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«Noi ragazzi in cattedra gratis», di Giusi Fasano

A Novi di Modena e nella frazione di Rovereto la scuola sarà anche questa. Alessandro, Alice, Federica e Laura proveranno a far innamorare della matematica i bambini delle elementari e i ragazzini delle medie. E lo faranno gratis. Due-tre lezioni alla settimana nelle non-scuole di Novi e Rovereto, sotto le tensostrutture. Niente contemplazione di numeri e formule, solo laboratori e strumenti che faranno la gioia di centinaia di studenti.
Laureati o dottorandi, età compresa fra i 26 e i 30 anni, questi quattro professori speciali hanno in comune la passione per la matematica e l’esperienza di Formath, società e sito internet che si occupa di divulgazione e formazione scientifica anche per gli insegnanti.
Il loro punto forte è insegnare diventando un po’ bambini, con i loro strumenti «strani», con la matematica «fatta», più che spiegata. Se chiedi a un bambino perché una bolla di sapone viene rotonda la risposta più classica è «perché esce da un cerchietto». Quegli stessi bambini restano incantati, e magari si appassionano alla spiegazione, se verificano che comunque, anche da un telaietto quadrato, si produce sempre una bolla tonda. Ecco. È di questi dettagli che gli studenti possono innamorarsi. Oppure di figure come gli animali-origami, oggetti minuscoli che hanno un grandissimo pregio: «Educare alla visione spaziale», per dirla con il referente scientifico dei Formath Giorgio Bolondi, e stimolare l’esplorazione e la conoscenza delle trasformazioni geometriche.
Gli occhi degli studenti planeranno su mondi e linguaggi sconosciuti: per esempio il sistema di scrittura dei numeri degli antichi come gli incas e gli egizi. Per capire meglio la nostra scrittura dei numeri e studiare insieme un po’ matematica e un po’ storia. «Si può fare matematica in modo più leggero» è convinto il professor Bolondi. «Questi ragazzi sono preparati e coinvolgenti perché riescono a far lavorare gli studenti e far capire che la matematica non è soltanto fare i conti». Volevano dare una mano da volontari ai bambini del terremoto, hanno messo in moto un passaparola finché qualcuno non ha accolto il loro desiderio. «Gli studenti sarebbero felici di conoscervi» si sono sentiti dire. Almeno questo è sicuro. È matematico.

Il Corriere della Sera 12.09.12

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«Noi ragazzi in cattedra gratis», di Giusi Fasano

Qualcuno si ritroverà in una stanza d’albergo, qualcun altro farà lezione in un bar, c’è chi comincerà sotto le tende della protezione civile e chi avrà come tetto il telo di una tensostruttura o il soffitto di un palasport, altri ancora faranno lezione in parrocchia o su campi da tennis adattati per l’occasione. In alcuni casi si dovranno fare dei turni: il mattino un gruppo di studenti, il pomeriggio un altro.
Benvenuti nelle scuole nonostante tutto. Nell’Emilia del dopo-terremoto si ricomincia l’anno scolastico come si può e (salvo rare eccezioni) lunedì prossimo, quando suonerà la prima campanella, tutti gli studenti emiliani saranno davanti a un banco. Magari in una non-scuola, appunto. In attesa che siano pronti i moduli o i prefabbricati oppure che finiscano i lavori di risistemazione delle scuole che non hanno subito danni gravi. «Ne sono state danneggiate 450 — premette l’assessore regionale all’istruzione Patrizio Bianchi — e, con uno sforzo e un orgoglio che non scorderò mai, siamo riusciti ad aprire tutti i cantieri e i lavori finiranno fra il 15 settembre e il 15 ottobre». Un rapporto diffuso ieri da Save The Children rivela che gli edifici scolastici inagibili sono oggi 165 e che più di 17 mila tra bambini e adolescenti torneranno in classi organizzate all’interno di 1.530 strutture e moduli provvisori. I moduli, in affitto, saranno operativi per il massimo di un anno durante il quale si risistemeranno le scuole, le strutture prefabbricate, invece, sono destinate a una vita ben più lunga.
Nel Mantovano, unica provincia lombarda colpita dal terremoto, le scuole ripartono oggi ma la situazione è simile a quella emiliana. «Riusciamo a far ripartire tutti gli studenti dei comuni che hanno avuto danni dal sisma — annuncia il presidente della Provincia Alessandro Pastaccin —, magari per i primi giorni qualcuno si dovrà adattare a luoghi non proprio scolastici come le sale civiche oppure dovrà fare i turni. Ma fra fine settembre e inizio ottobre tutti i container e i prefabbricati saranno pronti».
A Cavezzo, diventato Comune simbolo del terremoto per essere stato uno dei più distrutti, si ricomincia in emergenza con la consegna di moduli e prefabbricati programmata in tempi diversi. «Si comincia il 17 sotto le tensostrutture o in edifici che possono ospitare i ragazzi in condizioni di sicurezza. Ma sulla questione scuola non mi lamento» dice il sindaco Stefano Draghetti. «Vista la situazione sarà un po’ complicata la partenza. Abbiamo attrezzato come scuola anche un centro sportivo comunale che è sostanzialmente un bar molto bello e poi due campi da tennis coperti. Sono convinto che con un po’ di pazienza si supererà tutto».
A Medolla procedono spediti i lavori di ristrutturazione delle scuole dai danni contenuti e (mentre si allestiscono i moduli) per i bambini delle materne il Comune ha deciso due cose: chiedere una mano alla parrocchia perché li ospiti finché la loro scuola provvisoria non sarà montata e utilizzare per altri studenti le tende della Protezione civile usate finora per gli sfollati. Decisamente più complicata la situazione del Comune di Cento dove la riapertura di materne, elementari e medie non avverrà prima del 25 settembre, con non poche polemiche di genitori che si sono organizzati in comitati per proporre e studiare soluzioni diverse da quelle messe in conto dall’amministrazione. Dal sito del Comune arriva comunque un messaggio rassicurante: «Solo in pochi casi si farà ricorso a turni pomeridiani e dal 17 di ottobre si entrerà a regime, con l’inaugurazione di due nuovi plessi scolastici».
A Finale Emilia la soluzione più veloce per dare un banco in tempo a tutti gli studenti è stata scegliere come sede (fra le altre) un albergo antisismico. «Ci mettiamo una parte delle scuole elementari, medie, liceo e istituto tecnico» spiega il sindaco Fernando Ferioli. «Lo paghiamo con le donazioni e utilizziamo una cinquantina di stanze e poi locali pensati come sale meeting. Escluse le scuole d’infanzia, che siamo riusciti a riaprire, dalle elementari alle superiori nessuno dei nostri 2.200 studenti potrà purtroppo fare lezione in una scuola vera. La parola d’ordine è arrangiarsi e dobbiamo farlo».
Anche nel Comune di Novi di Modena (e nella frazione di Rovereto) i primi a partire sono i piccoli dell’infanzia. «Ho chiesto la deroga di una settimana per cominciare — dice la preside Rossella Garuti — perché siamo indietro con i moduli e i prefabbricati. I bambini della prima elementare condivideranno gli spazi con quelli della materna, ci aiuteranno le parrocchie e le tensostrutture. In qualche modo faremo». È una promessa ma assomiglia a una certezza.

Il Corriere della Sera 12.09.12