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“Quella ingiustizia da sanare al più presto”, di Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi

Il tema della cosiddetta ricongiunzione dei contributi per poter avere un’unica pensione è più che mai all’ordine del giorno. Il ministro Fornero ha promesso di affrontarlo per trovare in queste settimane una soluzione per via normativa o amministrativa. La questione nasce da un errore compiuto nel 2010, al tempo del governo Berlusconi, quando al ministero del lavoro c’era Sacconi e a quello delle finanze Tremonti. Per comprendere il motivo per il quale si passò dalla ricongiunzione gratuita a quella onerosa, occorre fare un passo indietro.
Nel 2009 si è innalzata l’età pensionabile di vecchiaia delle donne del pubblico impiego a 65 anni lasciando inalterata a 60 anni l’età di pensionamento delle lavoratrici dei settori privati. Per impedire che, attraverso la ricongiunzione gratuita dei contributi, le donne iscritte all’Inpdap potessero trasferire i contributi all’Inps utilizzando in questo modo la possibilità di andare in pensione in modo anticipato, il governo varò una norma restrittiva.
Si tratta dell’articolo 12 della legge 122 del 2010 che ha abrogato: tutte le norme che consentivano la costituzione della posizione assicurativa presso l’Inps (legge 322 del 1958), qualora nel fondo del pubblico impiego non si fosse raggiunto il diritto alla pensione; la ricongiunzione volontaria verso l’Inps (articolo 1 della legge 29 del 1979), che era gratuita perché non comportava nessun miglioramento dell’assegno pensionistico. Si è prodotto in questo modo un effetto perverso che ha coinvolto indistintamente tutti i lavoratori con una iscrizione previdenziale in due o più fondi.
Il passaggio dalla gratuità alla onerosità da Inpdap verso Inps (o da altri fondi: elettrici, volo, telefonici, giornalisti), ha comportato l’emergere della situazione attuale che vede i lavoratori nella condizione di dover pagare due volte i contributi e di doversi accollare ingenti oneri: in alcuni casi l’esborso è anche di alcune centinaia di migliaia di euro. A questa situazione occorre porre rimedio se crediamo a un principio di irrinunciabile giustizia sociale.
Noi abbiamo presentato come Pd una proposta di legge abrogativa dell’articolo 12 della legge 122 già il 4 agosto 2010. Nel novembre dello stesso anno abbiamo inoltre presentato una proposta di legge sulla totalizzazione dei contributi con un duplice scopo: risolvere il problema delle ricongiunzioni onerose e tenere conto della nuova realtà del mercato del lavoro che richiede di essere flessibili e di cambiare più attività nel corso della vita di lavoro. In questa nuova situazione diventa quindi normale essere iscritti a fondi previdenziali diversi. Alla commissione lavoro della camera abbiamo elaborato un testo unico, già all’inizio del 2011, frutto delle proposte di legge presentate da tutti i partiti a seguito della nostra iniziativa.
Ci sono stati due anni di forti discussioni, di audizioni, di relazioni tecniche e di dati, in continuo cambiamento, relativi a costi e platee coinvolte. Quello che ci ha sempre stupiti è il fatto che la ragioneria dello stato abbia contabilizzato con risorse zero i maggiori introiti che derivano dalla trasformazione della gratuità in onerosità del ricongiungimento, mentre viene pretesa una copertura finanziaria miliardaria per ritornare alla gratuità precedente (la richiesta più onerosa che ci è stata avanzata era di 2 miliardi e 500 milioni per il periodo 2012/2022).
A questo punto noi riteniamo che, prima che finisca la legislatura, il problema vada risolto o attraverso la proposta di legge che abbiamo elaborato unitariamente o attraverso una iniziativa del governo per via legislativa o amministrativa. Per evitare di avere nuove bocciature sulle coperture finanziarie abbiamo deciso di coinvolgere preventivamente tutti i soggetti interessati al fine di risolvere il problema: ministero del lavoro, dell’economia, ragioneria, Inps e commissione lavoro.
Questo intervento fa parte delle correzioni alla riforma previdenziale che dobbiamo continuare a pretendere: per tutelare i lavoratori rimasti senza reddito; per sanare la situazione di coloro che hanno versato 15 anni di contributi entro il 31 dicembre del 1992; per risolvere il problema delle ricongiunzioni e per stimolare l’Inps a produrre tutte le disposizioni utili a dare sicurezza ai lavoratori con interpretazioni omogenee in tutte le sedi territoriali. Ieri il ministro del lavoro ha dichiarato che la mancata ricongiunzione dei contributi sta producendo effetti «folli». Siamo d’accordo ed è per questo che vorremmo una soluzione.
da Europa Quotidiano 06.12.12

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