Giorno: 3 Dicembre 2012

“Le contraddizioni del governo sull’Ilva”, di Paolo Leon

Alla recente conferenza stampa del Governo sull’ILVA, un corrispondente straniero ha chiesto se il provvedimento, che riapre la produzione nelle mani della proprietà che aveva inquinato, avrebbe creato un moral hazard: sottintendeva che ogni inquinatore, d’ora in poi, potrebbe contare su provvedimenti analoghi, e sarebbe incoraggiato ad inquinare. Monti ha risposto sostenendo che il moral hazard si applica nella finanza internazionale, e forse si riferiva al caso del salvataggio dei Paesi debitori, che potrebbero perseverare nel deficit pubblico, visto che sono salvabili, ma sa benissimo che il moral hazard si applica a qualsiasi rapporto contrattuale, pubblico, privato, finanziario o reale, ma forse non si è posto il problema se il provvedimento per l’Ilva può causare un effetto negativo sul comportamento generale degli inquinatori. Già consentire all’inquinatore di proseguire l’attività, pur disinquinando, è come consentire al ladro di tenersi la refurtiva. È vero che nel provvedimento si giunge anche a sottrarre la proprietà all’inquinatore, se questi non dovesse rispettare le regole fissate dal governo e controllate dal garante: ma quattro conseguenze sembrano sfuggite al governo. La …

“La strana vittoria del segretario nella comunicazione”, di Massimo Adinolfi

Le primarie le ha volute lui, Bersani, e non è stato facile. L’affollata e sudaticcia Assemblea Nazionale del 14 luglio lo ha seguito su questa strada, ma non senza mugugni. Resta un mistero come si sia potuto, nella stessa data, prendere la Bastiglia e dare inizio alla Rivoluzione francese: con quel caldo. Ma Roma non è Parigi, e poi a Roma bisognava solo vincere lo scetticismo e dare l’annuncio: per le regole, la modifica dello statuto (a favore di Renzi) e le candidature se ne è riparlato ad ottobre. Quanto alla rivoluzione o almeno al cambiamento se ci sarà, sarà al centro delle elezioni del prossimo anno. Ma intanto tre milioni e passa di elettori hanno votato al primo turno, quasi altrettanti al secondo, permettendo al centrosinistra di ritrovare finalmente una «connessione sentimentale» con la propria gente. Bisognava per questo fare sul serio, accettando la sfida del Rottamatore. E la sfida c’è stata, vera e aperta. In prossimità dei momenti decisivi si sono alzate, inevitabili ma sterili, le polemiche: sul regolamento, sulla registrazione, sulla sottoscrizione …

De Mauro: “L’Italia è in ritardo e nessuno se ne preoccupa”, di Anna Masera

Il professor Tullio De Mauro ( www.tulliodemauro.it ), linguista con un’intensa seppur breve esperienza di ministro dell’Istruzione (durata 13 mesi), ha molto da dire sulla cultura e la scuola nell’era digitale. Lo contattiamo via email all’Università di Roma chiedendogli di intervistarlo e risponde subito. Chiede domande scritte e quando per problemi di connessione, che attribuisce a un server poco affidabile, non riesce ad inviare ed è costretto a rispondere a voce, chiede di poter dettare parola per parola («Un tempo avevate i dimafonisti»), svelando una certa sfiducia verso il mestiere del giornalista. Dall’alto dei suoi 80 anni e del suo pedigree, ha la nostra totale disponibilità. Ricostruisce a braccio le risposte che sono andate perse. E a noi sembra di tornare sui banchi delle elementari nell’ora del dettato. Professore, gli italiani possono partecipare alla rivoluzione digitale? «Purtroppo poco e male. L’uso della Rete presuppone le capacità almeno elementari di lettura, scrittura e calcolo. Due indagini del 2000 e del 2006 dicono che siamo messi molto male. Classi dirigenti pensose delle sorti del nostro Paese dovrebbero …

“Università, la rivoluzione non è online”, di Juan Carlos De Martin

Internet, dopo aver trasformato molti altri settori, è forse sul punto di rivoluzionare l’università? I «Corsi massivi online», i cosiddetti Mooc, offerti via Rete a un numero potenzialmente enorme di studenti, avranno per l’università il ruolo dirompente che i file Mp3 hanno avuto per l’industria musicale? Iniziative che offrono corsi online come Udacity, Coursera o Khan Academy manderanno in crisi, e forse addirittura in soffitta, un’istituzione che risale al Medioevo, una delle istituzioni cardine della modernità? A leggere molti articoli, soprattutto negli Stati Uniti dove mi trovo ora, sembrerebbe di sì. E a diffondere questa visione non sono solo gli investitori, attratti da un mercato potenzialmente enorme, o gli imprenditori da loro sostenuti. Anche Clay Shirky, per esempio, docente all’Università di New York, ha recentemente sposato la tesi che la tecnologia ora permetta di fare in maniera molto più efficiente ciò che le università fanno in maniera molto costosa (soprattutto negli Usa). Il cambiamento è quindi inevitabile. Ma è davvero così? È sicuramente vero che l’avvento di Internet costringe tutte le attività che lavorano con …

“Se fanno festa anche gli sconfitti”, di Michele Serra

Matteo Renzi ha celebrato la sua sconfitta con un elogio della politica di grande livello retorico, decisamente emozionante. Emozionante non solo per il Comitato dei Ragazzi che lo ha sostenuto, ma per almeno un paio di generazioni precedenti la sua. Non Bersani, e nemmeno “i vecchi apparati di partito” che sono stati il convitato di pietra dello scontro elettorale, erano l’avversario evocato dal giovane leader toscano: semmai il cinismo, il disincanto, la stanchezza, il sentimento di resa di fronte alla malapolitica, il chiamarsi fuori delle giovani generazioni. Da oggi in poi — ha detto in sostanza Renzi — sarà più facile, per un trentenne, non solamente in politica, ma anche nella vita economica e sociale, lanciare la sua sfida, smetterla di lamentarsi e provare a cambiare la propria vita e quella degli altri. La doppia festa (Roma e Firenze, Bersani e Renzi) che ha coronato la domenica del ballottaggio lascia aperte molte strade, non tutte facili, al futuro del centrosinistra, ma chiude senza asprezza, senza grevi lasciti polemici una contesa comunque dura, e sostanziosa, tra …

“Cambiare l’Italia è possibile”, di Claudio Sardo

Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie, e ora è il candidato premier del centrosinistra. Un grande evento democratico, di cui sono stati protagonisti oltre tre milioni di cittadini, ha cambiato la politica nazionale e acceso la speranza di una nuova stagione. È stata la vittoria di chi pensa che l’Italia possa uscire dall’emergenza, compresa quella del governo tecnico. È stata la vittoria del coraggio di Bersani, che ha messo in gioco se stesso e il suo partito per fare primarie aperte: e dalle urne è uscito con una legittimazione più forte e popolare, anzi con la responsabilità ormai di guardare al Paese, che chiede nuovo sviluppo, equità sociale e una leadership capace di includere in un progetto innovativo tutte le forze che vogliono mantenere l’Italia nella serie A del mondo. È un compito che somiglia a quello dei leader ricostruttoridel dopoguerra. E che avrà bisogno del sostegno di un partito forte, radicato nella società. Quel partito che ha tratto un enorme beneficio dalla fatica democratica delle primarie, smentendo quella contrapposizione con la società civile …