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"Il «concorsone» non è roba per giovani", di Luciana Cimino

I neo laureati dovranno aspettare ancora. Per lo meno di finire i Tfa (Tirocinio formativo attivo, l’abilitazione). Come anticipato nei giorni scorsi il concorso per l’insegnamento nella scuola pubblica è riservato a docenti già abilitati. L’antitesi giovani/vecchi che aveva scatenato il dibattito nei giorni scorsi sembra concludersi. Alle prove possono iscriversi i precari che stanno nelle graduatorie a esaurimento (e dunque che hanno frequentato le Siss o superato i concorsi del 90 o del 99) e i laureati con il vecchio ordinamento, quindi fino all’anno accademico 2003/2004. Ei giovani? Profumo aveva manifestato più volte la necessità di “svecchiare” il corpo docente e quella di dare una opportunità ai ragazzi appena laureati. Il turno per loro però non arriverà prima del prossimo anno. Il Miur ha intenzione infatti di indire un nuovo concorso per la prossima primavera, stavolta riservato solo a coloro che avranno concluso il primo ciclo del Tfa (le cui lezioni stanno cominciando in questi giorni). PAURA Ma tra gli ammessi cresce la paura che la prima selezione (che costerà all’Erario circa un milione di euro) possa esaurire i posti a disposizione. Anche per anni. E dunque che alla fine si crei un’altra imponente mole di precari ad aggiungersi ai «bocciati» del prima tanche di concorso. E intanto arriva anche il parere del Cnpi (Consiglio nazionale pubblica istruzione): pur esprimendo una valutazione positiva per parti relative ai programmi d’esame, alle prove e alla valutazione dei titoli, il consiglio ritiene nel complesso «inopportuno» bandire un concorso in una fase di grande disagio per i precari della scuola, nel contesto di una riforma pensionistica che contribuisce a ridurre ulteriormente i posti disponibili e mentre è appena iniziato il percorso abilitante attraverso i Tfa. Per il Cnpi il concorso troverebbe «la sua giusta collocazione» solo dopo aver programmato un organico funzionale, dopo la completa l’attivazione delle procedure abilitanti e dopo la revisione delle classi di concorso. Il ministro Profumo è però ottimista: «credo che il concorso sia per gli insegnanti una grande opportunità – ha dichiarato ieri in occasione dell’apertura della biblioteca del Miur e che le persone con grande saggezza parteciperanno, perché sarà data loro la possibilità indipendentemente dalla loro posizione in graduatoria, di accelerare il loro percorso e di entrare in ruolo prima di altri». Ma i sindacati minacciano battaglia. L’Anief annuncia una pioggia di ricorsi. «È illegittimo escludere i laureati degli ultimi dieci anni o i soli dipendenti della scuola. Sbagliata la soglia dei quesiti della prova preselettiva. Manca una nuova graduatoria di merito per i prossimi tre anni». Così, dicono, si lasciano «fuori i giovani e i più esperti». E mentre sui social network i professori si chiedono perché fra i requisiti richiesti non ci sia alcun modo per indicare la propria esperienze nelle classi, la FlcCgil chiede di nuovo «un piano di investimenti nella scuola che coniughi il dato occupazionale con la qualità della scuola pubblica» e convoca i docenti e il personale scuola per il 12 ottobre, giorno di sciopero «per rivendicare quell’inversione di tendenza richiesta da tempo e che aprirebbe a un sano progetto di reclutamento».
L’Unità 26.09.12
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Due ragioni opposte si trasformano in due torti”, di Mario Castagna
Nessun giovane appena uscito dalle aule universitarie potrà parteciparvi e sarà solamente una seconda via per i tanti precari che in questi anni hanno faticato e accumulato posizioni in graduatoria per ottenere finalmente una cattedra: Purtroppo le indiscrezioni sul concorso per gli insegnanti voluto dal Ministro Profumo sono state confermate.
Nessun giovane appena uscito dalle aule universitarie potrà parteciparvi e sarà solamente una seconda via per i tanti precari che in questi anni hanno faticato e accumulato posizioni in graduatoria per ottenere finalmente una cattedra. Viene confermato così il teorema tipico della seconda Repubblica, in base al quale dietro ogni grande proclama si nasconde sempre una mezza misura. Ma le ansie mediatiche prevedono solo compromessi al ribasso e non veri processi di riforma. L’apertura ai giovani si è rilevata l’ennesimo grimaldello per ottenere un titolo sui giornali, e non per scardinare la segregazione generazionale che vede i nostri giovani fuori da ogni porta. Se il concorso si rileva solamente un rimescolamento delle graduatorie degli insegnanti precari, non è troppo lontano dal vero chiamarlo concorso truffa. Se è così è inutile farlo, meglio risparmiare qualche soldo da utilizzare per ristrutturare una scuola o assumere qualche insegnante di sostegno in più. L’esigenza di aprire la porta alla nuova generazione e di portarla finalmente dietro le cattedre era sacrosanta così come quella di riconoscere le esperienze di chi dietro una cattedra ci sta già da tanti anni senza nessuna garanzia. Ma il ministro Profumo rischia così di trasformare le due ragioni in due torti: la beffa per i precari, la pacca sulle spalle per i giovani. Due categorie sempre al centro di ogni impegno, tanto nominati quanto penalizzati. Questo concorso non valorizza l’insegnante italiano, demotivato, malpagato, abbandonato seppur pieno di buona volontà. L’onda di entusiasmo e di impegno con cui il mondo della scuola sempre ci sorprende, andrebbe invece sostenuta. Potrà capitare che rompa qualche argine, ma renderà fertile il terreno di un’Italia che fatica a ritrovare la speranza.
L’Unità 26.09.12