Giorno: 25 Febbraio 2013

"Il pianeta delle disuguaglianze. E’ l’ingiustizia che uccide la democrazia", di Zygmunt Bauman

Nel suo nuovo libro Bauman tratta il tema della ricchezza che non dà benessere “La corsa al profitto individuale non è un vantaggio per tutti: le disparità crescono”. Uno studio recente dell’Istituto mondiale per la ricerca sull’economia dello sviluppo (World Institute for Development Economics Research) dell’Università delle Nazioni Unite riferisce che nel 2000 l’1 per cento delle persone adulte più ricche possedeva da solo il 40 per cento delle risorse globali, e che il 10 per cento più ricco deteneva l’85 per cento della ricchezza mondiale totale. La metà inferiore della popolazione adulta del mondo possedeva l’1 per cento della ricchezza globale. Ma questa è solo l’istantanea di un processo in corso… Notizie sempre più negative e sempre peggiori per l’uguaglianza degli esseri umani, e quindi anche per la qualità della vita di tutti noi, si susseguono di giorno in giorno. «Le disuguaglianze planetarie attuali avrebbero fatto arrossire di vergogna gli inventori del progetto moderno, Bacone, Descartes o Hegel»: è la considerazione con cui Michel Rocard, Dominique Bourg e Floran Augagner concludono l’articolo “Le genre …

"L’Europa ci guarda. Il voto italiano può spostarla a sinistra", di Paolo Soldini

Nella cabina elettorale Dio ti guarda, Stalin no. Così recitava un memorabile slogan delle campagne elettorali democristiane negli anni ’50. Si potrebbe attualizzarlo così: nella cabina elettorale dell’anno di grazia 2013 è l’Europa che ci guarda. Anzi, non solo ci guarda ma è, per così dire, lì con noi. Oddio: può turbare qualcuno l’idea di portarsi dentro al seggio Angela Merkel, François Hollande, Cameron o Barroso e Van Rompuy. O magari Barack Obama, sia pure in spirito. Ma è proprio come se ci fossero. Perché mai nella storia le elezioni politiche italiane sono state attese con tanta partecipazione, e anche una certa ansia, al di là delle Alpi e oltre il mare. E mai sono state così influenti sulla vita dei non italiani. Certo, da quando è iniziata la faticosissima corsa dell’Europa verso il proprio compimento politico ogni elezione è stata importante non solo per i cittadini del paese in cui si teneva ma per tutti gli europei. È un fatto logico, che ci dovrebbe spingere a capire quanto sia più che mai insensato, qui …

"Infanzia, investire sui servizi educativi", di Giovanna Zunino

Il problema numero uno quando si parla di servizi per l’infanzia nella fascia zero-tre anni sono i finanziamenti. Come spiega bene il rapporto sui costi dei nidi del Gruppo nazionale nidi infanzia insieme con il Cnel «il ritardo dell’Italia non è da imputare a enti locali disattenti ma soprattutto ai governi che si sono succeduti dagli anni Settanta». Quanto riportato sopra è tratto dal Rapporto di monitoraggio del III Piano d’azione per l’infanzia e l’adolescenza predisposto dall’Osservatorio nazionale. Ma nel nostro Paese oggi non sono in sofferenza solo i servizi educativi per la fascia 0-3 anni perché anche la scuola dell’infanzia statale, per la prima volta dal 1968-anno di sua istituzione-, ha subito un calo nel numero di sezioni mentre sono aumentati i bambini e questo significa che in troppe situazioni ci sono sezioni che superano i trenta. L’aumento di richiesta di iscrizione alla scuola statale deriva da un incremento delle nascite, ma dipende soprattutto dal fatto che la scuola statale è gratuita e, come si comprende facilmente, in tempo di crisi questo è un …

"Grillo è il frutto della cultura berlusconiana degli anni 80", di Maria Zegarelli

Parlare in queste ore con i candidati di centrosinistra vuol dire rassegnarsi a scrivere con parecchi condizionali. E con la certezza che ogni discorso sarà accompagnato da una buona dose di scongiuri. «Se vinceremo», «se il centrosinistra ce la farà anche al Senato»… Miguel Gotor, storico, candidato capolista in Umbria per il Senato, usa con moderazione i «se», tuttavia preferisce soffermarsi su questa lunga fase storico-politica del nostro Paese, più che sulle previsioni sul futuro. Gotor, siamo al tramonto del ventennio berlusconian-leghista o è solo una battuta d’arresto? «Ho fondate speranze che ciò avvenga. Non parlerei però di ventennio sul piano politico perché Berlusconi e la Lega hanno governato per otto degli ultimi dieci anni, mentre negli anni Novanta Berlusconi ha governato per soli sei mesi». Quando è iniziata la trasformazione antropologica della politica? «Parlerei di un trentennio di egemonia culturale berlusconiana,iniziata negli anni Ottanta, e quel processo ce lo porteremo dietro ancora per diverso tempo. Ha cambiato un nostro modo di essere (anche a sinistra) e credo che il risultato di Grillo rientri in …

"La cittadinanza da restituire agli elettori", di Cesare Martinetti

Abbiamo votato mettendo una croce su un simbolo di partito secondo quella legge elettorale costruita dalla destra per santificare se stessa negli anni del berlusconismo trionfante e chiamata dal suo stesso autore (il leghista Calderoli, non dimentichiamolo) «una porcata». Speriamo che sia l’ultima volta. Non abbiamo votato per una persona, non abbiamo potuto scegliere il nostro rappresentante in Parlamento tra altri candidati in base alle proposte di ciascuno e, magari, anche per come pensava di affrontare i problemi della nostra città. Abbiamo dato una delega in astratto. Nelle nuove Camere, nessuno di noi potrà dire quello è il mio deputato, voglio sapere come usa il mio mandato, cosa fa per il mio territorio, che responsabilità si prende. Quella legge che la Consulta ha sanzionato e che il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha instancabilmente invitato il Parlamento a modificare, è simbolicamente il punto di svolta della seconda repubblica. Seppellendo il bipolarismo, ha soffocato anche quell’idea di rinnovamento politico dopo gli anni di tangentopoli. È l’autobiografia di un sistema e di una classe dirigente: autosufficiente e …

"Il populismo in Parlamento", di Nadia Urbinati

La demagogia non si traduce facilmente in rappresentanza parlamentare. Vive di politica diretta e il suo più grande ostacolo è la normalità che segue il voto. Si adatta meglio ad una permanente campagna elettorale perché retta sull’espressività e sull’arte affabulatrice del leader, la ricerca dell’applauso e del contatto diretto con il pubblico. La demagogia si avvale di una retorica spesso aggressiva. E rinasce ogni qual volta la distanza tra chi sta dentro e chi sta fuori i luoghi del potere si allarga fino ad aprire una falla nella quale si fa strada questa forma alternativa di espressione politica, la cui linfa vitale sono emozioni di opposizione, come la rabbia o l’esasperazione. La demagogia prende energia dalla relazione di vicinanza del leader con la folla: egli porta la massa dove vuole e deve farsi portare da essa per meglio eccitarla e averla sua. La demagogia non vive di azione differita, vuole un rapporto fisico diretto, come quello tra Beppe Grillo e le folle che si assembrano ai piedi del suo palco inscenando una drammatizzazione delle vicende …