"I proprietari del movimento", di Curzio Maltese
«Uno vale uno». Milioni di italiani si sono rivolti al movimento Cinque Stelle per questo slogan, perché da anni trovano chiuse le porte dei vecchi partiti, occupati da irremovibili burocrazie. Beppe Grillo prometteva e ancora promette democrazia dal basso, candidati presi dalla strada, valutati sulla base delle competenze e sottoposti al consenso della base, nella fedeltà assoluta al principio sacro: «uno vale uno». Si tratta in gran parte di discorsi già sentiti da tutti i partiti padronali che hanno affollato la scena degli ultimi vent’anni all’insegna della politica delle «facce nuove», dalla Lega in poi. Ma tale deve essere la disperazione dei cittadini di fronte all’incapacità del sistema politico di cambiare, che anche stavolta hanno voluto crederci in massa. Man mano che il movimento di Grillo è cresciuto nei sondaggi e nei consensi reali, i comportamenti reali del capo e del suo alter ego, Gian Roberto Casaleggio, cominciavano a contraddire i principi. «Uno vale uno», ma il marchio del partito è registrato commercialmente a nome di Grillo Giuseppe, «titolare di ogni diritto». «Uno vale uno», …
