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"Il governo accelera. Domani il vertice. Precari, parti lontane", di Massimo Franchi

Questa volta Mario Monti e Susanna Camusso si sono visti veramente. Lo hanno fatto a Villa Madama, alla colazione organizzata in onore del presidente della Repubblica tedesca Christian Wulff. A testimoniarlo c’era il gotha dell’imprenditoria e dei sindacati dei due paesi e perfino i ministri Elsa Fornero e Corrado Passera. Non è dato sapere se il premier e il segretario generale della Cgil abbiano discusso. L’altra certezza è che lo faranno anche domani a palazzo Chigi al terzo round del tavolo sul mercato del lavoro e la crescita che ieri è stato ufficialmente convocato per le 9,45 della mattina. Anche qui ci saranno tutte le altre parti sociali ed è assicurata la presenza del premier, assente invece al secondo vertice, a testimoniare l’attenzione che Monti dà alla trattativa. Messe da parte le polemiche sullo (smentito) vertice segreto, il clima fra governo e parti sociali torna costruttivo. RETEIMPRESE APRE SU CONTRIBUTI Ieri doppia razione di incontri informali fra le parti sociali. Al mattino è toccato a Rete Imprese e sindacati fare il punto sul tema dell’estensione degli ammortizzatori sociali alle piccole imprese, esercenti e artigiani. Un incontro che ha avuto prima un livello politico, con gli interventi di tutti i segretari (Camusso, Bonanni, Angeletti) e i portavoce (Marco Venturi), poi un livello tecnico in cui si è discusso più operativamente sulle possibili modifiche a normative, contributi e contratti. Rete Imprese ha dato una disponibilità generica a contribuire all’estensione degli ammortizzatori. Una delle ipotesi sul tavolo è quella di analizzare la situazione comparto per comparto affrontando le specificità di ogni singolo settore. Rete Imprese infatti rappresenta aziende con 14 dipendenti e bilanci da milioni che sono quindi in grado di contribuire a finanziare l’estensione a forme di assicurazione per i loro lavoratori che in futuro potrebbero perdere il lavoro (oggi scoperti da qualunque ammortizzatore) e imprese familiari o personali chenon possono sopportare il minimo ulteriore aggravio, pena il rischio di bancarotta. I tecnici di Rete Imprese quindi si sono detti disponibili a portare, per la prossima riunione, un’analisi dettagliata dei settori in cui le imprese sono in grado di contribuire con una stima delle aliquote possibili. L’altro capitolo all’esame dell’incontro era quello della flessibilità in ingresso. Rete Imprese è l’associazione datoriale che usa di più i contratti precari ed ha condiviso l’obiettivo di perseguirne «le forme più improprie ». Nel mirino ci sono le false partite Iva e i co.co.pro. con cui si mascherano contratti da lavoratore dipendente subordinato. Discorso a parte per i contratti stagionali che Rete Imprese difende perché assolutamente necessari per il settore del turismo. L’ultimo capitolo riguarda l’apprendistato e i contratti di reinserimento, entrambi strumenti considerati fondamentali per l’ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani e il rientro dei 50enni espulsi dalle imprese a causa della crisi. Nel primo caso sindacati e Rete Imprese concordano sull’idea di rafforzare lo strumento rendendo certificata la formazione, nel secondo si chiede di favorirne l’uso con vantaggi fiscali e contributivi. «È stata una riunione interlocutoria, però c’è molta comprensione delle reciproche valutazioni», ha commentato al termine il portavoce di Rete Imprese Italia (che associa Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani) Marco Venturi. «Il clima è positivo», aggiunge Venturi, sottolineando la volontà di arrivare ad una posizione condivisa, ma ribadendo la posizione sulla questione dei contributi: «Non ci si può chiedere di pagare dei contributi per altre imprese», ha concluso.

CISL OTTIMISTA Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni l’incontro è andato «molto bene, abbiamo discusso su come impostare una posizione sulla riforma del mercato del lavoro, è stato fatto un buon passo in avanti perché Rete Imprese non rifiuta l’esenzione delle tutelemapone il problema di come utilizzare bene i soldi dell’intero sistemaper orientarli sulle cose più importanti. Spero che questo ragionamento possa servire ad estendere la Cassa integrazione anche nelle piccole aziende. È irrinunciabile – conclude – che si abbia la Cig per tutti». Anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, parla di «un incontro interessante e proficuo». Nel pomeriggio (e fino a tarda sera) invece è toccato ai tecnici di sindacati, Confindustria, Cooperative, Abi e Ania approfondire la discussione su contratti e ammortizzatori. Anche qui (pochi) passi avanti sulla riduzione del numero dei contratti dagli attuali 46 ad un numero che i sindacati vorrebbero fissare a cinque mentre i rappresentanti datoriali insistono per mantenere fino a dieci,non volendo cancellare le troppe forme di precariato che ancora sfruttano. Sul tema degli ammortizzatori il dibattito si è spostato dal sistema attuale (Cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga più mobilità) ad uno futuro che sia universale e che sia finanziato da tutte le imprese (non sono quelle industriali,come accade oggi). L’impressione però è che il cammino da fare sia ancora lungo e la quadra lontana da essere trovata.

L’Unità 14.02.12

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“Sul lavoro il governo accelera, domani vertice a Palazzo Chigi”, di Giusi Franzese

Avanti tutta sulla riforma del mercato del lavoro, alla ricerca di quelli che le parti chiamano «punti di convergenza». La nuova convocazione a Palazzo Chigi è arrivata: la riunione con il governo si terrà domani mattina. E stavolta sindacati e imprese vorrebbero sedersi attorno al tavolo della sala verde con «un contributo tecnico» da consegnare al governo: un documento con un’intesa tra le parti sullo sfoltimento delle tipologie contrattuali, la cattiva flessibilità e gli ammortizzatori sociali. Su quest’ultimo punto gli sherpa, che hanno lavorato fino alla tarda serata di ieri, hanno registrato significativi passi avanti: per un anno il sistema di ammortizzatori non si tocca, poi si cambia, la cassa integrazione sarà estesa a tutti ma con durata diversa a seconda delle dimensioni aziendali, sarà pagata anche dalle piccole imprese, saranno potenziate le politiche attive per la ricollocazione del lavoratore. Stamane si continueranno a limare «le linee guida». Poi nel pomeriggio di oggi il dossier passerà nella mani dei leader (Confindustria e sindacati) con nuove riunioni ai massimi livelli.
Dal contributo tecnico resterà fuori lo spinoso capitolo dell’articolo 18. In casa Cgil puntano a tenere l’argomento per ultimo, sperando di convincere l’esecutivo a relegarlo fuori dalla legge delega con la quale entro fine marzo sarà varata la riforma del lavoro. Ai suoi Susanna Camusso ha spiegato: il mercato del lavoro così com’è non funziona, lo status quo non si può mantenere. Ed è quindi interesse della Cgil restare al tavolo e partecipare al cambiamento. Lasciare mano libera al governo – è questo il ragionamento – sarebbe peggio. Potrebbe andare a finire come sulle pensioni. Un capitolo che ieri ha registrato una nuova puntata persa, con la Fornero che ha detto no all’ampliamento della platea dei lavoratori «esodati», quelli che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione.
Tornando ai licenziamenti, le intenzioni della leader della Cgil sono chiare: limitare allo stretto necessario la «manutenzione» dell’articolo 18. La Fiom di Maurizio Landini oggi quasi certamente dichiarerà uno sciopero generale dei metalmeccanici della Cgil da tenersi nella prima settimana di marzo anche per difendere l’articolo 18. Unica apertura: sì a una drastica riduzione dei tempi di giudizio per le sentenze di reintegro.
Un principio sul quale sono d’accordo tutti, ma è un po’ poco. E la Camusso lo sa. Soprattutto ora che Cisl e Uil hanno dato la loro disponibilità a modifiche più sostanziali: indennità al posto del reintegro nel caso di licenziamenti individuali per motivi economici, che però dovrebbero avere la stessa procedura e le stesse tutele di quelli collettivi (parere sindacale e indennità di mobilità per due anni). Sul tavolo resta anche la proposta di una sperimentazione di sospensione per 3-4 anni dell’articolo 18 per i precari che ottengono un contratto a tempo indeterminato. Ipotesi che non dispiace al governo, ma che trova molto fredde le imprese. Far quadrare il cerchio non sarà semplice.
I leader di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, ne hanno parlato ieri durante la colazione a Villa Madama in onore del presidente della Repubblica federale tedesca, Christian Wulff. C’era anche il ministro del Welfare, Fornero. Una sorta di pre-vertice, utile dopo le polemiche sul presunto incontro segreto Monti-Camusso, peraltro smentito dagli interessati. L’impressione comunque è che si stia premendo il pedale dell’acceleratore. Anche il leader del Pd, Pierluigi Bersani, ieri ha auspicato «un’intesa rapida sul lavoro».
Si allontana nel tempo invece la soluzione per gli esodati. Sono stati ritirati gli emendamenti al Milleproroghe. La Fornero ha promesso di affrontare la questione «in un altro provvedimento». Restano coperti, beneficiando delle vecchie regole, quanti hanno interrotto il rapporto di lavoro «entro il 31 dicembre». Sì a una piccola limatura per i lavoratori precoci: nel calcolo dei 42 anni di contributi per non subire penalità nell’assegno, saranno inseriti anche i contributi figurativi delle madri che hanno assistito i figli disabili e quelli per la paternità obbligatoria.

Il Messaggero 14.02.12