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"Lavoro, Fornero: I soldi non ci sono", di Luigina Venturelli

Da giorni si susseguono incontri informali preliminari tra le parti sociali ed il governo, in vista del tavolo istituzionale sul mercato del lavoro che dovrebbe essere convocato per la prossima settimana. E tra gli argomenti da discutere ci sono ancora temi caldi come l’articolo 18, in grado di trasformare il confronto in scontro aperto. Eppure l’esecutivo si mostra ottimista: la riforma in questione vedrà la luce entro il mese di marzo. L’ha affermato il premier Mario Monti in un’intervista concessa al Wall Street Journal: «Ci stiamo avvicinando alla conclusione ». E l’ha ribadito il ministro Elsa Fornero, definendo «un bel sentiero largo» la strada per giungere ad un accordo con le parti sociali.
L’OTTIMISMO DEL GOVERNO Per il momento viene considerata lontana la possibilità di arrivare comunque a un pacchetto di provvedimenti senza il consenso delle parti sociali. «Noi lavoriamo per l’accordo » ha assicurato la responsabile del Welfare, ricordando che la porta «è aperta» per «tutti quelli che vogliono vedermi per parlare di riforma del mercato del lavoro con l’agenda che abbiamo stabilito». La disponibilità dell’esecutivo alla discussione, dunque, non è completa, ma circoscritta dai limiti di merito previsti da Palazzo Chigi e, soprattutto, dai vincoli di risorse che peseranno sulla revisione degli ammortizzatori sociali. «Sappiamo bene che abbiamo vincoli di risorse che sono drammatici» ha continuato la Fornero. «Abbiamo per molti anni un piano per la restituzione del debito che è molto impegnativo. Questo deve permettere a ciascuno di comprendere che ogni euro destinato a una spesa pubblica è sottratto a un’altra». E in quest’ottica «aver evitato il depauperamento delle risorse», se «non èmotivo di grande soddisfazione», è almeno «un risultato abbastanza importante ». Nel frattempo, non si fermano le riunioni informali tra le parti sociali e i faccia a faccia tra il ministro del Welfare e i diversi rappresentanti sindacali e datoriali. Obiettivo: arrivare all’apertura del tavolo istituzionale previsto per la prossima settimana a Palazzo Chigi con buona parte del lavoro già fatta, per chiudere in tempi brevi con una riforma condivisa.
GLI INCONTRI PRELIMINARI Per questo Elsa Fornero martedì ha visto il presidente di Rete Imprese Marco Venturi, ieri mattina ha avuto tre ore di colloquio con la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, ed oggi si prepara a vedere la leader uscente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ancora più decisivi, forse, potrebbero rivelarsi i vertici preparatori tra leparti sociali, che puntano a presentarsi all’esecutivo con una lista di proposte comuni per evitare, almeno questa volta, di dover subire una decisione unilaterale del governo come già accaduto sul capitolo pensioni (capitolo che le tre confederazioni non considerano ancora chiuso, visto che per questo pomeriggio hanno organizzato un presidio unitario in piazza del Pantheon a Roma, per chiedere modifiche al decreto Milleproroghe sulle misure di carattere previdenziale). Ieri, dunque, i leader di Cgil, Cisl e Uil si sono visti per definire in dettaglio i punti di riforma che più stanno a cuore ai sindacati: l’estensione degli ammortizzatori sociali alle fasce di lavoratori che ancora risultano scoperte, la riduzione della flessibilità in ingresso nel mercato del lavoro, che ora conta oltre quaranta tipologie contrattuali, e un piano di interventi per affrontare l’emergenza giovani. E su questi temi si è concentrato anche l’incontro immediatamente successivo tra i sindacati e la Confindustria nella foresteria dell’associazione imprenditoriale: un’ora circa di discussione per decidere «un tavolo permanente tra sindacati e imprese » che già da oggi tornerà nel merito della riforma del mercato del lavoro. «L’idea è di lavorare insieme per capire se possiamo trovare un accordo su alcuni punti specifici» ha spiegato Emma Marcegaglia, parlando di «un contributo tecnico al governo molto dettagliato». Accantonato, per il momento, l’articolo 18, sul quale i leader confederali Camusso, Bonanni e Angeletti si sono limitati al “no comment”.

L’Unità 09.02.12