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"Basta rattoppi per la scuola. Ora risorse e progetto educativo", di Benedetto Vertecchi

Molte delle difficoltà che le scuole si trovano oggi ad affrontare sono evidenti, e riguardano le strutture e il funzionamento del sistema. Sono difficoltà che si sono progressivamente accentuate per la crescente penuria di risorse destinate alle spese per il personale, all’edilizia, alle dotazioni didattiche. Ma per capire le ragioni del malessere del sistema scolastico non basta menzionare i tagli nei finanziamenti. Sono venute meno negli anni alcune condizioni morali che, dal raggiungimento dell’Unità nazionale in poi, avevano sostenuto la crescita della scuola e la sua capacità di modificare in una linea di progresso sia le condizioni della vita materiale, sia il profilo culturale del nostro Paese.

UNA NUOVA STAGIONE
È urgente porre a disposizione delle scuole le risorse di cui hanno bisogno per svolgere la loro attività, ma è altrettanto urgente elaborare linee di sviluppo capaci di conferire coerenza agli interventi e di perseguire intenti non limitati al tempo breve, ma proiettati nei prossimi decenni, quando i bambini e i ragazzi che ora frequentano le scuole dovranno poter fare affidamento su quanto hanno appreso per affrontare realtà le cui caratteristiche al momento sono estremamente indefinite. La disponibilità di risorse e la capacità di elaborare un progetto educativo a medio e a lungo termine sono premesse ugualmente necessarie per qualificare una nuova stagione di sviluppo per la scuola italiana. Occorre superare la frammentazione degli interventi che in anni recenti ha finito col costituire una costante nel governo della scuola. Si è preteso di intervenire sulla cultura professionale degli insegnanti senza verificare in alcun modo se quella cultura fosse disponibile, si è intervenuti sulle dotazioni seguendo suggestioni marginali, sull’edilizia senza disporre di ipotesi sulle attività che si sarebbero dovute svolgere. Sono esempi di ciò che non va fatto, e nel complesso costituiscono una sorta di utopia negativa che deve essere rovesciata. Con gli insegnanti bisogna ricostruire un rapporto di fiducia che non può fondarsi sui soliti riconoscimenti rituali circa l’essenzialità della funzione che svolgono, ma deve considerare in che modo una professione allo stremo può riacquistare slancio e rilevanza sociale. Non c’è dubbio che nelle scuole occorra promuovere l’innovazione, ma non ha senso ridurla a una questione strumentale, perché occorre rivedere le interpretazioni che collegano i tempi della vita con quelli dell’apprendimento, e c’è bisogno di definire un concetto di utilità adeguato alla rapidità delle condizioni di cambiamento. Nessuno dubita che sia urgente intervenire per qualificare l’edilizia, ma occorre anche stabilire una corrispondenza tra le tipologie di attività che s’intendono promuovere e l’organizzazione degli spazi. C’è anche da chiedersi se non si debba abbandonare l’angusta sovrapposizione tra tempo delle lezioni e tempo del funzionamento per affermare un’idea di scuola capace di qualificare una parte significativa della vita di bambini e ragazzi e, soprattutto, di consentire di compiere esperienze di apprendimento sottratte ai condizionamenti consumisti che oggi finiscono con l’esercitare un’influenza determinante sui loro atteggiamenti e sul definirsi dei loro profili culturali. Quelli accennati sono solo alcuni esempi, ma sufficienti per affermare che non si può intervenire sul sistema scolastico riconcorrendo le emergenze del momento. I rattoppi non hanno altro effetto che quello di aggravare le lacerazioni. Anche se le diverse esigenze richiedono tempi diversi per essere soddisfatte, occorre definire con chiarezza la linea nella quale si vuole procedere. A definire tale linea occorre il contributo di tutti: attraverso una grande consultazione nazionale si potrebbero raccogliere le proposte formulate da cittadini, organizzazioni politiche e sociali, istituzioni culturali. Ma, altrettanto urgente, è avviare subito iniziative che incrementino la conoscenza delle condizioni in cui si pratica l’educazione. Invece di disperdere risorse per rilevare dati dai quali, bene che vada, si ottengono rappresentazioni sfocate di una realtà in movimento, sarebbe preferibile impostare ricerche che possano essere utilizzate per interpretare i cambiamenti che si riscontrano nelle condizioni di sviluppo, nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio, nell’assimilazione di valori e atteggiamenti sociali.

L’Unità 29.04.13