economia

Zitti e spendete!

Presentato il dl anticrisi. Berlusconi impone il silenzio alla stampa e invita gli italiani a sborsare soldi che non hanno. Il PD: “Dal premier attacchi alla stampa e nessun aiuto alle famiglie”.

Un decreto legge spiegato in lungo e in largo, nel corso di una conferenza stampa durata oltre un’ora. Tanti articoli, tante “misurine”, nessuna soluzione concreta e nessun aiuto ai redditi più bassi. È così che il governo italiano affronta la crisi economica.
È Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, a presentare il progetto. La sua espressione la dice lunga. Mentre snocciola misure, infatti, ha la faccia di chi pensa che si è fatto qualcosa tanto per farla. Per fortuna al ministro si accompagna il premier, con il suo sorriso da “ci penso io”. Lui sembra davvero l’unico ad avere la soluzione ai problemi economici del Paese e non ha nessun problema a condividerla con chi non aspetta altro.

Alla consueta dose di glorificazione personale il Silvio Berlusconi fa seguire la sua ormai celeberrima teoria: “la crisi è una questione psicologica”. Ovvio. Perciò, secondo il più logico dei ragionamenti, non bisognerà agire sulla crisi ma sulla psiche degli italiani. Come? Bisogna “chiudere la bocca a tutti questi organismi internazionali che ogni giorno dicono la crisi di qua e la crisi di là – precisa il cavaliere – “e anche agli organi di stampa che tutti i giorni danno incentivi alla paura e diffondono il panico”. Sembra esserci un solo modo per tappare la bocca a tutti questi corvi: “minacciare i media di non dargli più pubblicità”. Il presidente del Consiglio appare, però, un po’ confuso, visto che pochi minuti dopo raccomanda agli imprenditori “di continuare a fare promozione dei propri prodotti non diminuendo la pubblicità” perchè il rischio è quello “di perdere quote di mercato”. A questo punto viene da chiedersi come si possano conciliare le due stanze berlusconiane. Che il premier abbia pensato ad una pubblicità urlata per le strade, modello “mercato del pesce”? O, forse, questo è l’ennesimo tentativo di dirottare la pubblicità sulle positive e per nulla interessate alla crisi reti Mediaset?

Ma non è tutto. Se quei catastrofisti del Codacons annunciano una contrazione degli acquisti pari al 10-15% in occasione dei saldi estivi, il premier fa orecchie da mercante e rilancia: “Per rimettere in moto l’economia bisogna spendere”. Poco importa se i soldi non ci sono, se secondo l’Istat gli italiani rinunciano sempre più spesso ai piccoli piaceri (colazione al bar, cena fuori e prodotti da profumeria ad esempio), se persino l’acquisto dell’abbigliamento registra un calo del 13%.
Il diktat berlusconiano è cristallino: Zitti (agli organi di stampa ed economici) e spendete (ai comuni cittadini)!

Le reazioni non si sono fatte attendere. Per il Partito Democratico, Paolo Gentiloni, responsabile area Comunicazione commenta: “Per Berlusconi è una vera e propria mania. Se la prende con tutti quelli che lui chiama ‘catastrofisti’ (che poi sono semplicemente quanti danno analisi e numeri sulla crisi che c’è ed è durissima), attacca come al solito la stampa e arriva a minacciare direttamente invitando a ‘togliere la pubblicità ai giornali che spargono panico. È un attacco gravissimo ma ormai quasi abituale alla libertà di stampa, dietro al quale si nasconde anche il solito vizietto di spingere gli investimenti pubblicitari verso le sue televisioni. Fenomeno che già sta avvenendo da quando Berlusconi e’ a Palazzo Chigi”.

Dure anche le critiche di Enrico Farinone, vicepresidente della Commisione Affari Europei: “Per le famiglie in questo dl anticrisi c’e’ poco o nulla. La social card rimane solo per chi in stato di estrema indigenza, e ancora una volta i cittadini che hanno subito ingiustizie da banche e assicurazioni non potranno rivalersi perché la class action e’ stata per l’ennesima volta rinviata. Per le famiglie del ceto medio non c’e’ nulla. Esse sono state per l’ennesima volta gabbate. Come pensa il governo di risollevare i consumi? Quando si parla di politica fiscale a favore delle famiglie i soldi non si trovano mai”.

Ma non è solo l’opposizione a protestare. Anche le parti sociali si fanno sentire. Insoddisfatta la Cgil che, per bocca del segretario confederale Agostino Megale, afferma: “I provvedimenti economici approvati dal governo continuano a essere inadeguati e insufficienti, non comprendono misure adatte né a sostenere i redditi da lavoro dipendente e da pensione né a sostenere quella parte dell’occupazione precaria, come molti lavoratori a termine o in collaborazione, che con la crisi si trovano disoccupati e scoperti. I bonus per l’occupazione pensati dal governo lasciano senza tutela troppi lavoratori e inoccupati, e non rientrano in un’idea di riforma organica degli ammortizzatori sociali. Così come non c’è alcuna risposta alla richiesta di raddoppiare la durata della cassa integrazione e di rivalutarne adeguatamente i massimali, che oggi non arrivano alla metà della retribuzione media”.

Per nulla entusiasta appare anche Renata Polverini, segretario Ugl, secondo cui “la manovra doveva essere l’occasione per dare risposte anche all’emergenza redditi, su cui riteniamo si debba ulteriormente intervenire. La salvaguardia dei posti di lavoro è fondamentale, non solo per i lavoratori ma per le stesse imprese, che perderebbero manodopera e professionalità importanti quando ci sarà la ripresa economica. Se però non si definiscono misure volte a sbloccare il mercato interno, la fuoriuscita dalla crisi rischia di essere ancora molto lenta. Si deve aumentare il potere d’acquisto di salari e pensioni e insistiamo sulla necessità che ciò avvenga attraverso la leva fiscale, riducendo le tasse sui redditi, così come sul lavoro. Da questo punto di vista siamo fortemente in ritardo e la conseguenza è che le famiglie, al di là delle dinamiche inflative, non spendono e i consumi si contraggono, con conseguenze negative sulla produzione e quindi sul lavoro”.

Infine i sindacati dei medici, in una nota congiunta, dichiarano: “Con un colpo di mano ieri il governo avrebbe reintrodotto nel decreto legge cosiddetto anti-crisi, la ‘rottamazione’ dei dirigenti medici e veterinari al raggiungimento dei 40 anni di anzianita’ contributiva, concedendo alle amministrazioni la facoltà di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro ed il contratto individuale. Viene vanificata in questo modo la decisione del Parlamento che solo qualche mese fa aveva cancellato questa norma assurda approvando la legge delega di riforma del pubblico impiego in cui veniva fissato come limite per il pensionamento da parte dell’azienda, i 40 anni di servizio effettivo. Riteniamo intollerabile l’atteggiamento del governo che per legge continua a compiere incursioni nel rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici e quindi anche dei medici e veterinari del Ssn e ritengono altresì inammissibile che da questa norma iniqua vengano salvati solo i direttori di struttura complessa, meglio conosciuti come ‘i primari’. La manifestazione nazionale gia’ indetta da tutte le organizzazioni sindacali della categoria il 9 luglio a Roma per protestare contro il decreto Brunetta sul pubblico impiego, sara’ occasione per contrastare questo ennesimo attacco del governo e annunciare ulteriori azioni sindacali”.
Iv.Gia da www.partitpdemocratico.it

“Minacce e disperazione”, di Ezio Mauro
Con un passo in più verso il suo personale abisso politico, ieri Silvio Berlusconi si è collocato all´opposizione rispetto all´establishment internazionale di cui dovrebbe far parte come imprenditore e come capo del governo italiano. Sentendosi assediato dall´imbarazzo che lo circonda fuori dal paesaggio protetto del suo mondo televisivo, il premier ha attaccato tutto il sistema libero e autonomo che non accetta di farsi strumento del suo dominio: Banca d´Italia, organismi di analisi e di controllo internazionale, Europa, e naturalmente «giornali eversivi», vale a dire Repubblica.
Questa volta la minaccia è esplicita e addirittura sguaiata nella sua prepotenza, se non fosse un segno chiaro di disperazione. Il Cavaliere annuncia infatti che «chiuderà la bocca» a «tutti quei signori che parlano di crisi», alle organizzazioni che «continuano a diffondere dati di calo dell´economia anche di 5 punti», come ha appena fatto nel doveroso esercizio della sua responsabilità il governatore Draghi e come fanno regolarmente istituzioni neutre, libere e autorevoli nel rispetto generale dei leader democratici di tutto l´Occidente.
Nello stesso tempo Berlusconi rilancia la sua personale turbativa di mercato, invitando esplicitamente gli investitori a «minacciare» il ritiro della pubblicità ai giornali che a suo giudizio diffondono la paura della crisi.
Davanti a un premier imprenditore ed editore che chiede agli industriali di «minacciare» i giornali, con l´eco puntuale e ridicola del ministro Bondi che replica l´accusa di eversione a Repubblica, ci sarebbe poco da aggiungere. Se non notare una cosa: è la prima volta che Berlusconi esplicita la sua vera intenzione verso chi sfugge alla pretesa impossibile di narrazione unica della realtà.
Tecnicamente, si chiama pulsione totalitaria: anche se la deriva evidente del Cavaliere consiglia di considerarla soprattutto velleitaria, e a termine.
da La Repubblica

“Bersani: «Solo pillole. Non è un intervento contro la crisi». La bocciatura del Pd”, di Maura Matteucci
«Solo le solite piccole pillole. Alcune male non fanno, ma non chiamiamola manovra anti-crisi». Pierluigi Bersani del Pd boccia il decretone d’estate, perchè di «soldi veri» non se ne vedono. «È da un anno che noi invochiamo una vera manovra, e ancora non c’è. Siamo gli unici al mondo a non averla». Perchè «non si può andare avanti a pezzettini», serve «roba seria, di un punto di pil». Ovvero, qualcosa come 14 miliardi di euro, altro che i 2 di cui parla il governo. Del resto, continua Bersani, «la detassazione degli utili arriva dopo mesi in cui si è chiuso il rubinetto, bloccando le politiche industriali che c’erano per l’innovazione». Meno tranchant il giudizio di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria: «Alcune richieste degli imprenditori sono state accettate. Sono misure non risolutive, bisognerà fare ancora di più. Ma il nostro giudizio è complessivamente positivo». Può tirare un mezzo sospiro di sollievo Berlusconi, visto che l’obiettivo della manovra era sostanzialmente quello di appianare gli increspati rapporti con i confindustriali. A Marcegaglia sono piaciuti, oltre alla Tremonti-ter, l’istituzione di commissari ad acta per le grandi infrastrutture di reti e la norma per calmierare il prezzo del gas.
(ALTRE) DOMANDE AL PREMIER
Le pone il deputato Pd Francesco Boccia: «Se, come dice il premier, è vero che i lavoratori sono il capitale sociale più importante, per quale motivo non è prevista nessuna misura che aiuti ad alzare i redditi dei lavoratori? Perchè gli sgravi fiscali si fanno alle imprese e non agli operai con figli? L’ipocrisia del governo e la sua superficialità non faranno altro che aggravare la recessione».
E sulla stessa linea i commenti del sindacato. «Provvedimenti inadeguati e insufficienti», dice il segretario confederale Cgil, Agostino Megale. «Non comprendono misure adatte nè a sostenere i redditi da lavoro dipendente e da pensione, nè a sostenere quella parte dell’occupazione precaria, come molti lavoratori a termine o in collaborazione, che con la crisi si trovano disoccupati e scoperti». Raffaele Bonanni, segretario Cisl, sceglie la strada della mediazione: «È positivo il potenziamento della cassa integrazione straordinaria ed il rafforzamento dei contratti di solidarietà», dice. Per Renato Polverini, Ugl, «la manovra doveva essere l’occasione per dare risposte anche all’emergenza redditi su cui riteniamo si debba ulteriormente intervenire. Si deve aumentare il potere d’acquisto di salari e pensioni e insistiamo sulla necessità che ciò avvenga attraverso la leva fiscale, riducendo le tasse sui redditi, così come sul lavoro. Da questo punto di vista siamo fortemente in ritardo».
da L’Unità

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