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«Da qui può nascere il partito dei socialisti e democratici europei», intervista a David Sassoli di Simone Collini

Parla il capodelegazione Pd a Strasburgo: «Esercizio inutile contrapporre Pd e Pse. Non ripetiamo l’errore degli anni 90, la politica non resti nazionale». Sono state poste le premesse per la nascita del Partito dei socialisti e dei democratici europei», dice David Sassoli ricordando il nuovo gruppo fondato nel Parlamento europeo dal Pd e dal Pse, ma soprattutto guardando con molta attenzione all’iniziativa che si svolgerà il 17 marzo a Parigi. «È molto importante che i leader di Pd, Spd e socialisti francesi firmino una dichiarazione comune per un’Europa più forte, comunitaria, lontana dagli egoismi nazionali», sottolinea il capodelegazione del Pd all’interno dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici a Strasburgo. «I partiti di centrosinsitra che si candidano a governare non devono ripetere l’errore degli anni 90, le politiche non possono rimanere confinate nell’ambito nazionale, oggi bisogna scommettere su un nuovo europeismo».
Onorevole Sassoli, questa iniziativa di Bersani insieme ai leader socialisti europei non rischia di riaccendere la discussione sull’identità e la collocazione internazionale del Pd?
«Oggi è un esercizio inutile sia mettere in contrapposizione Pd e socialismo che lavorare per rintracciare al nostro interno il pedigree di culture del 900. Noi dobbiamo essere orgogliosi di quanto fatto fin qui e adesso bisogna continuare a lavorare per costruire una forza progressista europea».
Ottimista sulla riuscita dell’impresa?
«Sì, se socialisti e democratici assumeranno la bandiera di un nuovo europeismo».
Quando parla di “forza progressista” intende un nuovo partito che vada oltre il Pse?
«Partiamo da un concetto: non servono battaglie nominalistiche e non partiamo da zero. Il Pd ha fondato un nuovo gruppo nel Parlamento europeo che può essere la premessa per la nascita del Partito dei socialisti e dei democratici europei. Naturalmente, perché questa esperienza possa progredire c’è bisogno dell’impegno di tutti. Come ha ricordato di recente lo stesso Bersani, anche i socialisti devono cambiare».
Non è un azzardo scommettere sull’Europa in questa fase di crisi?
«Tutt’altro, perché la crisi rafforza l’orizzonte degli Stati uniti d’Europa. I paesi comunitari deboli oggi non vengono protetti perché non c’è né un vero governo europeo né una vera banca europea. Siamo molto distanti da quello che succede negli Stati uniti d’America, dove c’è un forte potere centrale e una banca di ultima istanza. Lì non si consente alla finanza di attaccare Stati deboli, come quello di New York o la California. La Grecia ci insegna che abbiamo bisogno di trasferire poteri dalle nazioni all’Unione, che dobbiamo dar vita a iniziative istituzionali per costituire l’Europa dei cittadini».
Il Pd lo farà insieme ai socialisti e ai socialdemocratici europei?
«Il Pd ha avviato un percorso e lo scenario che si apre ci incoraggia ad andare avanti in questa direzione, e incontrare anche altri compagni di viaggio. Penso ai movimenti ecologisti, alle esperienze più aperte dell’area liberal-democratica. È importante che le forze di centrosinistra di due grandi paesi che si avviano a elezioni come Francia e Germania credano che la sfida si giochi non solo cambiando i governi dei singoli Stati, ma aprendo a culture e sensibilità diverse. Negli anni 90 è stato commesso l’errore di pensare che le politiche potessero riguardare il solo ambito nazionale e così si è rafforzata la dinamica intergovernativa. Oggi è chiara l’esigenza di scommettere su un nuovo europeismo».
Si può rifondare su questo la sinistra? «Il problema non è rifondare la sinistra, ma costruire il centrosinistra europeo. La firma di una dichiarazione comune, a Parigi a metà marzo, con socialisti francesi e socialdemocratici tedeschi è una scommessa sulla nuova Europa».
Che dovrebbe avere come punti cardine?
«Valori come giustizia, solidarietà, eguaglianza. Si parla tanto di fine della politica, di governi tecnici che commissariano la politica. No, in realtà su questi valori, fondanti l’identità europea, non smetterà mai di esserci differenza tra noi e la destra».

L’Unità 23.02.12