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"Quelle offese intollerabili", di Gabriele Muccino

Caro direttore, sarà perché mi trovo a Los Angeles e l’Italia appare diversa, forse più a fuoco, quando è osservata da lontano, ma il giorno in cui in parlamento è stata affondata la candidatura di Prodi alla presidenza della Repubblica ho notato come uno stridio assordante la maglietta che l’onorevole Alessandra Mussolini indossava con gusto da strapaese, con sopra la scritta a pennarello “Il diavolo veste Prodi”. Quella maglietta mi è suonata così stonata sul corpo di chi non ha mai, in circa vent’anni di politica, preso la pur minima distanza dalla storia del fascismo che ho sentito l’urgenza di scrivere qualcosa.
Il limite di sopportazione di ciò che viene detto e fatto in Parlamento da chi rappresenta lo Stato e gli italiani sta visibilmente per scoppiare e travolgere l’intero paese. Gli italiani sono i più bravi al mondo ad assolversi dalle proprie colpe e a guardare dall’altra parte pretendendo che il passato si dilegui. Purtroppo il passato non va via. Anzi, ce lo portiamo dietro come un bagaglio, un karma invisibile che determina come la storia ben insegna, specialmente se ignorato, la ripetizione degli stessi errori ed orrori all’infinito. C’è chi dice, in quest’Italia diseducata, che Mussolini abbia fatto anche cose buone e poi, sì certo, anche tanti “errori”. Ma quali sono questi errori? Chiamiamoli col vero nome: sono crimini di guerra.
Il mondo intero vede Mussolini alla stregua di qualunque altro dittatore che ha compiuto genocidi sulla propria gente e su altri popoli imbarcandosi in una guerra mondiale al fianco di HiItler. Assolversi dalla Storia è la scorciatoia più disonesta per alleggerirci delle nostre responsabilità e vergogne. Come fa Alessandra Mussolini a difendere il nonno, usando la parola “orgoglio” come ha fatto spessissimo in questi anni in questo nostro smemorato paese, e contemporaneamente giurare sulla bandiera italiana, sulla Costituzione e sulla Repubblica? Se io fossi in lei, mi vergognerei per il peso infinito delle migliaia di vittime fucilate, deportate, torturate a cui ancora oggi non ha chiesto perdono. La storia non può essere cambiata né tantomeno corretta a nostro piacimento. Se si rappresenta lo Stato bisogna almeno chiedere, come diretto erede politico di quella Storia, perdono ai familiari di tutte le vittime del fascismo, ovvero perdono agli italiani. Come cittadino italiano sono stato offeso insieme ad altri milioni di cittadini troppe volte da parlamentari che insultano la nostra bandiera al nord, minacciano secessioni oppure inneggiano ancora a Mussolini.

La Repubblica 24.04.13