Giorno: 7 Aprile 2013

"Allarme università, scadono le borse dei ricercatori", di Cristina Pulcinelli

Sono stati cervelli in fuga. Poi l’Italia li ha richiamati e sono rientrati per contribuire, secondo le loro parole, «alla ricerca e allo sviluppo del nostro Paese». Ora rischiano di dover ripartire o, peggio, di rimanere senza lavoro. 114 firmatari di una lettera al ministro dell’istruzione, università e ricerca Francesco Profumo chiedono che si intervenga al più presto per evitare questa “fuga di ritorno”. Si tratta di fisici, chimici, economisti, ingegneri, biologi vincitori del programma «Rientro dei Cervelli» per l’anno 2008-2009 e che da quattro anni lavorano nelle università e nei centri di ricerca italiani. Il programma «Rientro dei cervelli » era nato nel 2001 proprio per facilitare il ritorno in patria dei ricercatori che lavoravano all’estero ed è rimasto attivo fino al 2009 quando ha cambiato nome (e regole) in «Programma Rita Levi Montalcini». Quest’anno sono in scadenza sia i contratti non rinnovabili dei ricercatori entrati con l’ultimo bando del vecchio programma, sia quelli – rinnovabili – dei ricercatori entrati invece con il primo bando del nuovo programma. E per tutti si profilano grandi …

"La grande fuga dei giovani dall´Italia 80mila dicono addio, soprattutto al Nord", di Elena Dusi

Italia, un paese da cui fuggire. Il numero dei cittadini che la pensano così nell´anno passato è aumentato di un terzo. Nel 2012 a dare l´addio al paese sono stati 79mila italiani, quasi 20mila in più rispetto all´anno precedente (quando ci si era fermati a quota 61mila). A un´emorragia simile non si assisteva da decenni. E l´aspetto più grave dei dati registrati dall´Anagrafe della popolazione italiana residente all´estero (Aire) è che ad andarsene sono soprattutto i giovani fra 20 e 40 anni, pari al 44,8% degli emigranti, in aumento del 28,3% rispetto al 2011. I registri dell´Aire catturano le dimensioni di un flusso, ma non tengono contro del titolo di studio o delle motivazioni di chi parte. A scavare in questi dettagli è stata, l´anno scorso, l´indagine Istat “Italiani residenti all´estero”. E qui l´impressione che l´emigrazione italiana sia diventata più qualificata – una vera e propria “fuga dei talenti” – viene confermata in pieno. Se l´unità d´Italia e la crudezza dei due dopoguerra hanno spinto a imbarcarsi per andare oltre oceano molti italiani del Sud …

Lo stupro impunito del branco di Montalto "Io, stanca di combattere per avere giustizia", di Maria Novella De Luca

«Mi hanno preso la vita e rubato il futuro, ho sperato ogni giorno di avere giustizia, ma se avessi saputo che finiva così non li avrei mai denunciati. Ora sono stanca, non ho più la forza di combattere», racconta oggi M. L´hanno chiamato lo “stupro di Montalto di Castro”, dal nome di quel paese tra Lazio e Toscana che ha continuato testardamente a difendere i suoi “bravi ragazzi”, che nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile del 2007 abusarono selvaggiamente di M., Maria, un nome che non è il suo ma le assomiglia. Oggi dopo sei anni e due processi, quella ferocia di gruppo è diventata il paradigma di quanto in Italia la violenza sessuale resti di fatto ancora impunita. E le vittime relegate nell´ombra di vite spezzate. “Aveva la minigonna”, fu l´incredibile capo d´accusa del paese schierato in piazza davanti alle telecamere di Canale 5 per insultare Maria, che aveva la media del 9 a scuola, e quella sera di marzo aveva accettato dalla sua amica del cuore l´invito ad una …

"Lo strappo dei banchieri centrali", di Francesco Guerrera

«Tre uomini soli sono al comando». Le parole di Mario Ferretti, che lui usò al singolare per immortalare Fausto Coppi, tornano utili per descrivere il momento unico della finanza mondiale. Tre uomini – Ben Bernanke, Mario Draghi e, da questa settimana, Haruhiko Kuroda – sono al comando dell’economia del pianeta. Dietro i tre banchieri centrali d’America, Europa e Giappone, un gruppone d’investitori che segue ogni loro movimento con un solo obiettivo: fare soldi nonostante le difficili condizioni dei tre grandi blocchi del cosiddetto mondo sviluppato. Il frangente è quasi storico. Dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, i grandi signori del capitalismo – le banche, le società e i fund managers – hanno abdicato la loro supremazia sui mercati. Al loro posto sono ascesi i burocrati di Washington, Bruxelles e Tokyo su un trono sorretto dalle pile di denaro stampate per resuscitare le economie di mezzo mondo. La Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone hanno già iniettato 4700 miliardi di dollari nelle vene del capitalismo mondiale. Tanto per darvi un’idea, la …

"Quei buchi neri da sanare in fretta", di Tito Boeri

Sulla carta è la più grande manovra espansiva degli ultimi dieci anni. Ma il suo impatto sull´economia sarà purtroppo limitato perché è ancora troppo lungo e macchinoso l´iter con cui verranno saldati i debiti della pubblica amministrazione. E anche perché si guarda solo all´indietro, a come erogare quanto ad oggi dovuto alle imprese, anziché a impedire che nuovo debito occulto si accumuli in futuro. Per essere più rapidi nel liquidare crediti e per impedire che il problema torni a riproporsi bisognerebbe aggredire le inefficienze della nostra amministrazione pubblica, imporre alla tecnocrazia dei ministeri e degli enti locali di stilare i bilanci secondo quanto previsto dalla legge e abolire il federalismo contabile impostoci dalla Lega, quello che permette ad ogni Regione di stilare un bilancio diverso da quello delle altre Regioni e soprattutto poco trasparente. Difficile che un esecutivo dimissionario possa far fronte a un compito così gravoso. Improbabile che se ne vogliano far carico i politici che hanno negli ultimi dieci anni permesso che si accumulasse debito occulto per più di 100 miliardi e che …

«Una riforma: reintrodurre i pensionamenti volontari», di Valerio Rosa

Figura di rilievo del sindacalismo italiano degli anni 70 e 80, a lungo presidente della commissione sulla povertà, Pierre Carniti guarda sconsolato al triste spettacolo di un establishment incapace di affrontare la disoccupazione dilagante. «Quello di Civitanova è un episodio drammatico, che interpella la coscienza dei tanti che purtroppo invece sono o si ritengono del tutto estranei a queste tragedie. Ma è anche la conferma di come la misura adottata dal governo tecnico con la cosiddetta riforma delle pensioni, accanto ad elementi su cui si poteva discutere, ne aveva altri assolutamente incredibili. Penso in particolare ai fattori che hanno prodotto la situazione degli esodati, che non possono percepire la pensione ma nemmeno lavorare, anche per via della loro condizione anagrafica. La loro situazione di insicurezza e difficoltà è aggravata dal fatto di essere senza speranza e senza alcuna ragionevole prospettiva». Che cosa avrebbe dovuto fare il governo? «Dati per acquisiti i cambiamenti demografici, con la conseguente necesità di rivedere periodicamente la struttura del sistema pensionistico, bastava una riforma elementare: reintrodurre il pensionamento volontario previsto con …