolarmente evocativo – i colli fatali e paccottiglia varia – e particolarmente affascinante nella rivincita dei fuoriusciti dalle catacombe, grazie anche a Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Ma se davvero era un sistema, e i dubbi abbondano, era un sistema basato su una persona: Andrea Augello. Cinquantuno anni, prodotto del Msi, senatore del Pdl, gran galantuomo, gran conoscitore della capitale e della politica, Augello è stato il superbo organizzatore della campagna elettorale di Alemanno e Polverini. …

"Non perdete altro tempo", di Pier Paolo Baretta e Cesare Damiano

Era Marchionne che doveva convocare il governo? Viste le iniziali incertezze dell’esecutivo (ma sabato Monti vedrà l’ad Fiat) poteva venire questo sospetto. L’annuncio da parte del Lingotto dell’abbandono del piano Fabbrica Italia, che prevedeva 20 miliardi di investimento nel nostro paese, non è stato nient’altro che la conferma di una preoccupazione presente tra le forze politiche e sociali. Le conseguenze di questa scelta non sono immaginabili, perché si può andare dal ridimensionamento della presenza del settore auto nel nostro paese, alla sua tendenziale scomparsa. Per questo, come Partito democratico, abbiamo chiesto da tempo di passare dai tavoli di crisi aperti al ministero delle attività produttive, ad interventi veri e propri di politica industriale. Per comprendere la situazione, non rinchiudiamoci all’interno di una visione esclusivamente nazionale od europea del problema e domandiamoci se c’è un crollo del mercato dell’auto a livello mondiale. Si deve innanzitutto registrare come l’andamento dei principali mercati europei non sia uniforme. Infatti, mentre la Germania ed il Regno Unito segnano rispettivamente un +0,7% ed un +2,7%, la recessione riguarda l’Italia (-20%), la …

"Non perdete altro tempo", di Pier Paolo Baretta e Cesare Damiano

Era Marchionne che doveva convocare il governo? Viste le iniziali incertezze dell’esecutivo (ma sabato Monti vedrà l’ad Fiat) poteva venire questo sospetto. L’annuncio da parte del Lingotto dell’abbandono del piano Fabbrica Italia, che prevedeva 20 miliardi di investimento nel nostro paese, non è stato nient’altro che la conferma di una preoccupazione presente tra le forze politiche e sociali. Le conseguenze di questa scelta non sono immaginabili, perché si può andare dal ridimensionamento della presenza del settore auto nel nostro paese, alla sua tendenziale scomparsa. Per questo, come Partito democratico, abbiamo chiesto da tempo di passare dai tavoli di crisi aperti al ministero delle attività produttive, ad interventi veri e propri di politica industriale. Per comprendere la situazione, non rinchiudiamoci all’interno di una visione esclusivamente nazionale od europea del problema e domandiamoci se c’è un crollo del mercato dell’auto a livello mondiale. Si deve innanzitutto registrare come l’andamento dei principali mercati europei non sia uniforme. Infatti, mentre la Germania ed il Regno Unito segnano rispettivamente un +0,7% ed un +2,7%, la recessione riguarda l’Italia (-20%), la …

Camera. Franceschini: Il gruppo PD farà comunque certificare il suo bilancio

Il Pd “farà comunque certificare” i bilanci dei propri gruppi parlamentari da una società di revisione esterna. Lo ha annunciato nell’Aula della Camera il capogruppo del Pd Dario Franceschini, ricordando come siano stati proprio i democratici a sollevare la questione in una lettera, inviata a Gianfranco Fini il 6 aprile scorso. “Allora chiedevamo di avviare con la massima sollecitudine un’iniziativa che porti all’introduzione di nuove regole certe riguardanti i bilanci dei gruppi parlamentari”. Secondo le anticipazioni dell’Ansa, dalla bozza del nuovo regolamento di Montecitorio non ci sarà alcuna società di certificazione a sorvegliare i bilanci dei gruppi parlamentari alla Camera. Sarebbe dunque bocciata in partenza la proposta fatta dal presidente Gianfranco Fini sulla necessità di organismi esterni di controllo. Domani il voto della giunta parlamentare. Secondo le nuove regole, “entro trenta giorni dalla propria costituzione, ciascun gruppo approva uno statuto”, che “indica l’organo competente ad approvare il rendiconto e l’organo responsabile per la gestione amministrativa e contabile del Gruppo”. Inoltre viene esplicitato che i “contributi” della Camera “sono destinati dai Gruppi esclusivamente agli scopi istituzionali …

"Basta egoismi, la sfida è il governo", di Claudio Sardo

Le primarie devono servire per rendere più democratiche e partecipate le scelte decisive, per rafforzare il progetto di governo, per conquistare energie e consensi nella società. Non possono trasformarsi in un conflitto distruttivo, in una prova di autolesionismo collettivo. Nel popolo del Pd e del centrosinistra – tanto più in quella parte abituata a cantare e a portare la croce, tra i volontari che faticano e magari vengono additati come pezzi della nomenclatura – cresce un grande timore. Che le primarie possano produrre divisione anziché unità, confusione anziché chiarezza, egoismi anziché condivisione, discredito anziché innovazione. E che in questo modo il Pd e il centrosinistra consumino la loro credibilità come forza di governo prima ancora che il vantaggio virtuale assegnato dai sondaggi. Sia chiaro, dalla scelta delle primarie non si torna indietro. Per mille motivi, anche perché priverebbe l’elettorato progressista di qualcosa che viene percepito quasi come un diritto. Sì, nell’Italia dei partiti personali e privi di democrazia interna, il carattere aperto e scalabile del Pd è considerato un diritto generale. Ma è bene che …