Giorno: 25 Aprile 2013

Messaggio di Laura Boldrini per il 68mo anniversario della liberazione di Fossoli di Carpi

La celebrazione dell’anniversario della Liberazione non è mai una formalità. Questa ricorrenza ci chiama tutti al ricordo e alla riflessione. Al ricordo, innanzitutto, delle tante persone che hanno combattuto e hanno dato la vita per la democrazia e la libertà. Celebriamo la liberazione dell’Alta Italia dall’occupazione tedesca e dalla Repubblica di Salò. Ma celebriamo anche i valori della Costituzione, il rifiuto della guerra, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Il 25 aprile segna la conclusione di una vicenda drammatica e il punto di partenza della ricostruzione della democrazia italiana. Durante l’occupazione tedesca dell’Italia e nel corso della ritirata, la popolazione civile fu vittima di fatti di sterminio programmato e sistematico. Decine di migliaia di italiani finirono nelle mani dell’apparato delle S.S. e della polizia tedesca, principale responsabile della deportazione di circa 24.000 oppositori politici italiani nei campi di concentramento tedeschi, e di circa 7.000 ebrei italiani nei campi di sterminio. L’aspetto più agghiacciante di questa spirale di violenze è costituito da stragi, uccisioni indiscriminate di popolazione civile che vennero definite genericamente ‘rappresaglie’. Si trattava in realtà …

"25 aprile, una piazza per unire il Paese", di Andrea Liparoto

Il Paese vive in uno stato di abbandono sociale senza precedenti e l’interesse individuale, l’”attesismo”, le divisioni, sono le uniche, incredibili risposte. Non è più possibile esitare. È l’ora di una piazza nazionale, infinita, responsabile, una piazza delle radici, autentiche: una piazza della Costituzione. Una piazza della memoria, di donne e uomini che ricordano o gli è stato raccontato dai protagonisti che cosa è stato il Paese senza la Costituzione, senza la libertà. Un Paese intollerabile. Una piazza per chi non sa, è distratto, appartato, perché «tanto non cambia niente». Una piazza per unire. Una piazza di vene partigiane. Senza fronzoli, di voci come mani sulla coscienza e sul cuore. «Guai a far naufragare la Resistenza nelle parole encomiastiche. Ritrovo con commozione i compagni persi nelle boscaglie, nei greti dei fiumi… Se potessero parlare direbbero: non vogliamo essere celebrati, ma amati», scrive il comandante Nello Quartieri, 91 anni (dal libro «Io sono l’ultimo» pubblicato da Einaudi) Una piazza che se non ci stiamo tutti, riscendiamo domani. Che non c’è giorno di troppo per liberarsi. Una …

"Qualcosa tipo una liberazione", di Massimo Gramellini

Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile. Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile …

"I ricatti da respingere", di Massimo Giannini

C’è stato, in Italia, un tempo lontano in cui la sinistra berlingueriana sperava di governare in nome dell’«alternativa democratica ». Oggi quello che resta della sinistra italiana si accinge a governare insieme alla destra berlusconiana «perché non c’è alternativa». È un radicale cambio di fase, imposto dallo «stato d’eccezione» permanente nel quale siamo ormai precipitati. Prima un presidente della Repubblica che viene rieletto da un Parlamento disperato e paralizzato, per la prima volta dal dopoguerra. Ora un presidente del Consiglio del Pd che prova a fare un governo con il Pdl, per la prima volta dal dopo-Tangentopoli. L’alchimia politica dell’esperimento è necessitata, ma azzardata. Le formule si sprecano: dal governo del presidente al governo di scopo, dal governissimo alla Grande Coalizione. Quella escogitata dal premier incaricato è oggettivamente efficace: «Governo di servizio» al Paese. Ma la sostanza è la stessa. Dopo un quasi Ventennio di scontro più o meno irriducibile con il Cavaliere di Arcore, la sinistra è costretta dalla sua stessa inadeguatezza non solo a scendere a patti, ma addirittura a governare insieme all’avversario. …

Il testamento spirituale di Giacomo Ulivi in una lettera agli amici

Giacomo Ulivi fu fucilato il 30 ottobre 1944, a 19 anni, perchè “resistente”. Una lettera, mai spedita e indirizzata agli amici, rappresenta il suo testamento spirituale ed è una delle più alte testimonianze del cambiamento morale e politico della resistenza. E’ importante rileggerla oggi, in un passaggio difficile della nostra storia costituzionale. “Cari amici, vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera. L’avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire “falso”, di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica. E questa parola temo come un’offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi. Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Ecco per esempio, quanti di noi sperano …

“Basta sacrifici, si allenti il rigore la Ue dia più tempo a tutti i Paesi”, di Eugenio Occorsio

«Sta maturando a livello europeo una consapevolezza: inseguire il deficit giorno per giorno porta solo a misure controproducenti, che alla fine questo deficit lo aggravano. È un cambiamento di mentalità, ha richiesto tempo, però alla fine ci stiamo arrivando. Il consolidamento fiscale è necessario, ma sui tempi si può finalmente discutere». Pier Carlo Padoan, vicesegretario generale e capo economista dell’Ocse, conferma che gli elementi per la ripresa dell’Eurozona sono ormai tutti in ordine e che è questione di mesi, purché però non ci si faccia male da soli. «Intendiamoci: bisogna mantenere gli obiettivi di natura strutturale perché solo dalle riforme viene una crescita solida e duratura, ma i tempi con cui questi obiettivi vanno raggiunti possono essere allungati. Una dilazione è già stata concessa ad alcuni Paesi come Grecia e Portogallo: l’Ocse chiede che questa possibilità sia generalizzata a tutta l’area euro». Italia compresa? «Certo. Il nostro Paese sta già raggiungendo un obiettivo molto importante, quello di uscire dalle procedure per deficit eccessivo aperte nel momento più difficile della crisi. Ora potrà chiedere di entrare …