Mese: Settembre 2012

"Un partito senza anticorpi", di Francesco Cundari

Il primo problema delle primarie all’italiana è che rischiano di fare apparire secondarie le elezioni. Il secondo problema è che rischiano di renderle superflue, disintegrando il campo che dovrebbero invece contribuire a definire, consolidare e rilanciare. Dopo gli elogi di Daniela Santanchè e Angelino Alfano, Libero e Giornale, alla candidatura di Matteo Renzi ieri è arrivata anche la benedizione di Silvio Berlusconi. «Renzi porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd», ha detto il Cavaliere. Parole che fanno inorridire i sostenitori di Pier Luigi Bersani, convinti che si tratti di segnali inviati alla base del Pdl affinché si precipiti in massa ai gazebo e regali all’attuale leader del Pd, se non proprio la sconfitta, almeno una vittoria dimezzata. Ma non meno inorriditi si mostrano i sostenitori di Renzi, convinti che le parole di Berlusconi si spieghino, al contrario, con l’intenzione di danneggiare la candidatura del sindaco di Firenze, imprimendogli il marchio del traditore. Probabilmente, per quanto riguarda la possibilità di influenzare il risultato delle primarie, si tratta in entrambi i casi di preoccupazioni …

"Il lifting del miracolo", di Filippo Ceccarelli

Eccolo di nuovo. Senza occhiaie, liscio in volto come un bambino. È tornato sulla nave. Ha parlato, come se nulla fosse accaduto. Tutto chiaro, tutto facile. L´Europa sbaglia, giù le tasse, via l´Imu, la riforma della Costituzione, Sarkò, Renzi, Grillo. Stavolta non solo è difficile, ma anche faticoso e forse anche vano prendere sul serio Berlusconi, e non solo perché sta per compiere 76 anni. In compenso, per due volte gli è fiorita in bocca una parola, la più abusata e avvelenata della sua storia: “miracolo”. Più esattamente: il suo ultimo governo ha fatto “miracoli” in politica estera. Quali non ha detto. E poi se Renzi vince, avremo il “miracolo” di un Pd socialdemocratico. Figurarsi cosa gliene importa. Ma non è questo il punto. Il caso interessante, e per certi versi fatale, è che a suon di miracoli evocati e rivendicati si chiude idealmente un ciclo ventennale di potere ingannevole e mirabolante. Chi non ricorda come finiva la tele-cassetta della discesa in campo? «Dobbiamo costruire insieme un nuovo miracolo italiano». Era il 1994. Per la …

"Il lifting del miracolo", di Filippo Ceccarelli

Eccolo di nuovo. Senza occhiaie, liscio in volto come un bambino. È tornato sulla nave. Ha parlato, come se nulla fosse accaduto. Tutto chiaro, tutto facile. L´Europa sbaglia, giù le tasse, via l´Imu, la riforma della Costituzione, Sarkò, Renzi, Grillo. Stavolta non solo è difficile, ma anche faticoso e forse anche vano prendere sul serio Berlusconi, e non solo perché sta per compiere 76 anni. In compenso, per due volte gli è fiorita in bocca una parola, la più abusata e avvelenata della sua storia: “miracolo”. Più esattamente: il suo ultimo governo ha fatto “miracoli” in politica estera. Quali non ha detto. E poi se Renzi vince, avremo il “miracolo” di un Pd socialdemocratico. Figurarsi cosa gliene importa. Ma non è questo il punto. Il caso interessante, e per certi versi fatale, è che a suon di miracoli evocati e rivendicati si chiude idealmente un ciclo ventennale di potere ingannevole e mirabolante. Chi non ricorda come finiva la tele-cassetta della discesa in campo? «Dobbiamo costruire insieme un nuovo miracolo italiano». Era il 1994. Per la …

"Il Pd rifletta sui limiti dei governi dell'Ulivo", di Matteo Orfini

L’intervento con cui Livia Turco ha elencato molte buone ragioni per negare la subalternità al liberismo dei governi di centrosinistra aiuta a fare un passo avanti nella nostra discussione. Livia Turco rivendica la bontà di quelle stagioni di governo e spiega le ragioni delle sconfitte che seguirono con la categoria del riformismo senza popolo. Non c’è dubbio che la mancanza di un soggetto politico che desse forza a quei governi fu parte del problema. Ma a un quindicennio di distanza possiamo forse guardare con maggior serenità alla qualità del riformismo che quei governi espressero, curiosamente mai messa in discussione. L’incapacità prima culturale che politica di reagire all’offensiva della destra economica europea rese largamente condivisa l’idea che Stato minimo, svuotamento del ruolo delle assemblee elettive e riduzione della funzione della politica fossero le precondizioni di una modernizzazione competitiva del Paese. Furono davvero quei governi immuni da questa visione? A me pare di no. Basti pensare ad alcune scelte strategiche che li caratterizzarono. Il principale risultato di quei governi fu il raggiungimento dell’euro, ma esso ne fu …

"Il Pd rifletta sui limiti dei governi dell'Ulivo", di Matteo Orfini

L’intervento con cui Livia Turco ha elencato molte buone ragioni per negare la subalternità al liberismo dei governi di centrosinistra aiuta a fare un passo avanti nella nostra discussione. Livia Turco rivendica la bontà di quelle stagioni di governo e spiega le ragioni delle sconfitte che seguirono con la categoria del riformismo senza popolo. Non c’è dubbio che la mancanza di un soggetto politico che desse forza a quei governi fu parte del problema. Ma a un quindicennio di distanza possiamo forse guardare con maggior serenità alla qualità del riformismo che quei governi espressero, curiosamente mai messa in discussione. L’incapacità prima culturale che politica di reagire all’offensiva della destra economica europea rese largamente condivisa l’idea che Stato minimo, svuotamento del ruolo delle assemblee elettive e riduzione della funzione della politica fossero le precondizioni di una modernizzazione competitiva del Paese. Furono davvero quei governi immuni da questa visione? A me pare di no. Basti pensare ad alcune scelte strategiche che li caratterizzarono. Il principale risultato di quei governi fu il raggiungimento dell’euro, ma esso ne fu …