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“Un passo avanti”, di Federica Resta e Luigi Manconi

Sarà forse un piccolo passo, ma va nella direzione giusta: e, soprattutto, risponde a un’idea del diritto e a una concezione della pena ispirate a robusti principi garantisti. Il primo decreto-legge del ministro Severino affronta un tema cruciale: la dignità – prima vittima dell’attuale drammatica situazione delle carceri – delle persone private della libertà. Sebbene, infatti, non risolva – come ovviamente non potrebbe fare un solo provvedimento – tutti i problemi della realtà penitenziaria italiana, il decreto-legge sul sovraffollamento nelle carceri, su cui il governo ha posto la questione di fiducia, ne disciplina alcuni degli aspetti più importanti: quello della custodia degli arrestati per reati di minore gravità; quello della detenzione domiciliare per condannati non socialmente pericolosi che abbiano espiato gran parte della pena e, infine, quello degli ospedali psichiatrici giudiziari.

Sul primo punto, il Parlamento ha addirittura rafforzato quanto disposto inizialmente dal decreto, prevedendo che l`arrestato per reati di minore gravità (esclusi comunque rapina, scippo, estorsione, furto in abitazione), in attesa della convalida, sia condotto agli arresti domiciliari.

Solo in caso di indisponibilità di un luogo idoneo ai domiciliari o quando l`arrestato sia ritenuto pericoloso, sarà condotto nelle camere di sicurezza o, in caso di necessità, in carcere. Si delinea quindi un sistema “a scalare”, in cui la custodia in carcere (o nelle camere di sicurezza), in attesa della convalida dell`arresto, deve rappresentare la misura estrema, destinata solo ai soggetti socialmente pericolosi.

Si tratta di una novità importante, che in primo luogo contribuisce a ridurre, seppure in misura lieve, il sovraffollamento nelle carceri, che ha portato a una condanna dell`Italia da parte della Corte europea dei diritti umani. La sentenza Sulejmanovic del 16 luglio 2009 ha infatti stabilito che «l`evidente mancanza di spazio personale di cui il ricorrente ha sofferto» (si trattava di 2,7 mq) «integra, di per sé, un trattamento inumano o degradante», tale dunque da violare il relativo divieto, assimilato alla condanna della tortura nella Convenzione europea dei diritti umani. Di più: questa norma riafferma un principio centrale dello Stato di diritto, recentemente ribadito dalla Corte costituzionale in relazione alla custodia cautelare obbligatoria. Si tratta del principio del minor sacrificio necessario della libertà personale, per il quale le limitazioni della stessa libertà del soggetto in attesa di giudizio vanno contenute nei limiti minimi indispensabili a soddisfare esigenze di difesa sociale. Questo principio vale ovviamente, a maggior ragione, per l`arrestato in attesa della convalida. Per assicurare un controllo sulle condizioni in cui gli arrestati vengono custoditi nelle camere di sicurezza, il Senato ha inoltre esteso ad esse il diritto di visita senza autorizzazione già riconosciuto, per il carcere, a parlamentari, ministri, garanti dei diritti dei detenuti, ecc.

Anche l`estensione – operata dal decreto- della legge Alfano svuotacarceri va nella direzione (tutta ancora da percorrere e per nulla scontata) di rendere il carcere misura residuale, per ridurre la popolazione penitenziaria, ma anche per rispettare davvero il principio di libertà, pur salvaguardando le esigenze di difesa sociale. Si è infatti portata da 12 a 18 mesi la soglia di pena detentiva, anche residua, per l`accesso alla detenzione presso il domicilio da parte di condannati per reati non particolarmente gravi, ritenuti non socialmente pericolosi e che abbiano tenuto in carcere una buona condotta.

Lo stesso bilanciamento tra difesa sociale e garanzie individuali ispira la previsione introdotta in Senato – del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, in favore di strutture prevalentemente di cura (pur assistite da personale di custodia all`esterno), che accolgano gli autori di reato affetti da disturbi psichici per garantirne, nel rispetto della dignità, il diritto alla cura, senza che ciò comporti la loro segregazione lontano dalla comunità e in una condizione che è segnata, attualmente, dal più mortificante degrado. Anche in questo caso possiamo dire: un piccolo passo, ma nella direzione giusta.

L’Unità 09.02.12