Strage degli innocenti. Non chiamiamola «Troppo amore», di Isabella Bossi Fedrigotti
Maschio, due anni, bolognese, ammazzato a colpi di pistola (probabilmente dal papà che poi si è suicidato) assieme alla mamma, nel garage di casa, a bordo dell’automobile con la quale stavano forse cercando di mettersi in salvo. Ed è soltanto l’ultimo della serie mentre ancora si stanno cercando le gemelline portate via dal padre suicida e non ancora ritrovate. La mattanza dei bambini— perché ormai è quasi obbligatorio chiamarla così — continua, dunque. Le storie di queste tragedie si assomigliano in modo impressionante e, in genere, vengono classificate, a volte perfino giustificate, con la insensata spiegazione del «troppo amore» , quando in realtà sono il rancore, l’odio, la vendetta, la gelosia ad armare la mano dell’assassino o dell’assassina, e l’amore è, nel migliore dei casi, soltanto un ricordo sbiadito del passato. Quasi sempre c’è di mezzo una separazione, non accettata, non digerita dalla controparte, magari traumatica e con offesa per il soccombente, colei o colui che viene lasciato, per cui l’omicidio, dentro una mente sofferente, esasperata e umiliata, sembra diventare l’unico evento in grado di …