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"Il Savonarola degli spot e la pubblicità infelice", di Curzio Maltese

«La pubblicità si basa sull’infelicità della gente, la crea». È una delle tante frasi celebri di Beppe Grillo di un paio d’anni fa. Quando ancora il nostro ricco predicatore invitava i seguaci a boicottare televisioni e giornali, tutti, e a rivolgersi soltanto a fonti d’informazione prive di pubblicità. Per esempio, il suo sito. Poi il blog è esploso, soprattutto grazie alla fondazione del movimenti 5 Stelle, e Grillo-Casaleggio ci hanno ripensato, accettando pubblicità di ogni genere. Compresa questa: “Compro oro”, che campeggiava in testa al sito ieri.
Ora, se la pubblicità si basa sull’infelicità delle persone, quella di “Compro oro” si fonda sulla disperazione delle famiglie.
L’Espresso e Repubblica hanno più volte denunciato i loschi interessi che stanno spesso dietro a questi negozi sorti come funghi dal principio della crisi, i rischi di speculazioni e riciclaggio mafioso, l’evasione fiscale e le truffe. Finalmente il governo Monti si è deciso a mandare la Finanza, che finora ha accertato reati e irregolarità nel 60 per cento degli esercizi.
A parte questo, la pubblicità del sito di Grillo è due volte ingannevole. Intanto per come è messa. L’annuncio figura in una sezione che non è dichiaratamente uno spazio pubblicitario. In alto, ben visibile accanto ai comunicati politici del capo, confusa con altri interventi e informazioni di vario genere. Di sicuro gliel’avranno pagata bene.
Ma soprattutto il sito di Beppe Grillo non è un blog qualsiasi. È il luogo di dibattito unico del secondo o terzo partito d’Italia. Un luogo esclusivo, gelosamente tutelato dal marchio depositato dal proprietario, il quale espelle dal movimento chiunque, come Tavolazzi, abbia osato proporre altri luoghi di discussione. Grillo non solo è dunque padrone del suo partito, ma tratta gli elettori come clienti, audience da vendere agli inserzionisti. Se non è conflitto d’interesse questo, che cosa lo è? Immaginate lo scandalo, la furia e lo scherno dei grillini se sul sito del Pd o durante un comizio di Vendola o Casini o perfino Berlusconi comparissero annunci “Compro oro”.
Non si ha la pretesa di suscitare un dibattito fra i fans di Grillo, che in questi anni hanno dimostrato di seguire dal capo qualsiasi giravolta, e sono un’infinità. Come del resto in passato i fans di altri leader padroni. Rimane il fatto che il Savonarola degli spot, quello che invocava “una Norimberga per i pubblicitari” e denuncia ancora l’assenza di libertà nella stampa “perché non si può fare un’inchiesta su un inserzionista”, oggi prende i soldi da “Compro oro” ed evita di parlare di un fenomeno inquietante. Lui che ha pronta un’invettiva di maniera per tutto e tutti.
Se vi sono categorie già ben rappresentate fra i capi politici sono quelle dei trasformisti e dei portatori di conflitto d’interessi. Beppe Grillo allunga la lista degli uni e degli altri. Si vede che per gli italiani questi non sono difetti gravi in politica. Morto un leader padrone, trasformista con conflitto d’interessi, se ne vota subito un altro, giustificandone ogni contraddizione perché “tanto gli altri sono peggiori”. E allora poi di che cosa ci lamentiamo?

La Repubblica 30.09.12