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"Martin Mystère contro Grillo. Andate oggi a (ri)vedervi il video di Casaleggio La democrazia si distrugge con la democrazia" di Alfredo Castelli

L’ideologo del MoVimento Cinque Stelle, Gianroberto Casaleggio, ha realizzato nel 2008 Gaia, il nuovo ordine mondiale, un film sulla sua personale visione del prossimo futuro. Lo si può vedere nel sito della Casaleggio Associati in inglese (www.casaleggio.it/media/video/gaia-il-futuro-della-politica-1.php) o con didascalie in italiano (www.youtube.com/watch?v=f6_Kcbmd6Z8&hd=1). Il film è stato abbondantemente citato, Crozza ne ha tratto una divertente parodia, ma purtroppo non è ancora abbastanza noto. Di recente l’ho mostrato a due grillini che non l’avevano mai visto: non si capacitavano che fosse opera dell’ideologo del loro movimento e non si trattasse delle farneticazioni di un ospite di Voyager, e all’inizio hanno sospettato il complotto. Dopo una lunga sequenza molto confusa, in cui non risulta chiaro se la comunicazione non-Internet costituisca un bene o un male, se Gengis Khan, Girolamo Savonarola e Leni Riefenstahl abbiano punti in comune, se la rivoluzione francese sia equiparabile a quella fascista (forse quella «buona» cui fa cenno la Lombardi), il filmato traccia una sintetica storia mondiale della comunicazione politica per mezzo di Internet, il cui punto più alto risulta essere il Vaffa Day (2007), svoltosi nella simbolica data dell’8 settembre.
Per quanto riguarda il futuro, Casaleggio prevede la terza guerra mondiale, che avrà inizio tra sette anni e finirà dopo due decenni, nel 2040. Le manifestazioni dell’alleanza pluto-cristiano-massonica, tra cui San Pietro e Nôtre Dame, saranno distrutte e si salverà solo un miliardo di persone, meno di un settimo dell’attuale popolazione mondiale. Il mondo ne risulterà purificato; il 14 agosto 2054, centenario della nascita del «Guru» (controllare per credere), i superstiti organizzeranno tramite Internet un nuovo ordine mondiale che nel XII secolo Gioacchino da Fiore chiamava «età dello Spirito Santo» o «millennio sabbatico», e Casaleggio chiama, in termini esoterici, «Gaia». Qui, finalmente, regneranno purezza, democrazia, felicità e Internet.
Anche Grillo, del resto, ha parlato di un periodo complicato (in questo caso di appena cinque anni) in attesa del momento in cui finalmente saremo tutti «un po’ più poveri ma più felici», in un futuro-dopo-la-catastrofe vagamente agreste, tipico dei movimenti millenaristici.
Lascio ai cassintegrati i commenti sulla prima parte dell’esternazione, e faccio rilevare che nella denominazione «MoVimento Cinque Stelle», la V evidenziata sta per Vaffa Day ma anche per «Vendetta» (riproduce il logo di V for Vendetta, il famoso fumetto di Alan Moore) e che «Tsunami», il nome del tour di Grillo, è molto azzeccato in quanto rende l’immagine di un’inarrestabile fiumana, ma è comunque sinonimo di lutti, distruzioni e morte.
In effetti nel lessico di Beppe Grillo compaiono espliciti riferimenti a una distruzione fine a se stessa (a meno di non voler considerare come un programma di ricostruzione le dichiarazioni: «Poi staremo tutti meglio, non pagheremo più il gas e la luce, faremo tutto con Internet, sarà bello!»): il non-più-comico, ma uomo politico Grillo ha più volte ribadito che le frasi «Li sbatteremo tutti fuori» o «Apriremo il Parlamento come una scatola di sardine» non sono né devono essere intese come iperboli pre-elettorali, ma vanno prese letteralmente; ha anche specificato che chi, come me, ha creduto che frasi del tipo «Li sbatteremo tutti fuori» si riferisse solo ai corrotti e ai disonesti, non ha capito nulla e ha sbagliato a votare M5S, in quanto tutti significa proprio tutti coloro che hanno toccato la politica, e sono dunque per sempre contaminati. Tra parentesi, se le frasi vanno interpretate in termini letterali, mi chiedo se sia accettabile che un «club» (il Parlamento) accolga come socio chi dichiara che vuole distruggerlo.
Da un partito che ha scelto come simboli o parole d’ordine la vendetta, la morte, la distruzione non mi aspetto molto in termini costruttivi. Il 99 per cento delle proteste dei grillini sono più che sacrosante, e per questo in tanti li hanno votati; altrettanto sacrosante sono alcune idee di cambiamento. Ancor più che sacrosanta la constatazione dell’insipienza di alcuni partiti: da persona che ha sempre votato Pd, o comunque a sinistra, non riesco a capacitarmi di un simile comportamento autodistruttivo.
Giusta protesta e giuste rivendicazioni non sono però automaticamente garanzia di buona politica da parte di chi le porta avanti. Non lo sono neppure una straordinaria capacità oratoria (in più Grillo gioca anche sulla definizione «comico»: se esagera, si trattava di una battuta), un’ottima gestione della comunicazione e una spregiudicata strategia (Berlusconi insegna) che, per ragioni che sarebbe bene analizzare, è concentrata soprattutto contro il Pd, già cromosomicamente portato all’autodistruzione, e di conseguenza in favore del Pdl. Vuoi per l’errata identificazione tra protesta e capacità di governare, vuoi per malinteso equivoco sui valori («Eccezionale comunicatore = ottimo politico»), vuoi per la tendenza a una suddivisione manichea tra bene e male (se il Pd si comporta male, il M5S, suo avversario, si comporta automaticamente bene, e quindi si comporta bene anche il Pdl), vuoi per sensi di colpa («Si dichiarano senza macchia, io non me la sento di dire altrettanto di me stesso»), vuoi per qualche forma di imbarazzo cultural-pop (come contraddire Dario Fo e Celentano? Come dare ragione a Ferrara?), vuoi per qualche «non si sa mai, è meglio tenerseli buoni», sta di fatto che quando si comincia un discorso critico sui grillini l’esordio d’obbligo è un timido: «Io non ho nulla contro i grillini, ma…».
Io qualcosa contro i grillini ce l’ho. Non con chi li ha votati, magari sperando divenissero un fattivo contraddittorio quale furono a loro tempo i radicali. Ce l’ho con il gruppo dirigente che il MoVimento tende pericolosamente a identificare come «il popolo italiano» e che, «per coerenza» («La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione», Oscar Wilde), ha rifiutato di compiere alcune scelte grazie alle quali oggi saremmo in una situazione molto diversa da quella attuale.
Credo che occorra segnalare con chiarezza che, al di là dell’abuso del termine «democrazia» da parte di Grillo e dei suoi, il movimento dimostra forti caratteri totalitari (anni fa avremmo detto «profondamente fascisti») che non possono essere liquidati come semplice folklore. Tra i molti esempi rilevati e riportati dai mezzi di comunicazione e che quindi qui non starò a ripetere, si nota come venga accettata, se non favorita, una forma di disprezzo da parte della base nei confronti del professionismo, della cultura e dell’esperienza in favore dell’ignoranza e dell’arroganza: un atteggiamento tipico di tutte le dittature, Khmer Rossi compresi. Sicuramente Casaleggio non è l’esoterista Jörg Lanz von Liebenfall e Grillo non è il suo discepolo Adolf, ma a me disturberebbero anche un Ron Hubbard e Scientology. Il MoVimento deve poter esistere, ma la sua potenziale pericolosità non solo non va sottovalutata, ma dev’essere accuratamente monitorata, adesso che i 5S non detengono ancora «il 100% al Parlamento» come mira a ottenere Grillo (il quale, ricordo, sostiene di non usare mai iperboli). C’è il rischio che tenti di utilizzare la democrazia per distruggere la democrazia.

Il Corriere della Sera 28.04.13