Giorno: 23 Settembre 2012

"I cervelli che non tornano", di Paolo Valente*

Nel dibattito sul tema della perdita di talenti si sostiene spesso che la mobilità dei ricercatori è positiva, poiché permette di arricchire il bagaglio individuale e favorisce la circolazione delle idee: «Andate e crescete (professionalmente)». In effetti è vero che la propensione alla mobilità aumenta con il livello di istruzione e specializzazione: dei 60 milioni di persone che vanno a lavorare all’estero nei Paesi Ocse circa un terzo ha una laurea. Se si considerano solo i ricercatori, in media il 40% va a lavorare in un Paese diverso da quello in cui è stato educato. Percentuale che sale al 50% se si considerano gli scienziati più citati. Niente di cui preoccuparsi, dunque? Non proprio. Come spesso capita, per comprendere davvero un fenomeno occorre quantificarlo, misurarlo. E anche se la statistica spesso spaventa, la percentuale più semplice e significativa è la differenza tra ricercatori in entrata (educati in un altro Paese), rispetto a quelli in uscita: il bilancio del talento. Ed è questo bilancio, che per l’Italia è in forte perdita, a darci le proporzioni della …

"I cervelli che non tornano", di Paolo Valente*

Nel dibattito sul tema della perdita di talenti si sostiene spesso che la mobilità dei ricercatori è positiva, poiché permette di arricchire il bagaglio individuale e favorisce la circolazione delle idee: «Andate e crescete (professionalmente)». In effetti è vero che la propensione alla mobilità aumenta con il livello di istruzione e specializzazione: dei 60 milioni di persone che vanno a lavorare all’estero nei Paesi Ocse circa un terzo ha una laurea. Se si considerano solo i ricercatori, in media il 40% va a lavorare in un Paese diverso da quello in cui è stato educato. Percentuale che sale al 50% se si considerano gli scienziati più citati. Niente di cui preoccuparsi, dunque? Non proprio. Come spesso capita, per comprendere davvero un fenomeno occorre quantificarlo, misurarlo. E anche se la statistica spesso spaventa, la percentuale più semplice e significativa è la differenza tra ricercatori in entrata (educati in un altro Paese), rispetto a quelli in uscita: il bilancio del talento. Ed è questo bilancio, che per l’Italia è in forte perdita, a darci le proporzioni della …

"Profumo: cambiare l’ora di religione. Così com’è ha poco senso", di Andrea Rossi

Qualcuno potrebbe anche definirla una «voce dal sen fuggita». Un tentativo, umanissimo, di ingraziarsi una platea sensibile al tema e non necessariamente amica. Ma se a dirlo è un ministro, è pur sempre una valutazione di cui bisogna tenere conto. E il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo due sera fa ha detto che l’ora di religione a scuola, così com’è strutturata, ha poco senso e andrebbe modificata. «Nelle nostre classi, soprattutto alle elementari e alle medie, il 30 per cento degli studenti è di origine straniera e, spesso, non di religione cattolica», ha spiegato venerdì sera a Torino intervenendo alla festa di Sinistra ecologia e libertà. Delineando quello che, nei suoi pensieri, dovrebbe essere l’orientamento futuro: «Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come concepito oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica». La considerazione di Profumo nasce da un dato di fatto, un’analisi della realtà. Nulla ha a che vedere con un giudizio sull’insegnamento attuale, anche se a luglio …

"Profumo: cambiare l’ora di religione. Così com’è ha poco senso", di Andrea Rossi

Qualcuno potrebbe anche definirla una «voce dal sen fuggita». Un tentativo, umanissimo, di ingraziarsi una platea sensibile al tema e non necessariamente amica. Ma se a dirlo è un ministro, è pur sempre una valutazione di cui bisogna tenere conto. E il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo due sera fa ha detto che l’ora di religione a scuola, così com’è strutturata, ha poco senso e andrebbe modificata. «Nelle nostre classi, soprattutto alle elementari e alle medie, il 30 per cento degli studenti è di origine straniera e, spesso, non di religione cattolica», ha spiegato venerdì sera a Torino intervenendo alla festa di Sinistra ecologia e libertà. Delineando quello che, nei suoi pensieri, dovrebbe essere l’orientamento futuro: «Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come concepito oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica». La considerazione di Profumo nasce da un dato di fatto, un’analisi della realtà. Nulla ha a che vedere con un giudizio sull’insegnamento attuale, anche se a luglio …

"Lavoro e ambiente: le prime cose da fare", di Luigi Mariucci

I media, sempre alla ricerca di semplificazioni via via più stucchevoli, rilanciano ossessivamente sui temi del lavoro messaggi del tutto slegati da ogni rapporto con la realtà effettuale: dal premier che se la prende vanamente, a quarant’anni di distanza, con lo Statuto dei lavoratori, alla iniziativa di chi vorrebbe restaurare con referendum i diritti del lavoro violati, fino alle spumeggianti affermazioni di chi sostiene che «dell’art. 18 non me ne può fregare di meno». Non è chiaro se questo sia lo spettacolo della politica deformato dai media o se la politica oggi sia proprio così. Perciò trovo ammirevole il tentativo del segretario del Pd di proporre invece una immagine rovesciata della politica, come se questa potesse essere ancora una cosa seria, una attività da svolgere non nell’interesse di chi la fa, ma verso un interesse comune, perfino generale. Forse è per questo che Bersani ha deciso di mettersi in gioco su primarie cosiddette aperte, aperte quindi anche ad altri candidati del Pd, contraddicendo lo Statuto del Pd che andrà perciò modificato ad hoc. Decisione, questa, …

"Lavoro e ambiente: le prime cose da fare", di Luigi Mariucci

I media, sempre alla ricerca di semplificazioni via via più stucchevoli, rilanciano ossessivamente sui temi del lavoro messaggi del tutto slegati da ogni rapporto con la realtà effettuale: dal premier che se la prende vanamente, a quarant’anni di distanza, con lo Statuto dei lavoratori, alla iniziativa di chi vorrebbe restaurare con referendum i diritti del lavoro violati, fino alle spumeggianti affermazioni di chi sostiene che «dell’art. 18 non me ne può fregare di meno». Non è chiaro se questo sia lo spettacolo della politica deformato dai media o se la politica oggi sia proprio così. Perciò trovo ammirevole il tentativo del segretario del Pd di proporre invece una immagine rovesciata della politica, come se questa potesse essere ancora una cosa seria, una attività da svolgere non nell’interesse di chi la fa, ma verso un interesse comune, perfino generale. Forse è per questo che Bersani ha deciso di mettersi in gioco su primarie cosiddette aperte, aperte quindi anche ad altri candidati del Pd, contraddicendo lo Statuto del Pd che andrà perciò modificato ad hoc. Decisione, questa, …

"Il Lingotto è soltanto la punta di un iceberg", di Eugenio Scalfari

L’incontro di ieri pomeriggio tra Sergio Marchionne e il premier Mario Monti affiancato dai ministri Passera e Fornero non riguarda soltanto la Fiat. Rappresenta infatti la punta di un iceberg poiché porta con sé la situazione di tutta l’industria italiana e quindi del lavoro, degli ammortizzatori sociali, della produttività, della fiscalità, della recessione e infine dell’Europa di cui l’Italia è soltanto una regione che non può affrontare e risolvere problemi di questa dimensione se non inquadrandoli nel contesto del continente senza il quale da sola può fare ben poco. Nessuna delle due parti sedute al tavolo di Palazzo Chigi – a quanto si sa – era sulla difensiva. Ciascuna aveva richieste da porre all’altra, soprattutto il governo perché l’inadempiente in questo caso è la Fiat e non il governo. Fu la Fiat infatti che due anni fa e ancora l’anno scorso aveva lanciato il progetto definito Fabbrica Italia, aveva stanziato 20 miliardi di investimenti, aveva stipulato gli accordi con due dei tre sindacati confederali. Ed è la Fiat che ora ritiene non più agibile quel …