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"Imu-Chiesa, il governo prova ad accelerare", di Valentina Conte

Anche la Chiesa pagherà l’Imu, senza alcuna proroga né ripensamento, a partire dal prossimo anno. La conferma arriva in serata dal ministero dell’Economia. «Tutti gli adempimenti previsti per il 2013 non subiranno alcun ritardo», si legge nella nota. A cominciare dal «primo versamento Imu fissato per il 16 giugno». Un altro modo per dire che il decreto ministeriale, atteso per la fine di maggio, ancora non c’è, come riferito ieri da Repubblica.
Ma ci sarà «a breve». «In data odierna», ovvero solo ieri, scrive ancora il dicastero guidato da Grilli, «il ministro ha trasmesso al Consiglio di Stato, per il prescritto parere, lo schema di regolamento di attuazione dell’articolo 91 bis». Modello indispensabile a Chiesa – ma anche partiti, sindacati, fondazioni, associazioni – per calcolare (entro il 2012) quanta parte degli immobili a «utilizzazione mista » sarà sottoposta all’imposta (nel 2013) e quale no. E distinguere, così, tra attività commerciale e culto, volontariato, politica, assistenza. Il dicastero di via Venti Settembre rivela poi l’invio di una «risposta puntuale» anche alla Commissione europea e alla sua «richiesta di informazioni relativa al caso C26/2010». Per chiudere così l’indagine aperta a Bruxelles contro l’Italia per aiuti di Stato, “mascherati” con la storica esenzione Ici agli immobili degli enti ecclesiastici.
L’accelerazione dell’Economia arriva dopo una giornata di rimpalli con Palazzo Chigi, dove il testo del regolamento sembrava giacere in atteso di un “visto”. Alla fine, però, la precisazione. E così «l’esame complesso della materia», che ostacolava l’iter Imu, si è sbloccato. La nota spiega che il decreto ministeriale, con lo schema per gli enti, riguarda solo il comma 3 dell’articolo 91 bis. Articolo aggiunto in extremis al Cresci-Italia, il provvedimento sulle liberalizzazioni diventato legge il 24 marzo, dal presidente del Consiglio in persona. Per due motivi: evitare le sanzioni Ue e sciogliere il nodo su una «materia delicata», così la definì, visti i malumori crescenti tra i proprietari di case (prime comprese), costretti a versare già da quest’anno un’imposta pesantissima. Il comma 3 di quell’articolo è relativo proprio agli immobili ad uso misto, la realtà più diffusa negli enti non commerciali. Laddove cioè non è immediato stabilire quanti metri quadri fanno utile (un bar in parrocchia che va ri-accatastato, però) e quali no. Detto in altro modo, laddove «non è possibile procedere al distinto accatastamento della frazione di unità immobiliare nella quale si svolge l’attività di natura non commerciale». Il regolamento dovrebbe far luce su questi casi e indicare una modalità di calcolo.
La partita, secondo stime Anci (Comuni), potrebbe valere oltre 600 milioni. Entità mai confermata dai vescovi italiani (Cei), che però non ne hanno mai offerta una alternativa. Il censimento si farà solo grazie a queste nuove direttive. Ovviamente sono e saranno esenti dall’Imu (comma 1) tutti gli immobili destinati «esclusivamente » ad attività non commerciali, e non più «prevalentemente».
L’Imu intanto si conferma uno degli assi portanti delle entrate tributarie. Nei primi sette mesi del 2012 lo Stato ha messo fieno in cascina per 232 miliardi, il 4,7% in più del 2011 (10 miliardi aggiuntivi), «per effetto delle misure correttive varate a partire dalla seconda metà del 2011», scrive il ministero dell’Economia. Se il gettito Iva va giù (nonostante l’aumento di un punto) dell’1,5%, ovvero 880 milioni in meno, il primo acconto dell’Imu ha assicurato 3,9 miliardi, «in linea con le previsioni» (parte statale). Una discreta fetta dei 10 miliardi extra. Bene anche l’imposta sostitutiva sui redditi di capitale, l’imposta di bollo e quella di fabbricazione sugli oli minerali.
La Repubblica 06.09.12