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Il Pd: “Gelmini riporta indietro le lancette e Limina fa la sua parte"

Bastico e Ghizzoni: riforma che punta allo smantellamento della scuola pubblica.“Lesiva della libertà di opinione la circolare del dirigente scolastico regionale”.
Vicinanza e solidarietà agli insegnanti in lotta contro i tagli imposti dalla “riforma” Gelmini è stata espressa dalle parlamentari del Pd Manuela Ghizzoni e Mariangela Bastico.
“E’ un attacco alla qualità dell’insegnamento – dichiarano le due parlamentari democratiche – una riforma classista che punta allo smantellamento della scuola pubblica perché, di fatto, riduce le opportunità per i più deboli. E’ un provvedimento che riporta indietro le lancette dell’orologio verso una società immobile”.

Durissimo il giudizio delle due parlamentari sulla circolare che il Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) per l’Emilia-Romagna, dott. Limina, ha inviato ai dirigenti degli Uffici scolastici provinciali.

“La circolare, riservata e dal tono minaccioso, nella quale il Direttore regionale dell’USR Emilia Romagna chiede ai Dirigenti provinciali di farsi promotori di iniziative per sensibilizzare il personale della scuola sul ‘corretto comportamento’ da tenere con gli organi di stampa, è gravissima e lesiva della libertà di opinione dei docenti” affermano le parlamentari. “Il dirigente del ministero, citando a sproposito e impropriamente alcune norme, vuole imbavagliare il mondo della scuola”.

“Non è tollerabile che un funzionario dello Stato confonda la fedeltà alle istituzioni con la fedeltà alla linea politica del Governo – commentano Ghizzoni e Bastico – c’è solo un precedente di questo tipo nella storia italiana e risale al fascismo, quando il regime modificò la formula di giuramento dei dipendenti pubblici e degli insegnanti”.

“Il Ministro prenda al più presto le distanze da questo inaudito attacco alla libertà di opinione dei docenti – proseguono le parlamentari Pd – e chiarisca se si tratta di un’iniziativa del Direttore dell’USR dell’Emilia Romagna o se risponde a un input politico del ministero”.

“Presenteremo un’interrogazione urgente nei due rami del Parlamento – concludono Ghizzoni e Bastico – perché vogliamo sapere se la circolare “Riservata” del Direttore dell’Ufficio scolastico regionale sia un fatto grave ma isolato, o se analoghe iniziative siano state prese in altre regioni”.

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da Unità/Bologna di oggi 21 maggio
“Adesso Limina censura i presidi. «Sanzioni se parlano con la stampa». I genitori: lo Stato ci deve 23 milioni”, di A.Comaschi

Sono «polemiche inutili. Non si può pretendere che i servizi siano erogati al 100%,come ai tempi di vacche grasse».Con questa frase il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina accende la miccia del malcontento di una trentina di genitori, presidenti di consigli di istituto. Che ieri, per raccontare il disagio – anche economico – delle loro scuole lo avevano seguito fino a un convegno in ateneo. Una doppia contestazione: aModena500tra docenti e genitori al termine di un corteo ne chiedono le dimissioni. Per una circolare riservata dell’Usr, in cui lo stesso Limina invita i presidi a fare pressioni sugli insegnanti perché non parlino con i giornalisti. La mozione approvata al termine della manifestazione promossa dai sindacati è votata, in modo significativo, all’unanimità. La circolare dell’Usr( «Dichiarazioni a mezzo stampa del personale scolastico. Indicazioni ») sembra aver fatto traboccare il vaso della protesta, in un momento già difficile. Limina chiede ai presidi di segnalare «al dirigente competente» se ci siano dichiarazioni del personale ai giornalisti. E soprattutto, richiama «l’articolo 494 del d.l 297/1994, che prevede «a possibilità di sanzioni disciplinari per atti non conformi alla responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione» del docente. Aria di censura, insomma. Perché da subito è chiaro che l’Usr giudica non conforme alla correttezza dovuta tutto ciò che sappia lontanamente di critica verso le politiche del ministro Gelmini. Addirittura definisce «improprio» indirizzare anche solo «appelli o richieste ad alte autorità politiche o amministrative, diverse dal diretto riferimento gerarchico». Vietato parlare dei problemi della scuola, dunque, se non con lo stesso Limina. Secca la conclusione dei 500 contestatori:«Non ci faremo intimidire, continueremo a esercitare il dissenso attraverso tutti gli strumenti sindacali e politici sanciti dalla Costituzione e dal contratto di lavoro». Anche nel caso dei rappresentati delle famiglie bolognesi Limina liquida la protesta come «desiderio di visibilità ». Inutile ricordargli i 23 milioni di spese che in 5 anni il ministero non ha ancora restituito a 38 scuole bolognesi, «se escludiamo i supplenti non ci sono altri creditori».Com edire: finché le scuole non vanno in rosso, dov’è il problema?

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