Giorno: 4 Dicembre 2012

“Più libri, meno cellulari la ricetta per salvare il futuro dei nostri ragazzi”, di Concita De Gregorio

Di futuro parlano tutti. Che non è più quello di una volta, che non c’è eppure è lì che stiamo andando ma insomma poi di cosa parliamo davvero quando diciamo: futuro? Parliamo di dieci milioni e duecentomila persone, in concreto. Persone piccole, che hanno meno di dieci anni, e persone giovani, che ne hanno meno di 18. Dieci milioni e duecentomila bambini e ragazzi che il rapporto 2012 sull’infanzia italiana di Save the Children descrive così: dieci volte più scoraggiati che in Grecia eppure più bravi a scuola che in Germania, impareggiabili scalatori di condizioni avverse. Senza l’opportunità di aprire un libro, andare al cinema, allenarsi in uno sport, connettersi ad Internet: più di 300 mila di loro in specie da Napoli in giù. Gli stessi, però, tutti col telefonino a 6 anni. Disconnessi, una parte, e iperconnessi, un’altra metà. Davanti al computer ogni giorno, entrambi i genitori assenti da casa. Appassionati di saghe senza adulti, come in “Gone” di Michael Grant, giochi film e fumetti dove i bambini sono orfani, non hanno memoria del …

“Profumo e Settis da Fazio”, di Reginaldo Palermo

Chiede Fazio: “Ma la scuola è una priorità?” Profumo: “A parole lo è per tutti”. E in consiglio dei minsitri che succede? Profumo: “Nelle riunioni del consiglio c’è poco spazio”. A “Che tempo che fa” la sera del 3 dicembre si è parlato di nuovo di scuola, questa volta con il ministro Francesco Profumo e con il pofessor Salvatore Settis, direttore della Normale di Pisa fino al 2010. La domanda di apertura di Fazio (“Ministro, come ha reagito alle parole del presidente Monti di qualche sera fa?”) mette visibilmente in difficoltà Francesco Profumo che divaga: “In questi mesi ho visitato molte scuole e ho conosciuto molte persone che fanno il proprio lavoro con impegno e con passione. Il problema è che ormai si è rotto il rapporto esistente fra insegnanti e famiglie , di conseguenza, fra scuola e politica. Bisogna quindi ricreare fiducia e stima”. Non lo dice apertamente, ma lascia capire di non aver apprezzato molto le parole del premier. Più esplicito Settis che tra l’altro ricorda che in questi anni di crisi l’Italia …

“Sul web al via le “parlamentarie” di Grillo, le primarie più chiuse della storia”, di Fabrizia Bagozzi

Mentre l’onda lunga delle primarie del centrosinistra fa volare il Partito democratico al 34,6 per cento e scendere lievemente il Movimento Cinque Stelle (secondo il sondaggio di TgLa7), partono sul blog del suo guru le “parlamentarie”, ovvero le votazioni online per scegliere i candidati alle politiche: «Che sappia io è la prima volta al mondo che un movimento, sulla carta il secondo italiano, sceglie i suoi parlamentari online senza alcun filtro», twitta Beppe Grillo. Proprio senza filtro evidentemente no, visto che di regole ne ha anche questa consultazione che invece, questo sì per la prima volta, avviene attraverso il web. Anche se nella mattinata del primo dei quattro giorni dedicati all’evento il blog, causa sovraccarico di accessi, va subito in tilt. Provocando un’ondata di polemiche, anche proprio sulle suddette regole. Può infatti votare i 1.400 candidati solo chi si è iscritto al Movimento Cinque Stelle entro il 30 settembre scorso ed ha inviato il suo documento di identità digitalizzato (chi vota può attribuire tre preferenze ai candidati della propria circoscrizione, non è previsto alcun contributo). …

“Una sintesi per i due popoli delle primarie”, di Elisabetta Gualmini

Pierluigi Bersani ha vinto le primarie del centro-sinistra. Ha avuto ragione a ritenere – al di là di qualsiasi norma statutaria – che sottomettersi al vaglio dei cittadini e a un bagno di partecipazione popolare, negli anni bui che la politica sta attraversando, gli avrebbe portato più vantaggi che rischi. Spetta a lui ora traghettare il centro-sinistra verso la prova del governo, con i tempi corti e micidiali di un paese in perenne stato di emergenza. Matteo Renzi ha perso, stavolta, ma ha aggregato una componente «democratica» del tutto nuova, che include sia precedenti sostenitori del Pd sia nuovi arrivati, alcuni già pronti a tornare verso i molteplici rivoli da cui erano affluiti, altri che non sarà facile trattenere senza di lui. Lo ha fatto sfidando tutto il gruppo dirigente del suo partito, graniticamente a favore del segretario, che alla fine è stato anche soccorso da tutti i candidati esclusi al primo turno. Il popolo tenuto insieme da Renzi non è espressione della antica frattura tra Ds e Margherita. Diversi capi storici della Margherita sono …

Bersani: «Al governo con me una nuova generazione», di Simone Collini

Il suo sarà «il governo del cambiamen- to»: per i programmi, i metodi, le persone. Pier Luigi Bersani vuole capitalizzare il successo delle primarie, che lo hanno incoronato candidato presidente del Consiglio del centrosinistra e che hanno fatto schizzare il Pd nei sondaggi oltre quota 34%. Sull’onda della spinta dei gazebo il leader democratico sta già non solo delineando la strategia per la campagna elettorale, ma anche definendo il profilo che dovrà avere il prossimo esecutivo in caso di vittoria alle elezioni politiche della coalizione costruita attorno a Pd, Sel e Psi. Che comunque dovrà proporre ai moderati un «patto di legislatura». Quando si tratterà di schierare la squadra di governo, Bersani non userà il «manuale Cencelli» e metterà «in campo una nuova generazione». Semplice nuovismo? No, perché il leader Pd da un lato dice che ci devono essere «presidi di esperienza», dall’altro insiste sul fatto che il dato anagrafico non è tutto. «Bisogna che ci sia gente con la freschezza della gioventù ma anche capace di fare delle cose – come dice nel corso …

“Non basta vincere cambiare è un obbligo”, di Ezio Mauro

Sembrava che l’unica parola fosse ormai quella dell’antipolitica. E invece si è visto che quando la parola torna ai cittadini perché i partiti danno loro la possibilità di esprimersi, di prendere parte e di contare, l’antipolitica tace, o addirittura deve inseguire. Dunque uno spazio per la politica e per i partiti esiste, anche in questo Paese dove appariva corroso e consumato: a patto che i partiti si aprano invece di arroccarsi e che la politica, di conseguenza, torni a parlare la lingua popolare della gente. Non capita spesso, da noi, che metà dello schieramento politico metta completamente in gioco la sua leadership, il profilo di governo, la sua stessa identità affidando la scelta ai cittadinielettori. Questa volta è accaduto, perché erano in campo due ipotesi divaricate per età, programmi, stili, progetti di alleanza e modelli culturali. Renzi aveva con sé la forza della rottura (che ha premiato nelle primarie tutti coloro che sparavano sul quartier generale), l’evidenza dell’età, l’energia del cambiamento. Tutti elementi in lui quasi antropologici, come se dicesse: sinistra e destra sono dell’altro …