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"L'accusa di Monti: sull'anticorruzione inerzie non scusabili", di Dino Martirano

Di lotta alla corruzione il presidente del Consiglio ne aveva già parlato il 16 aprile davanti all’emiro del Qatar: «Ho chiesto a sua altezza quale fattore, in passato, avesse ostacolato di più gli investimenti stranieri nel nostro Paese… La corruzione, appunto». Poi ci era tornato su a Cernobbio e ieri, alla Conferenza internazionale sulle riforme strutturali, Mario Monti ha dato una stilettata al Pdl che sta facendo melina intorno al ddl anticorruzione: «Si va in salita, non in discesa, data una certa inerzia comprensibile ma non scusabile da parte di certe forze politiche», ma il governo «intende portare avanti» il ddl contro la corruzione inserito «dentro un pacchetto equilibrato» sulla giustizia.
Così ha parlato Monti quando mancano tre giorni alla scadenza del termine per la presentazione degli emendamenti al ddl Alfano che — riveduto alla Camera dove passò con la fiducia, inasprisce le pene e rende più stringenti le regole per la prevenzione della corruzione — è fermo da mesi in commissione al Senato. Il Pdl vuole cambiare, ammorbidendolo, il maxiemendamento imposto alla Camera dal ministro Paola Severino ma a questo punto non è detto che l’operazione riesca. Nonostante l’apertura del governo, ieri il Guardasigilli ha puntualizzato: «L’obiettivo è quello di approvare il ddl in questa legislatura. Una strada è quella di confermare il testo della Camera senza modifiche oppure si può percorrere la strada di alcune modifiche purché ci sia una solida, chiara e seria intesa sui tempi di approvazione» alla Camera.
Il ministro non esclude uno scenario in cui, in caso di mancato accordo sui tempi o di pretese eccessive sul testo, si ricorrerà a un nuovo voto di fiducia. D’altronde, Monti ha ricordato che «nel nostro Paese la corruzione è percepita a livelli superiori» e che «il governo compirà ogni sforzo» per fare approvare la legge.
Si marcia in salita, dunque. Il Pdl vuole modificare il testo Severino che prevede la procedibilità d’ufficio per la corruzione tra privati mentre il ministro sarebbe disposto a prevedere la procedibilità d’ufficio solo quando si verifica una lesione della libera concorrenza tra le imprese. Un altro nodo è quello del reato di traffico di influenze illecite: qui il Pdl chiede la cancellazione di un «reato vago» o un suo ridimensionamento. Sul lobbismo legale — dice il ministro che ha incontrato le matricole della Luiss — «stiamo approfondendo un testo che trae spunto dalla normativa applicata in altri Paesi dove si bada molto alla forma. Io tuttavia sono più interessata alla sostanza».
E così alla vigilia dei primi voti al Senato, tira una brutta aria nella «strana maggioranza». Anna Finocchiaro (Pd): «Monti ha ragione, basta stop dal Pdl. Noi siamo pronti a votare il testo della Camera, sebbene sia perfettibile, e il governo farebbe bene a insistere». Ma dal Pdl ora arrivano anche segnali diversi: «Il tempo della melina è finito… Non si lasci cadere l’appello di Monti. Come fa la nomenklatura del partito a non accorgersi quello che sta succedendo nel Pese?», azzarda Isabella Bertolini. E l’ex ministro Franco Frattini rilancia proponendo una nuova norma: «Convogliare i soldi pubblici confiscati ai politici in un fondo statale per l’abbassamento della pressione fiscale». Francesco Paolo Sisto, invece, insiste sul «pacchetto» lasciando intendere che il Pdl non ha rinunciato, «in cambio» del ddl intercettazioni. Ma il ministro tra le «altre priorità» ieri ha citato solo le carceri e il processo civile.
Il Corriere della Sera 25.09.12