attualità, partito democratico, scuola | formazione

Crediamo nella scuola pubblica – Forum PD sulla pubblica istruzione

La riforma epocale della scuola pubblica, approvata da Tremonti-Gelmini, assicurerà davvero la qualità della scuola italiana?” Lo chiede Pier Luigi Bersani dalle pagine de l’Unità nel giorno in cui il PD inizia due giorni di lavori per il Primo Forum sulla pubblica istruzione in programma a Roma a Palazzo Rospigliosi.

“La riforma – scrive Bersani – aumenterà i divari tra nord e sud del Paese, la dispersione e abbandono scolastico perché la destra disegna la scuola delle divisioni: fra ricchi e poveri, italiani e stranieri, nord e sud, dirigenti e manovalanza. E così verrà meno il ruolo di un sistema scolastico che dovrebbe funzionare da ascensore sociale, strumento di uguaglianza e libertà”.

“Ci hanno raccontato che i tagli alla scuola sono necessari: non è vero. Non è un problema di soldi ma di scelte politiche. Le risorse possono essere recuperate dall’evasione fiscale e se il Governo mettesse a gara le frequenze liberate dal digitale terrestre, incasseremmo risorse che, nell’emergenza, potrebbero essere investite nella scuola, nella conoscenza, nel sapere”.

“Le proposte del PD non rifiutano l’innovazione, anzi la chiedono ma il futuro economico e quello civile si tengono e crescono insieme solo se si investe nell’istruzione e nei saperi. Noi guardiamo al futuro. Per questo crediamo nella scuola pubblica”.

“Il ministro Gelmini smetta di fare propaganda attribuendo i mali della scuola alla sinistra, perché il berlusconismo è ormai al tramonto e la sua “riforma epocale” insieme al maestro unico sono stati bocciati dalle famiglie e dagli studenti italiani”. Così Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria del Pd.

“Il governo risparmia sulla pelle degli insegnati precari, sulla pelle degli studenti costretti a vivere e studiare in classi sovraffollate, oltre ogni limite di decenza e di sicurezza. Non c’è qualità nella scuola pubblica senza quantità di tempo scuola. Basta demagogia e menzogne. Altro che “elmetti in classe”, col governo di centrosinistra il progetto promosso dal ministero dell’Istruzione e della Difesa, fin dal nome “La pace si fa a scuola” era tutt’altra cosa rispetto alla promozione della propaganda militare, finanziata dall’assessorato alla sicurezza della Regione Lombardia in accordo con l’ufficio scolastico regionale. Il governo affronti i problemi della scuola per dimezzare il tasso di dispersione scolastica e colmare il divario tra Nord e Sud del Paese nei livelli di apprendimento”.

*****

“Se Gelmini, dopo aver licenziato 132 mila fra insegnanti e collaboratori, si diverte con l’educazione militare insieme al ministro La Russa, il Pd è al lavoro per preparare la scuola pubblica aperta e di qualità di cui l’Italia ha bisogno per tornare a crescere”. Lo ha dichiarato Francesca Puglisi, responsabile scuola della segretaria nazione del PD aprendo i lavori del forum politiche dell’istruzione.

A Palazzo Rospigliosi a Roma, si sono riuniti circa 300 fra insegnanti, esperti, sindacalisti, rappresentanti delle associazioni di settore, divisi in quattro gruppi di lavoro che hanno iniziato le attività subito dopo le relazioni introduttive di Giovanni Bachelet, presidente del Forum Istruzione del PD e Francesca Puglisi.

Sarà da questo percorso partecipato, dopo la prima Festa Scuola di Bologna che ha dato avvio al confronto, che nascerà la proposta complessiva che sarà presentata e discussa nell’assemblea nazionale del PD, in programma a Varese i prossimi 8 e 9 ottobre.

L’asse della proposta politica in discussione verte sui seguenti punti:
investimento in educazione di qualità 0-6 anni;
il tempo pieno e il modulo a 30 ore con le compresenze nella primaria – gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano;
necessità di innovare profondamente la scuola media e superiore, partendo dalle buone pratiche didattiche sperimentate nelle scuole autonome, per combattere la dispersione scolastica e alzare i livelli di apprendimento degli studenti;
scuole aperte tutto il giorno e tutto l’anno per far diventare la scuola il cuore pulsante delle comunità locali;
un sistema di valutazione che aiuti le scuole a crescere e migliorare i livelli di apprendimento degli studenti e sappia valorizzare i diversi percorsi di carriera degli insegnanti che si potranno realizzare all’interno della scuola autonoma.

www.partitodemocratico.it

******

“La scuola del domani: proposte dal forum PD”, di Mila Spicola*

Due giorni a disegnare la scuola di domani. Sono pochi? Non tanto, se a parlarne è chi la disegna da una vita, la scuola. E allora non è stata una sorpresa constatare la sostanziale unità d’intenti e di contenuti e di modalità. Siamo stati in 300, alcuni non più giovani ma fortissimi, competenti, entusiasti e con gli occhi sempre luccicanti, pur nella costatazione dello sfacelo che vorrebbero imporci e contro cui lotteremo tenacemente. Chiusi in quattro sale, in quattro distinti tavoli di lavoro, a parlare fitto fitto, a riconoscerci, a respirare singolarmente barlumi di sollievo: ci siamo ancora, non tutto è perduto. La difficoltà maggiore è stata quella di darci il tempo, perché ogni parola era preziosa. Io moderavo il gruppo “cittadini di domani”, quello delle “d”: come disagio, diversità, divario. Perché la scuola oggi come ieri unisce e supera quelle “d” nel prefigurare il domani di un ragazzo che diventerà “cittadino”. Parafrasando Leonardo, “dall’unione delle debolezze deriva la fortezza”, riferendosi all’arco. E allora è questa la scuola che vogliamo, per cui lavoriamo, abbiamo lavorato e vogliamo tornare a lavorare: quella che discende diretta e coerente dalle parole della Costituzione e della Dichiarazione dei Diritti Umani.

La scuola che include, che elimina i disagi trasformandoli in forza, le diseguaglianze salvando le differenze: di sesso, di razza, di condizione sociale, di “abilità” e “disabilità”. Rimuove gli ostacoli per trasformali in vantaggio e risorsa. Altro che tetti agli stranieri e soli di Adro: è la cittadinanza universale dei nostri ragazzi che ci salverà. Il mondo, non il condominio. E allora conseguono le modalità, i termini tecnici, gli strumenti della progettazione. Senza perder tanto tempo a raccontarcela la storia del disastro presente, perché la conosciamo già. Entrando subito nel vivo dei termini, veloci: organico funzionale (con tutti i colleghi necessari e lo sono tutti, precari e non), reti di scuole e sinergie con gli enti locali, didattica flessibile, profilo professionale dei mediatori culturali o meglio: scuola mediatrice di culture, laicità della scuola come laicità della cultura, processi normativi attivi, didattica dell’innovazione, gestione delle risorse, salvaguardia dell’edificio scolastico, reale e simbolico: da fortino assediato a polo socioculturale aperto alla comunità. E poi negli altri gruppi: valutazione del merito da tenere distinta dallo slogan sulla “meritocrazia”, decreti delegati e autonomia scolastica, circolarità dei sistemi, dispersione scolastica, apprendistato o apprendimento. E poi tanto altro..Papà del mio alunno che leggi: non strabuzzare gli occhi, tranquillo; queste parole a volte astruse sono il segno della professionalità, di un passato nobile di esperienze altissime che già conoscono i segni deboli dell’ “architettura di sistema” e saprebbero agirvi per risolverli.

Se presti attenzione te la racconteranno per fartela conoscere, come l’hanno raccontata al PD che sta avendo il coraggio sapere ascoltare (con tutte le critiche annesse sugli sbagli passati: altri lo fanno?), la lunga tradizione – sì, tradizione – della scuola italiana che in questa notte dell’etica rimane uno scoglio miracoloso a cui aggrapparsi per non scivolare nel baratro. Ti racconteranno che il nuovo nasce dall’antico, allora come adesso, che la “didattica dell’innovazione” non è la favoletta del genio dell’ informatica o della lavagna luminosa, ma la necessità di far governare ai nostri figli in modo critico il proprio pc senza esserne sommersi. Di farsi scoglio fermo di patrimonio e cultura mentre intorno travolge e stravolge il flusso delle informazioni. E di ribadire che : l’amore è amore, l’odio è odio, il bene, l’onestà, il rigore e il male ci sono e dovranno pur farne qualcosa in questo mondo che cambia vorticosamente, lì, tra i banchi, oltre a “imparare un mestiere”. Questo abbiamo fatto e questo il PD deve raccogliere.

* Insegnante

L’Unità 27.09.10