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"Commissioni pentastellate", di Manuela Ghizzoni

Potrei definirmi una tipica “parlamentare di commissione”, cioè una di quei parlamentati che ha sempre preso molto sul serio l’attività nella propria commissione e che in quel luogo, più appartato e raccolto rispetto all’Aula e pertanto più consono al confronto e alla discussione nel merito dei provvedimento, ha trascorso tantissimo tempo, ha appreso molto ed è cresciuta come persona e in competenze.
Sarà che all’attività delle Commissioni la Camera dedica solo un resoconto sommario e non quello stenografico, riservato ai dibattiti dell’Aula, sarà che si discute nel merito e di rado la “si butta in politica”, sarà che i big (tutti) ne sono spesso esentati per non appesantirne l’agenda (e non lo sto dicendo in senso ironico) ed è quindi appannaggio di coloro i quali stanno sempre in seconda fila, ma al lavoro di Commissione è sempre stata attribuita una dignità inferiore rispetto a quello che si svolge in Assemblea. Tant’è che nel dibattito pubblico questa attività è spesso definita “oscura” e raramente assurge alla cronaca, se non nell’informazione specializzata.
Ma grazie all’intemerata battaglia del M5S la verità è ristabilita! L’oscuro lavoro delle Commissioni occupa da alcuni giorni intere paginate dei quotidiani, sul web e nei Tg non si parla d’altro e, cosa ben più importante, si è finalmente svelata ai cittadini italiani la soluzione di ogni problema: si convochino le Commissioni e ogni difficoltà del nostro amato e disgraziato Paese sarà risolto.
Per il mio trascorso di “parlamentare di commissione” dovrei essere contenta del fatto che qualcuno, finalmente, mi abbia reso giustizia e invece mi sento profondamente strumentalizzata. E come me, si dovrebbero sentire tali tutti gli italiani.
Perché? Perché grazie ad una sapiente (questo sì, non fatico a riconoscerlo!) campagna di comunicazione, i colleghi del M5S vogliono far credere che nel nostro ordinamento costituzionale le Commissioni parlamentari possono lavorare senza problemi e quindi predisporre atti normativi anche in assenza di un Governo legittimato ad operare, come se potere legislativo e quello esecutivo non avessero rapporti o, peggio, come se “esecutivo” avesse il mero significato di “operativo”. Peccato che le cose non stiano così; la nostra Costituzione – la più bella del mondo – prevede un sistema parlamentare, QUINDI NON ASSEMBLEARE, che al potere esecutivo affida una funzione di indirizzo, di governo appunto.
Pertanto, è bene far sapere che se le Commissioni fossero convocate – seppure in virtù di una forzatura politica – sarebbero costrette a limitare la propria azione ad indagini conoscitive (utilissime, ma ininfluenti nel dare risposta ai problemi urgenti che investono gli italiani) e alle interrogazioni (quindi ad atti di testimonianza e/o denuncia politica ma privi di una propria capacità risolutiva), mentre non potrebbero procedere alla cosiddetta attività di indirizzo (cioè le risoluzioni), poiché ad assumere impegni sarebbe lo sfiduciato esecutivo Monti e tanto meno a quella legislativa, poiché è al Governo che spetta l’indirizzo politico complessivo della legislazione.
E qui casca l’asino – e tocca a noi denunciarlo: questo gran parlare di Commissioni parlamentari dal parte del M5S in realtà nasconde una scottante verità, imbarazzante per il M5S e pertanto da celare sotto una cortina fumogena: la situazione di stallo in cui ci troviamo non dipende dalla mancata attivazione delle Commissioni, bensì dalla responsabilità dei pentastellati di aver messo in frigorifero oltre otto milioni di voti e di aver negato ad un Governo di cambiamento la possibilità di iniziare la propria attività di riforme, consentendo così all’esecutivo Monti, sfiduciato da mesi, di restare in sella! Questa è la semplice verità. Ed è bene che il Paese ne sia messo al corrente.
Restituire la dignità che spetta all’attività delle Commissioni è nobile, non lo è raccontar balle agli Italiani.

ps: il collega Vittorio Ferraresi, conterraneo neoeletto del M5S, ha rilasciato una intervista sul primo mese di attività parlamentare. Nelle risposte, molto misurate, riconosco le preoccupazioni e le attese che avevano accompagnato l’avvio della mia esperienza parlamentare, quando nel 2006 il centrosinistra vinse per un soffio e stava per dare vita al Governo Prodi, dopo aver eletto Napolitano Presidente della Repubblica. Della sua intervista, però, mi ha particolarmente colpita questo passaggio: “Da mattina a sera siamo blindati in riunioni a Montecitorio”. Se ad occupare l’intera giornata in riunioni “interne” fossimo noi del Pd, non ci salveremmo dall’accusa infamante di saper parlare solo di noi stessi e di guardare ossessivamente al nostro ombelico mentre il Paese è in fiamme. Ammetto: provo un po’ di invidia (lo so che non è sentimento nobile, ma lo è l’ammissione…) per coloro i quali possono raccontare di utilizzare il tempo (e il denaro) del mandato parlamentare in interminabili riunioni e non apparire degli irresponsabili incendiari. Mi/ci dobbiamo fare un esame di coscienza, ma forse è bene che già si predispongano a farlo i colleghi pentastellati.

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