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Bersani al rush finale «Lavoriamo uniti», di Maria Zegarelli

«Ora abbiamo il rush finale: portare il Pd per la prima volta al governo del Paese». Mentre Pier Luigi Bersani fa il brindisi natalizio con i dipendenti del Nazareno, i rumors di Palazzo iniziano a far filtrare una notizia che manda nel panico i centristi in cerca d’autore: non è affatto certo che Mario Monti si candidi per la premiership o sia disposto a fare l’endorsement alle liste che attendono soltanto la sua benedizione. Anzi, sarebbe sempre più convinto di dover mantenere la sua posizione super partes.
Sarà che la voce è arrivata anche al candidato del centrosinistra, ma chi ci ha parlato racconta che Bersani «è assolutamente sereno e aspetta di ascoltare dallo stesso premier cosa intende fare» nella conferenza stampa di domani mattina. Non ci sta a farsi tirare dentro questo dibattito fondato sul «si dice», tanto più che quello che pensa lo ha detto chiaramente: Monti è una risorsa per il Paese, per lui ci sarebbe sicuramente un ruolo. Ma, ha anche aggiunto, i partiti che nascono attorno al nome di un leader non gli piacciono.
Eppure è chiaro che se Monti non scende nell’agone politico la strada per il segretario democratico si fa meno impervia verso Palazzo Chigi. Per questo esorta i suoi all’ultimo sforzo, il più importante: «Abbiamo lavorato per quello, per essere utili. Dobbiamo fare l’ultimo sforzo, non dobbiamo sbagliare niente. Le condizioni ci sono, dobbiamo tenere una barra politica intelligente, ma soprattutto dobbiamo tenere viva l’onda positiva, lavorando uniti, con intelligenza e anche con un po’ di umorismo e allegria perché la situazione lo richiede». Basta andare a guardarsi il video di auguri a tutti che campeggia sul sito www.partitodemocratico.it per capire a cosa si riferisce quando parla di umorismo: rimbalza da Youtube a Facebook nel giro di pochi minuti con collaboratori e dirigenti in versione renna natalizia.
ADDIO AL BUROCRATESE
Comunicazione «vivace», esorta il candidato premier, per lasciarsi alle spalle l’immagine di un partito «un po’ greve e burocratico», effetto galvanizzante delle primarie, dirà qualcuno, sta di fatto che Bersani, mostra sangue freddo. Finora ha avuto ragione lui, sulla legittimazione che doveva arrivare da un nuovo passaggio per i gazebo, con tanto di ballottaggio, sulle primarie per i parlamentari a dispetto dei tempi ristretti e sulla strategia politica.
«Gli avversari ci saranno dice ai suoi possiamo aspettarci qualche scherzo qui e là, le difficoltà non mancheranno ma credo che stando sereni e calmi e con determinazione ne veniamo fuori bene con un risultato che la nostra gente si aspetta. Noi siamo nati per questo: governare con una politica riformista». Calmi e sereni mentre al centro della politica c’è il panico. L’unico candidato certo per ora è proprio lui, il segretario Pd. Poi ci sarà Silvio Berlusconi, ma anche no e potrebbe esserci allora Angelino Alfano. Se non ci sarà Mario Monti i moderati dovranno organizzarsi e puntare su un altro cavallo, sapendo che già solo questo li riporta nel recinto dei consensi ad una cifra, sotto il 10%. Per questo Bersani non molla la presa ed è convinto che proprio adesso non si possono sbagliare le mosse, non ci si può «adagiare» sul vantaggio acquisito con le primarie ma si deve continuare il gioco d’attacco perché «quando si accumula un capitale lo si deve reinvestire». Dunque, vale la pena correre il rischio di queste primarieparlamentarie, «perché sono convinto che bisogna sempre correre per andare avanti». Per questo dice provare «apprezzamento e ammirazione» per Anna Finocchiaro e Rosy Bindi che, nonostante i ruoli politici importanti che rivestono nel partito, rispettivamente capogruppo e presidente Pd, abbiano deciso di mettersi in gioco e presentarsi ai gazebo.
Più tardi Bersani si sposta all’ambasciata di Francia per una colazione con il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, a Roma per impegni internazionali e quando incontra i giornalisti non manca di fare una battuta su questo 21 dicembre che doveva essere l’ultimo giorno del mondo secondo i Maya e invece è stato l’ultimo giorno di scuola per tanti parlamentari e l’ultimo di Monti premier. E se il Professore poco prima dice che se il suo governo è finito «non è colpa dei Maya», Bersani ci scherza su: «Peut etre». È possibile.
Torna serio, invece, quando pensa ai primi atti da premier se riuscirà a vincere le elezioni. Soprattutto su un tema che ancora una volta risulta di stretta attualità: il conflitto di interessi. Davanti a Berlusconi che imperversa sui media, i suoi e quelli pubblici, il segretario Pd, parlando con Articolo 21, assicura che conflitto di interessi, norme antitrust e autonomia del servizio pubblico saranno tra i primi nodi da sciogliere durante la prossima legislatura. Prima di lasciare Roma per rientrare a Piacenza il segretario Pd ha incontrato anche il presidente della Repubblica.
L’Unità 22.12.12