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"Assicurazioni Bce: PMI in affanno, in Italia le flessioni più ampie", da unita.it

Le piccole e medie imprese di tutta l’Eurozona hanno assistito, tra l’ottobre 2012 e marzo 2013, a ‘un aumento delle necessità di finanziamentò abbinato a ‘un peggioramento delle disponibilità di prestiti bancarì. È quanto emerge dall’ottavo rapporto della Bce ‘sull’accesso alla finanza da parte delle Pmì dell’area, secondo cui comunque l’irrigidimento dei crediti – il credit crunch – è in fase di attenuazione. Dai numeri emerge che nelle posizioni peggiori, per quanto riguarda la dinamica dei profitti e del giro d’affari registrata nei mesi tra ottobre dello scorso anno e marzo di quest’anno, si trovano le piccole e medie imprese dell’Italia e della Spagna. Per quanto riguarda il panorama dell’imprenditoria italiana, questo ha risentito anche del peggioramento delle prospettive della crescita dell’economia: elemento che ha reso più difficili – rispetto agli altri Paesi – il loro accesso al credito bancario.

Dal sondaggio svolto dalla Bce emerge che le Pmi italiane hanno registrato, in termini netti, flessioni del fatturato tra le più ampie all’interno della zona euro, assieme a quelle di Spagna, Portogallo e Grecia, così come un calo degli utili (58% netto degli interpellati). Le aziende italiane hanno anche riportato un aumento della leva (12%) contrariamente al trend prevalente e hanno registrato un aumento delle spese per interessi. Il 21% delle Pmi ha inoltre menzionato i costi di produzione o del lavoro come il problema predominante contro la media del 14% a livello di aerea. Le aziende della Penisola, inoltre, sono quelle che «più hanno contribuito all’aumento netto delle necessità di prestiti e scoperti bancari». Mentre in media nell’Eurozona, il 5% delle Pmi ha riferito di un aumento della necessità di prestiti bancari, in Italia il dato sale al 12%, il che nell’analisi della Bce riflette la necessità di finanziare il capitale circolante in un contesto di utili e liquidità scarsi. Il 18% delle Pmi italiane in effetti segnala le necessità di finanziamento per l’insufficienza dei fondi interni, anche in questo caso uno dei dati più elevati della zona euro. L’accesso al credito per altro accenna a un relativo miglioramento, nel senso che a livello di Eurozona la percentuale netta delle Pmi che hanno constatato un peggioramento della disponibilità di prestiti bancari è scesa a -10% dal -22% della precedente inchiesta e in questo caso le Pmi italiane sono tra le aziende che hanno segnalato il cambiamento per il meglio più accentuato (da -27% a -7%). Un andamento che riflette – secondo la Bce – il miglioramento della fiducia nei mercati finanziari negli ultimi mesi e delle condizioni di provvista delle banche, a cui hanno contribuito le misure non standard della Bce, incluso l’annuncio delle Omt. Tra i fattori che pesano sull’accesso al credito, le Pmi della zona euro continuano a citare in primis il peggioramento delle prospettive economiche e le italiane riferiscono che sta assumendo un’incidenza maggiore. Quanto alla disponibilità delle banche a concedere prestiti, con la sola eccezione della Germania, tutte le Pmi dell’area riferiscono un peggioramento, che è stato particolarmente forte – ancora una volta – in Grecia, Spagna e Italia. E anche se aumentano – secondo il sondaggio – le risposte favorevole alle richieste di prestito, la percentuale netta delle Pmi italiane che riferiscono un aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche è del 62%, seconda solo alla Spagna (66%) e il 44% inoltre segnala un aumento delle garanzie contro il 15% delle Pmi tedesche. Uno scenario che accomuna ancora una volta la periferia sud dell’Europa e indica «una forte avversione al rischio da parte delle banche in un contesto di debole attività economica e di difficoltà del sistema bancario».

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