attualità, politica italiana

"La disobbedienza", di Adriano Sofri

La legge concepita dal governo sulle intercettazioni è inconcepibile. È perfino imbarazzante argomentarlo: qui è stato pazientemente argomentato. È una legge che limita gravemente i mezzi delle indagini. Che imbavaglia l´informazione e la conoscenza. Che ricatta gli editori e li induce, o li autorizza, a ricattare a loro volta i giornalisti. Tutto ciò è inaccettabile. Da magistrati, giornalisti – e cittadini in genere desiderosi di sapere e informare, che abbiano o no una tessera corporativa in tasca – ed editori.
Di fronte a una legge inaccettabile si fa tutto quello che democraticamente si può per sventarne l´approvazione. Si conta sulla Costituzione e sulla civiltà giuridica europea. E ci si dispone a trasgredire la legge pacificamente e dichiaratamente una volta che sia stata imposta, facendo delle sue vergognose sanzioni, e segnatamente del carcere, un´arma della propria ragione. Se davvero si arrivasse all´approvazione di questa legge, trasgredirla ed esigere di pagare con la galera sarebbe, oltre che un normale onore, un punto segnato contro la retrocessione della democrazia italiana. Fin qui ho detto delle ovvietà. Sarebbe bene che chiunque abbia rispetto per se stesso, in cuor suo, le controfirmasse.
La legge sulle intercettazioni e sul bavaglio all´informazione affronta un vero problema con la più falsa e sfrontata delle soluzioni. Il vero problema è l´invadenza – e l´invasione – dello Stato e della pubblicità nelle vite private. Le democrazie contemporanee soccombono nella morsa dell´impunità del potere, che si fa più oscuro e segreto, e della universale violazione dello spazio privato voluto da una cultura di cui le persone sono insieme fautrici e vittime. Si vive già, a metà fra l´ansia e lo scherzo –in Italia in particolare, dove gli abusi pubblici sono stati emulati e superati dagli spionismi privati – come in una dittatura, dove i muri hanno orecchie. I telefonini, affettuoso nome, hanno soppiantato largamente le microspie, e le conversazioni telefoniche hanno largamente surclassato la viva conversazione fra le persone. I telefoni cellulari sono una meravigliosa risorsa della folla solitaria, e sono anche altrettante microspie piazzate in gola ai cittadini del mondo.
Tutti sanno che la (loro) vita sarebbe rovinata se se ne pubblicassero le telefonate. Il piacere, e spesso la voluttà vendicativa, con cui ascoltiamo le registrazioni delle telefonate altrui non bastano a cancellare la coda d´ombra che avverte dell´eventualità che accada a noi. È una coda sempre più corta, e quando si annullasse sarebbe annullata la libertà e la civiltà. Il governo, che oggi ha il potere di farlo ed è il potere – così crede, comunque – fa leva su questa ombra spaventata per giustificare la sua legge. È perfino entusiasmante, per la comprensione del marasma verso cui procede la democrazia autoritaria contemporanea: si tratta infatti dell´impresario che ha fatto dell´esposizione spettacolare dell´intimità privata la leva dell´assimilazione fra sé e il popolo. Di quel meraviglioso ultimo ritrovato che è il sogno di un popolo che assomigli senz´altro al suo capo, perché il suo capo gli assomiglia: penultimo, perché era il vanto del fascismo.
La piazza è ancora il luogo cruciale della storia, dal momento che le storie vengono messe in piazza, e la trasparenza da acquario delle vite private, amori e pianti e applausi di gioia e applausi di lutto, assicura l´opacità plumbea degli affari loro. Quale titolo meglio si addirebbe al governo in vigore, se non quello glorioso e, al tempo delle bombe, ancora ingenuo di Affari Riservati? Si riempiano pure i palinsesti televisivi e i magazzini di youTube con le più spericolate esibizioni corporali e sentimentali, e si tengano al riparo le cose che devono avvenire all´insaputa. All´insaputa: ecco un altro toccante slogan del nuovo tempo.
Anche qui, il succo è semplice. Pubblicare le cose penalmente irrilevanti è un´infamia. Pubblicare le cose penalmente rilevanti è una necessità, senza di che, oltretutto, lo stesso arbitrio possibile dei magistrati non avrebbe più limiti, e i tribunali diventerebbero anch´essi speciali. Che ci si trovi dentro una morsa – omertà e impunità di là, violazione delle vite personali di qua – non può diventare un alibi, per nessuno. Certo che Berlusconi è un´anomalia. Ma la storia è piena di anomalie, e quando non le ha a portata di mano le inventa volentieri.
La storia italiana, e se non altro la geografia, è stata a suo tempo – poco fa – più di altre stretta dentro la morsa della Guerra fredda: e gli uni e gli altri credevano di potersi tenere alle più unilaterali fra le proprie ragioni in nome di quella sfida ultimativa, e di dover disprezzare e mettere al bando chi vi si sottraesse. Nel suo piccolo, il berlusconismo ha riesumato quella logica, Guerra fredda compresa, e mutilato di autonomia buona parte di antiberlusconismo. L´amministrazione della giustizia, confiscata ad uso personale e famigliare dagli uni, è diventata insindacabile per altri, quando non direttamente delegata a risolvere lei il problema politico. E questo arroccamento è proseguito ben oltre il contesto che lo rendeva, se non giustificato, spiegabile, e fino al punto in cui nella stessa amministrazione della giustizia le divisioni e le ostilità sono esplose oltre il richiamo della solidarietà corporativa.
Le intercettazioni sono state di volta in volta strumento prezioso di indagine e occasione detestabile di gogne pubbliche, rivelazioni di meccanismi di criminalità economica e politica e armi per carriere di denaro e di vanità, per trapassi dalla professione della giustizia e della polizia a sinecure e rendite politiche e pubblicistiche. Ezio Mauro ha risposto qui il rimedio possibile a tutela dell´efficacia delle indagini e della riservatezza delle vite personali: l´udienza davanti a un giudice terzo che discrimini fra questioni rilevanti e insignificanti processualmente. «Ciò che non ha peso per l´accertamento giudiziario deve essere distrutto o secretato, e certamente a questo punto devono scattare sanzioni durissime per chi lo diffonde o lo divulga su un giornale».
È troppo ragionevole? Penso che perfino in assenza di un simile ricorso, che si potrebbe stabilire, questo sì, in una settimana, le leggi vigenti basterebbero a sventare impunità e abusi se la cultura di questo paese sapesse rimettere assieme legalità e rispetto per le libertà personali. La legge del governo mette assieme i due contrari, illegalità protetta del potere e irrisione della dignità delle persone, quando le persone sono i cosiddetti poveri cristi -o i rivali. E guardate che il dilemma è cruciale per la democrazia, che è messa a repentaglio dai poteri sottratti al controllo, col favore della tecnologia e dello spazio globale, quanto da un controllo che vuole espropriare le persone della propria stanza da letto e da bagno e della propria panchina.
Si legga, quanto al versante unilaterale della minaccia alla libertà delle persone, Wolfgang Sofsky, «In difesa del privato», appena uscito per Einaudi. La stessa Chiesa cattolica si trova nel cuore di questa crisi, ed è tragicomico che fra le esenzioni pensate dalla legge sulle intercettazioni si affianchino agenti segreti a preti e vescovi. Sulla pedofilia, e non solo, la Chiesa gerarchica ha creduto anche lei finora alla saggezza proverbiale secondo cui i panni sporchi si lavano in famiglia – cioè nella Chiesa.Con una complicazione, che la Chiesa, resa complice in società patriarcali in cui i panni sporchi famigliari erano anche tirannie domestiche di padri e mariti e fratelli, si era anche arrogata la missione esclusiva del lavaggio d´appello di quei panni nel suo confessionale.
E al confessionale aveva riservato anche il bucato dei peccati dei preti. Il segreto del confessionale dev´essere rispettato e garantito ad ogni costo da chiunque, coincidendo con la libertà di credo e di coscienza delle persone. Ma diventa uno strumento di omertà e di oppressione delle vittime quando esclude dall´universalità della legge i suoi ministri. La legge inconcepibile che corre a tappe forzate nel nostro Parlamento introvabile ha un vero debole verso i ministri, da qualunque parte provengano. Chi cerchi un equilibrio, non deve dimenticare che l´idea di lavare i panni sporchi in famiglia resiste da migliaia di anni, e che quella di spalancare porte e finestre è appena arrivata, e per opera di donne e bambini violati e pestati. È presto per richiudere, e dare appuntamento a tutti alla prossima puntata del Grande Fratello.

La Repubblica 21.05.10