Giorno: 22 Settembre 2012

"Valutazioni università Gelmini ci ripensa", di Mario Castagna

«Sui parametri bibliometrici individuati dall’Agenzia, non registro un consenso unanime nella comunità accademica». Ora che anche l’ex-ministro Maria Stella Gelmini critica l’operato dall’Anvur il cerchio si chiude e non è facile trovare qualcuno che difenda l’operato di questa istituzione. L’attività dell’Agenzia nazionale per la valutazione dell’Università e la ricerca è diventato forse l’unico argomento di discussione all’interno delle aule e dei dipartimenti universitari. Migliaia di aspiranti professori hanno seguito con ansia le tappe che avrebbero dovuto condurre a criteri certi per la verifica delle loro qualità di ricercatori. Ma ora non c’è più nulla se non il fatto che qualsiasi decisione presa viene messa in discussione. Infatti l’Agenzia ha continuamente corretto i criteri che aveva emanato magari pochi giorni prima. Sul sito dell’Anvur sono ormai più numerose le note che chiariscono qualcosa, piuttosto che quelle che affermano qualcosa. Ma la creatività dei commissari Anvur non si è limitata a questo arrivando ad inventare fantasiose locuzioni ossimori che, come il capolavoro della mediana come «definizione univoca ma anche ambigua». L’ultimo atto è datato 14 settembre 2012 …

"Valutazioni università Gelmini ci ripensa", di Mario Castagna

«Sui parametri bibliometrici individuati dall’Agenzia, non registro un consenso unanime nella comunità accademica». Ora che anche l’ex-ministro Maria Stella Gelmini critica l’operato dall’Anvur il cerchio si chiude e non è facile trovare qualcuno che difenda l’operato di questa istituzione. L’attività dell’Agenzia nazionale per la valutazione dell’Università e la ricerca è diventato forse l’unico argomento di discussione all’interno delle aule e dei dipartimenti universitari. Migliaia di aspiranti professori hanno seguito con ansia le tappe che avrebbero dovuto condurre a criteri certi per la verifica delle loro qualità di ricercatori. Ma ora non c’è più nulla se non il fatto che qualsiasi decisione presa viene messa in discussione. Infatti l’Agenzia ha continuamente corretto i criteri che aveva emanato magari pochi giorni prima. Sul sito dell’Anvur sono ormai più numerose le note che chiariscono qualcosa, piuttosto che quelle che affermano qualcosa. Ma la creatività dei commissari Anvur non si è limitata a questo arrivando ad inventare fantasiose locuzioni ossimori che, come il capolavoro della mediana come «definizione univoca ma anche ambigua». L’ultimo atto è datato 14 settembre 2012 …

"Una vita da nababbo senza spendere un euro così il denaro pubblico tornava al Celeste", di Piero Colaprico

La verità nascosta nei conti di Roberto Formigoni è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla. Le carte giudiziarie, sin qui pubblicate, possono essere tante, e lasciarci frastornati. Ma documentano senza alcuna possibilità di smentita tre passaggi chiave. Dimostrano quanto denaro pubblico è tornato indietro per consentire al «Celeste» un tenore di vita da nababbo. Rileggiamoli. Uno: abbiamo visto la Regione Lombardia rimborsare, con generosità e prontezza, l’ospedale San Raffaele e la fondazione Maugeri. Com’è sostenuto da varie testimonianze, in questi ospedali c’erano manager che avevano a disposizione, in anticipo sugli altri concorrenti, le bozze delle leggi sanitarie che sarebbero state approvate mesi dopo. Lo stesso invito a comparire a Roberto Formigoni parla del «sistematico asservimento della discrezionalità amministrativa» della Regione Lombardia alle esigenze del ragionier Daccò e dei disonesti. E come ha denunciato proprio ieri il Pd, che ha ritrovato la voce, grazie alle modifiche create dalla cosiddetta «legge Daccò», sono «quasi raddoppiate fra 2009 e 2010 le risorse erogate dalla Regione Lombardia alla Fondazione Maugeri». Il secondo passaggio è altrettanto semplice. È stato …

"Una vita da nababbo senza spendere un euro così il denaro pubblico tornava al Celeste", di Piero Colaprico

La verità nascosta nei conti di Roberto Formigoni è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla. Le carte giudiziarie, sin qui pubblicate, possono essere tante, e lasciarci frastornati. Ma documentano senza alcuna possibilità di smentita tre passaggi chiave. Dimostrano quanto denaro pubblico è tornato indietro per consentire al «Celeste» un tenore di vita da nababbo. Rileggiamoli. Uno: abbiamo visto la Regione Lombardia rimborsare, con generosità e prontezza, l’ospedale San Raffaele e la fondazione Maugeri. Com’è sostenuto da varie testimonianze, in questi ospedali c’erano manager che avevano a disposizione, in anticipo sugli altri concorrenti, le bozze delle leggi sanitarie che sarebbero state approvate mesi dopo. Lo stesso invito a comparire a Roberto Formigoni parla del «sistematico asservimento della discrezionalità amministrativa» della Regione Lombardia alle esigenze del ragionier Daccò e dei disonesti. E come ha denunciato proprio ieri il Pd, che ha ritrovato la voce, grazie alle modifiche create dalla cosiddetta «legge Daccò», sono «quasi raddoppiate fra 2009 e 2010 le risorse erogate dalla Regione Lombardia alla Fondazione Maugeri». Il secondo passaggio è altrettanto semplice. È stato …

"Ma dietro la richiesta dei sussidi c’è tutta la debolezza del Lingotto", di Paolo Griseri

A poche ore dall’inizio del vertice di Palazzo Chigi, Sergio Marchionne cala la prima carta sul tavolo: quella del pubblico sussidio all’industria dell’auto. Lo fa con una nota ufficiale in risposta alle affermazioni del ministro Corrado Passera, uno dei principali interlocutori che questa mattina si troverà a dover guardare negli occhi. La prima provocazione era venuta l’altro ieri a San Paolo del Brasile dove Passera, dopo aver visitato gli stabilimenti Fiat, aveva buttato là: «Non c’è scritto da nessuna parte che in Europa non si possa guadagnare producendo automobili. Ci sono esempi in Europa di aziende che ci riescono. Dobbiamo capire perché la Fiat non mostra risultati altrettanto interessanti ». Considerazioni urticanti nella loro semplicità. L’ad risponde con l’elenco delle spese fatte dal governo di Brasilia per foraggiare gli stabilimenti del Lingotto. La nota del manager ammette che «considerando l’attuale quadro normativo condizioni di questo genere non sono ottenibili nell’ambito dell’Unione europea». Va osservato che la replica di Marchionne non risponde in realtà alla domanda di Passera che si chiedeva come mai la Fiat non …

"Ma dietro la richiesta dei sussidi c’è tutta la debolezza del Lingotto", di Paolo Griseri

A poche ore dall’inizio del vertice di Palazzo Chigi, Sergio Marchionne cala la prima carta sul tavolo: quella del pubblico sussidio all’industria dell’auto. Lo fa con una nota ufficiale in risposta alle affermazioni del ministro Corrado Passera, uno dei principali interlocutori che questa mattina si troverà a dover guardare negli occhi. La prima provocazione era venuta l’altro ieri a San Paolo del Brasile dove Passera, dopo aver visitato gli stabilimenti Fiat, aveva buttato là: «Non c’è scritto da nessuna parte che in Europa non si possa guadagnare producendo automobili. Ci sono esempi in Europa di aziende che ci riescono. Dobbiamo capire perché la Fiat non mostra risultati altrettanto interessanti ». Considerazioni urticanti nella loro semplicità. L’ad risponde con l’elenco delle spese fatte dal governo di Brasilia per foraggiare gli stabilimenti del Lingotto. La nota del manager ammette che «considerando l’attuale quadro normativo condizioni di questo genere non sono ottenibili nell’ambito dell’Unione europea». Va osservato che la replica di Marchionne non risponde in realtà alla domanda di Passera che si chiedeva come mai la Fiat non …

Bersani: ai gazebo non voglio Batman di Simone Collini

Matteo Renzi lancia la proposta di ridurre di 100 euro al mese le tasse dei lavoratori dipendenti che ne guadagnano meno di 2000 netti, ma a tenere banco nel confronto per le primarie è ancora la polemica sull’opportunità o meno di creare un albo degli elettori. Roberto Reggi è convinto che questo strumento sia stato pensato appositamente per «fregare» il sindaco di Firenze, e se dal comitato Bersani spiegano che si tratterebbe di un filtro per evitare incursioni di elettori di centrodestra che falsino il risultato delle primarie, il coordinatore della campagna di Renzi dice che solo «formalmente» questo è l’obiettivo e che comunque è lecito «per uno che ha votato centrodestra una volta o anche dieci partecipare». Dice Reggi, riferendosi all’ipotesi di registrare i dati di chi andrà ai gazebo e di far firmare una liberatoria per la privacy, che mettere «una barriera all’ingresso» sarebbe un colpo alla partecipazione e che un’eventuale pubblicazione dei nomi sarebbe «una pratica discriminante»: «Così si impedisce a quelli che non fanno parte di un partito di andare a …