scuola | formazione

“Quanto ci costa la scuola?” Mila Spicola

Quanto ci costa la scuola in Sicilia? Lo dicono i dati: più della Lombardia. Però: le prove sui livelli cognitivi dei ragazzi siciliani li trovano ultimi nella classifica mentre primi risultano proprio i lombardi. Badate bene che riguarda tutti, per questo ho messo un titolo generale: sono gli ultimi in classifica che abbassano la media nazionale e dunque i costi siciliani riguardano la scuola intera. Da ragazzino lombardo potrebbe rodermi parecchio, è bene che le cose dunque si conoscano per come sono anche in Lombardia. Riferendo la cosa ai costi: soldi mal spesi, si potrebbe dire. E così è, ma per motivi diversi da quelli che si potrebbero supporre.

Ma allora cosa accade? La Gelmini disse subito “i docenti siciliani non sanno insegnare”. Eppure i miei colleghi precari che si sono spostati a Brescia, in Emilia, per avere il ruolo, mi pare che siano uguali uguali… Logicamente, quei risultati sono il combinato disposto di parecchi fattori, altrove analizzati e raccontati in modo ben più accurato e pertinente di quanto possa io fare adesso in poche note. Intanto il rapporto diretto con le condizioni socio-culturali-economiche non solo delle famiglie ma anche dei contesti geografici di appartenenza. Si può riassumere crudamente in un “più povero sei più i tuoi livelli cognitivi e i tuoi successi scolastici sono messi a rischio”. E infatti in Sicilia due dati corrono paralleli come i binari della ferrovia: da un lato l’ultimo rapporto di Save the Children ci dice che 44 bambini su 100 in Sicilia vivono sotto la soglia di povertà , dall’altro i dati sulla dispersione scolastica ci fotografano un 30% circa di dispersi. Entrambi i dati sono i più alti in Italia. E spesso si accaniscono sullo stesso ragazzino. O ragazzina

Ma non basta. Mettiamoci le ore di scuola in meno per i tagli, l’assenza di tempo pieno, la mancanza di misure regionali coordinate e continuative. Persino una legge sul diritto allo studio manca in Sicilia: unica regione in Italia a non averla.

E infine: in che scuole frequentano i ragazzi siciliani? Bella domanda.

In Sicilia esiste un fenomeno che altrove non si verifica. Un bel numero di locali destinati a edilizia scolastica sono edifici non di proprietà dello Stato ma bensì in affitto da privati. GIà, incredibile vero? Eppure è così da decenni. E’ una voce significativa rispetto al totale delle spese di cui sopra. Poco male, verrebbe da affermare, se la parolina “privato” corrispondesse a un miglioramento delle condizioni in cui vivono i nostri ragazzi e i nostri docenti per tante ore al giorno, tutti i giorni. Decisamente no. La maggior parte dei locali presi in affitto non hanno né le caratteristiche ottimali ad accogliere studenti né, tantomeno, le elementari certificazioni di rispetto delle norme. Appartamenti, scantinati, ex magazzini, edifici di altra destinazione, aule troppo strette, assenza di spazi, sia comuni, che di laboratori, le palestre spesso non esistono, e potrei continuare. In genere l’affitto è abbastanza sostanzioso. La mia scuola, un ex magazzino, costa allo Stato 265mila euro l’anno, un istituto alberghiero di Palermo ben 1milione e mezzo di euro l’anno. L’affitto viene pagato puntualemnte ma nessuno si preoccupai di capire a che qualità corrisponde quell’affitto. Quando tutto va male nessuno se ne prende carico, certamente non gli enti locali responsabili, cioè Comuni, Regione o Provincia, meno che mai i proprietari legittimi. E allora comincia il balletto delle richieste di presidi, genitori e studenti. Mai che gli venisse in testa di dire al proprietario di turno: o aggiusti quell’infisso o non ti pago l’affitto. Cose banali nella vita comune..non quando si tratta di scuole siciliane. In genere sono i ragazzi o i genitori a incatenarsi da qualche parte…

Non la faccio lunga. Vado al sodo e vi racconto dell’assurdo. Tutti sappiamo che in Italia , grazie alla legge Pio La Torre , è stato possibile confiscare i beni alla criminalità organizzata. Ebbene tra molti di questi beni in Sicilia ci sono scuole. Le perplessità che nascono sono in merito a due ordini di motivi. Il primo. I beni confiscati ancora non sono stati destinati. Sono confiscati e gestiti da “amministratori giudiziari” appunto. Significa che, laddove si tratta di beni immobili in cui ci sono in affitto uffici pubblici, e dunque anche scuole, noi paghiamo ancora l’affitto.. E sono beni confiscati da noi. E questa è la prima perplessità. La seconda: al 30 giugno 2009 il valore dei beni confiscati in Italia , di cui il 45% sono in Sicilia e che non sono ancora destinati è stimato in quasi 475 milioni di euro, a cui si andranno a sommare tutte le confische future.

Una bella somma. Pensate solo se una legge decidesse che i beni confiscati si potessero vendere e il ricavato dovesse essere destinato a costruire nuove scuole o a sistemare quelle esistenti. Però qualcuno giustamente viene e mi dice: e chi se le ricompra? E’ probabile che se le ricompri lo stesso mafioso.. Vero.

E se fossero date in gestione direttamente a Comuni e Province in modo da utilizzare le somme risparmiate dagli affitti per rimetterle in sesto? Per farne luoghi per servizi, per cooperative, per tutto..per scuole. E anche, poiché avanzerebbero ancora molti soldi, tra quelli risparmiati perchè non utilizzarli per misure a sostegno della lotta alla dispersione? O anche al funzionamento delle scuole? Manco per nulla. E infatti abbiamo il nulla.

E dunque tutta la vicenda che fa? Rimane in stand by? Eppure una legge del 2008, ma qualcuno queste cose le sa meglio di me e può chiarirmi le idee, sanciva la nascita delle Agenzie nazionali e regionali per la materia dei beni confiscati per seguire ed esitare queste vicende in tempi brevi. O mi sbaglio? In realtà io avevo già scritto di questo due anni fa. Riprendendo alcune notizie già pubblicate circa 20 anni fa (!!) e poi riprese nel 2009. E sempre 20 anni fa un deputato regionale, Turi Lombardo, l’aveva presentata la legge sul leasing per le scuole. Evidentemente ancora devono esaminarla…Non vorrei tra vent’anni ritrovarmi a ricopiar me stessa.

Avevo scritto circa l’affitto di scuole pagato a famiglie poi rivelatasi mafiose (https://www.facebook.com/note.php?note_id=324824141266 ) . Mi si disse, e qua si con sollecita tempestività: tutto regolare, quei beni sono stati regolarmente confiscati e oggi sono in mano ad amministratori giudiziari. I quali si affannarono a precisarmi che forse dovevo informarmi per bene prima di scrivere o chiedere. Ok, l’ho fatto. Eppure non mi pare si sia mosso nulla. Io aspetto, osservo, come lo scienziato, il topolino, misuro, valuto. Ma niente. Tutto si ripete tale e quale.

Perché di questi beni, sequestrati dallo Stato, noi paghiamo ancora l’affitto? Perché? E che scuole sono? Vanno bene? Ne vale la pena?

Ma, allargando il problema al fenomeno più generale delle scuole in affitto: perché pagarlo? Anche nel caso di proprietari modello, in regola, senza nessun problema amministrativo o legale, non è il caso di riprendere quel disegno di legge che prevede un leasing per la costruzione di nuove scuole ? Perchè cavolo, e lo ripeterò all’infinito, ostinarsi a pagare l’affitto per locali che a tutto potrebbero servire tranne che a spazi per ragazzi e scuole?

E sti benedetti beni confiscati, a che cacchio servono realmente, se ancora oggi la materia brancola nel buio? A chi spetta dirimere la cosa in tempi brevi? Alle sezioni fallimentari dei tribunali siciliani? Agli amministratori giudiziari i quali, finchè li amministrano, percepiscono somme percentuali di gestione davvero generose? o a questi benedetti commissari straordinari per i Beni Confiscati? Al Ministero di Grazia e Giustizia? Al Ministero dell’Interno…non so..qualcuno vuol risolverla?

Sapete com’è..a giugno incombono le prove INVALSI e si aggiunge anche la Valutazione delle Scuole e dei Presidi. In quei test di tutto questo non vi è traccia…

Che gli diciamo a sti ragazzi siciliani, i 44 su 100 di cui sopra e i 30 su 100 di cui sopra che, magari, in una scuola bella, sana a norma e con dei fondi per il diritto allo studio, non dico risolverebbero tutti i loro problemi, ma qualcuno sì?

Un attimo..mò te la risolviamo? Aspetta un pochino…Adesso arriviamo…

Possibile che in 30, 20 anni nessun governo siciliano abbia voluto veramente mettere mano a questa…possiamo definirla vergogna e risolverla? I docenti siciliani forse, ma dico forse, non sapranno insegnare, specie in scuole di tal fatta e in una regione difficile come la mia, ma politici come questi sanno governare?

L’Unità 24.02.12